Capitolo 5

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«Amico mio, non sapevo fossi diventato il paladino delle donzelle in difficoltà» fu il commento del Duca Louis Lefavre, guardando David con quello sguardo da finto annoiato; in realtà, non riusciva a trattenersi dal ridergli in faccia.

David, che conosceva Louis dai tempi della scuola, non poté non guardarlo con stizza, per quel commento.

«Più che un paladino, ero un uomo ubriaco che non sapeva, esattamente, che stesse facendo» disse David, e aggiunse: «E comunque la credevo un ragazzo.»

«Uhm, vedo che quell'uscita ti ha fatto più male, che bene» replicò Louis, alzando gli occhi a cielo. «Avrei dovuto immaginarlo» continuò «dopo tanto tempo che non facevi baldorie... Ma non riconoscere la differenza fra un uomo e una donna, è il colmo!»

«Era travestito, idiota» sibilò lui, poi, scuotendo la testa, guardò i libri contabili.

Dopo circa due anni, era riuscito, e con non poche difficoltà, a salvare il patrimonio e il buon nome dei Vumont.

Suo padre, purtroppo, era stato da sempre un appassionato giocatore d'azzardo; era riuscito a smettere, quando si era sposato ed era nato David, ma aveva ripreso con più accanimento nel momento in cui suo figlio era diventato adolescente. Sua madre, ormai disperata, era diventata il fantasma di se stessa, e David, all'età di vent'anni, aveva deciso di evadere da quella vita, andando via, trasferendosi, lontano da Parigi, in una delle loro residenze.

Era rimasto fuori da quella casa fino al momento della disgrazia che aveva sconvolto la sua esistenza. Dopo due anni, anche se era riuscito a risolvere la pessima situazione economica in cui versava, il senso di colpa per non esserci stato nel momento in cui i suoi genitori avevano avuto più bisogno di lui non lo abbandonava e, anzi, era diventato parte di lui.

«Che ne diresti di fare una cavalcata? Sei davvero fastidioso da guardare, chiuso qui dentro, con i tuoi libri.»

David usci dai suoi pensieri lugubri, e si concentrò su Louis.
«Ho chiesto se ti andava di fare una cavalcata» ripeté l'amico, tralasciando volutamente l'ultima parte e sorridendo, allusivo. David lo aveva ascoltato anche la prima volta e sapeva che, se diceva certe cose, era per spronarlo a emergere dalle nuvole nere che a volte lo inglobavano, così lasciò perdere e sorrise a sua volta prima di alzarsi e seguirlo nelle scuderie.

«Dovresti uscire più spesso» lo apostrofò Louis, voltandosi per un momento a guardarlo. «Noto che non ti sei ancora ripreso dalla sbornia di una settimana fa...»

«Oggi sei più spiritoso del solito, vedo. In ogni caso, non siamo tutti come te, che preferisci una vita di baldoria e lasciare, a ogni festa, scie di fanciulle innamorate» rispose David, piccato.

In effetti, Louis era davvero un rubacuori e per questa sua dote doveva ringraziare il suo carattere affabile, ma soprattutto l'avvenenza prodigiosa: con i suoi capelli neri e gli occhi ambrati, faceva conquiste ovunque andava.

«Che posso farci, se faccio impazzire le donne? E poi lo sai bene come vanno queste cose, dato che anche tu, una volta, eri solito scorrazzare con me tra occasioni mondane e feste private. Tutt'ora, il tuo nome è leggenda, tra le donne della buona società.»

«Le cose cambiano» replicò asciutto David «e a volte capitano cose che mutano profondamente ciò che siamo.»

Louis fece una risatina.

«Be', spero che quello che ti ha cambiato riesca a farti stare bene in egual misura.»

David, preferì rispondere con un sorriso.

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