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I ragazzi erano appena rientrati in casetta, dopo l'ennesima gara di canto, e nel cielo il sole stava tramontando; Luca non era rimasto un attimo di più tra quelle mura, e dopo aver preso le sigarette si era rifugiato sulla panchina, nel giardino sul retro: gli amici lo avevano guardato letteralmente fuggire, pensando ci fosse rimasto male per l'esito della gara, ma in quel momento in realtà quello era l'ultimo suo ''problema''.

Due ore prima la voce metallica di Maria li aveva risvegliati da ciò che stavano facendo e li aveva avvisati di prepararsi e recarsi in studio: arrivati lì avevano trovato in collegamento Michele Canova, che avrebbe giudicato i loro inediti, assegnando dei voti a questi e alle loro performance. Luca era stanco di quelle continue gare, che sembravano avere sempre il medesimo epilogo; era però sempre felice di cantare e potersi esibire, soprattutto con un proprio pezzo. Quando Marcello lo aveva chiamato, lui era sceso al centro dello studio in cui per mesi avevano registrato il pomeridiano.

''Cosa ci canti oggi, Aka?''- gli aveva chiesto Canova. Luca aveva deciso di cantare il suo ultimo pezzo, mille parole. Dopo alcuni convenevoli e domande da parte del noto produttore, la base era partita. -Gioco di sguardi, è nato per caso da come mi guardi...- si sentiva maledettamente strano nel cantare quelle parole, dopo le ultime consapevolezze che aveva tratto su quel testo. Aveva poi cercato di svuotare la mente e di cantare al meglio come sempre, notando però gli occhi fissi del milanese su di lui e il fatto che cantasse ogni singola parola della sua canzone. In quell'esatto momento si era chiesto se forse, anche Tancredi, ascoltando mille parole, fosse giunto alla medesima conclusione e se avesse sentito quella canzone un po' ''loro''.

La base era sfumata e Luca aveva cacciato quei pensieri, almeno per quel momento, per focalizzarsi sulle parole di Canova. Aveva sorriso sincero nel sentire i suoi complimenti: il produttore gli aveva infatti chiesto se la produzione e il testo fossero suoi e il biondo aveva annuito, spiegandogli che fin da bambino si era avvicinato al mondo della musica in tutte le sue sfaccettature, che gli piaceva sperimentare e la continua ricerca di qualcosa di nuovo. Aveva poi ringraziato nuovamente il giudice, nel sentire che egli riconoscesse un suono molto fresco alla sua canzone ed era tornato a posto felice e fiero: il suo sogno stava finalmente prendendo forma e non era più un qualcosa di così astratto.

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Ora seduto sulla panchina, mentre la sigaretta che stava fumando gli bruciava vicino, un po' si rammaricava per l'ennesimo terzo posto alla classifica: in compenso però era felice per le belle parole che aveva ascoltato. Ci stava provando, a prendere solo le cose belle, a scacciare le sensazioni negative che per tutta la vita gli avevano creato un groppo in gola, e ad ignorare quella costante convinzione di non essere mai abbastanza, né musicalmente, né personalmente. E in quei momenti sentiva la voce della mamma che gli sussurrava ''Luca, a mamma, devi imparare a volerti bene, a bastare prima a te stesso, e solo allora starai bene davvero''.

Poi il pensiero era volato all'esibizione e alla sensazioni che aveva provato nel ricantare mille parole. Aveva sbuffato una risata e scosso la testa: inconsciamente aveva dedicato una canzone a Tancredi, e se quel pensiero da un lato lo imbarazzava, dall'altro non poteva che farlo ridere, pensando a tutto ciò che era successo prima.

Quando lo aveva conosciuto aveva pensato che quel ragazzo fosse tutto ciò che non gli piaceva. Ai suoi occhi, il milanese, appariva strafottente, arrogante, fin troppo sicuro di se. Poi, quando dopo una sua esibizione Aka gli aveva detto, con tono tagliente, di averlo trovato irritante nel vederlo sul palco, gli era parso come se il riccio fosse indistruttibile, come se niente potesse scalfirlo: lui in risposta aveva infatti alzato le spalle annoiato e mormorato un ''ci sta dai, non si può mica piacere a tutti''. Quell'atteggiamento aveva solo indispettito ancora di più il napoletano, che sotto sotto provava un po' di invidia; lui infatti si faceva toccare da tutto, qualsiasi cosa gli succedesse poteva cambiargli l'umore e condizionargli la giornata.

notti gialle -tanc7even-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora