Odiavo doverlo dire a qualcuno, eppure non potevo tenermelo dentro. Ci avevo provato, anche perchè Jace me lo aveva quasi ordinato, di starmene zitta. Avevo provato a tenere la bocca chiusa, a evitare di espormi, ma vedere Robert mi aveva fatto uscire di testa. Mai per un secondo avevo pensato di non perdonarlo, di lasciarlo andare: era l'unico amico che avessi mai avuto, non avrei retto il suo abbandono. Oddio, sono ipocrita, parlo tanto di liberarmi e di allontanarmi da chi mi fa male, eppure non riesco a staccarmi da coloro a cui sono affezionata nonostante mi procurino dolore. Quando l'avevo abbracciato in lacrime il suo profumo mi aveva investito: l'odore amaro del caffè rimasto dalla mattina mischiato a quello del sandalo, ovvero l'aroma del profumatore d'ambiente della sua cucina. Mi ero crogiolata in quel mix tanto a me familiare per calmarmi mentre lui mi stringeva tra le braccia e mi colpiva dolcemente la schiena come un fratello maggiore. Era stato proprio il suo profumo a convincermi a parlare perchè insomma, se perfino Robert mi tradiva non potevo fidarmi di nessuno, quindi perchè non tentare?
La sua reazione fu piuttosto neutra: sollevò un sopracciglio, perplesso, e mi tolse le mani dai fianchi.
-Come diavolo è successo?- chiese,con un tono più dolce rispetto al solito, che mi diede il coraggio di inziare.
Sospirai. Mi aspettavo una reazione più eclatante o empatica, conoscendo Rob, ma dopo l'estate appena passata l'avevo trovato cambiato. Non era una sensazione di vero sconvolgimento, di aspetto era perfettamente uguale a giugno, ma coglievo piccoli dettagli che lo rendevano un'altra persona, non un estraneo ma uno sconosciuto, per quanto sottile fosse la differenza tra i due.
Avevo provato una sensazione simile solo un anno prima: da bambina ero stata a Parigi insieme ai miei genitori, quando mia madre aveva ancora un lavoro stabile e i miei nonni si prendevano cura di me. L'avevo trovata stupenda, magnifica, ogni cosa di quella città mi era rimasta impressa nel cuore, fino all'ultimo centimetro. Per anni dopo il mio ritorno avevo sperato solo di prendere un aereo e tornare in Europa per trovarmi finalmente a casa, immergermi nuovamente nella bolla francese che tanto amavo; avevo imparato la lingua a scuola nel frattempo e la padroneggiavo con facilità ad un livello medio. La mia occasione era arrivata al primo anno delle superiori con una gita scolastica a cui mi ero iscritta di getto. Avevo risparmiato soldi e guadagnato tramite lavoretti per sei mesi in modo da permettermela, ma arrivata a Parigi e scesa dal bus, carica ancora di adrenalina, ero rimasta delusa. La città di base era quasi uguale, ma aveva perso quellaria incantata da cui ero stata investita nella mia infanzia; tutto sembrava vuoto, niente era familiare e anzi tutto mi era estraneo, come se invece di aver messo piede nella mitica capitale che tanto amavo fossi semplicemente scesa ad una diversa fermata del bus, rimanendo però intrappolata nella vecchia e grigia città in cui ero cresciuta. Ogni edificio era coperto da un velo di pura monotonia, un velo che uccideva ogni neonata scintilla di meraviglia che provava a crescere in me. Anche vedendo le meraviglie del Louvre e di ognuna delle attrazioni proposte, la sensazione di aver perso qualcosa non se ne era andata, e Parigi divenne nella mia mente un ricordo sbiadito, solo uno tra tanti.
Per Rob stava succedendo lo stesso: nel suo sguardo, nel suo modo di intonare la voce e nei suoi gesti io vedevo un estraneo. Anzi, non un estraneo: vedevo il miscuglio di Samantha e Matthias, i due colleghi con cui aveva speso ogni ora libera della sua estate, ovvero un'ubriacona ed un fallito che a stento riuscivano a mantenere in piedi lofficina di Harmful ormai sulla via del fallimento. Non mi sorprendeva che lo sfruttassero come uno schiavo, vista la loro situazione, ma questo ai miei occhi li rendeva solo più spregevoli.
Se Robert ora mi era così distante, così sconosciuto, era a causa loro. A loro davo la colpa della sua indifferenza verso la mia situazione. Situazione che invece lasciava me tutt'altro che indifferente.
-L'ho scoperto da poco- risposi asciugandomi un'ultima lacrima dagli occhi. Che imbarazzo provavo ad aver pianto come una sciocca lì, in mezzo ad un corridoio scolastico e nei pressi dell'uscita! -Subito dopo il primo giorno di scuola. Sono tornata a casa e qualche ora dopo mia madre ha detto che voleva farmi conoscere qualcuno e.. oh! Me lo sono ritrovato davanti, lui insieme a suo padre. Poi lui dopo la cena è impazzito, urlava contro a tutti..-
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Fuori dalle righe
Teen FictionMichelle si è appena trasferita in un nuovo stato dopo il divorzio dei suoi: l'ambiente della scuola nuova è accogliente e i suoi nuovi compagni sono più che simpatici, eppure lei non riesce a sentirsi a posto. I suoi ormoni allo sbaraglio e la sua...