«Ecco fatto. In teoria dovrebbe partire. Sono cinquanta dollari» porsi la mano al ragazzo che si ergeva davanti a me. Mi superava in altezza di almeno una ventina di centimetri ed era largo il doppio di me, e la smorfia sul suo volto non presagiva bene. -Cinquanta dollari per un'aggiustatina al motore? Ma sei serio?-
-Al cento per cento. E mi farebbe piacere anche una bella mancia, considerando che le ho fatto il lavoro senza fattura e in meno di un quarto d'ora- con un gesto lo invitai a pagarmi -Avanti, su. Non ho tutto il giorno libero-
Lui alzò gli occhi al cielo e tirò fuori il portafoglio -Tu non dovresti essere a scuola ora, ragazzino?-
«Salto sempre il primo giorno, se mi permette. Troppo casino» Era una bugia. In realtà avevo deciso di saltare appena avevo visto Oscar Dino all'entrata insieme ad alcuni dei suoi amici: dopo la soffiata che avevo fatto alla sua ragazza sul suo tradimento era meglio tenersi alla larga da lui per almeno una settimana.
L'uomo mi porse i soldi e salì di nuovo in auto, imprecando. Prima ancora che chiudesse la portiera sentii la voce di Sam dietro di me «Torna a trovarci presto! Ecco il bigliettino!» Lanciò per aria una tesserina di carta, che però ovviamente fallì nel raggiungere il destinatario, già partito a tutta velocità verso la strada. E così se ne andava un altro cliente dell'officina Harmful, al tempo il mio lavoretto part-time.
«Madonna, nessuno lo prende, questo cazzo di biglietto» Samantha tornò a voltarsi per armeggiare nuovamente con la moto su cui stava trafficando da mezz'ora. Il proprietario era in piedi di fianco a lei con le braccia incrociate e il casco appoggiato vicino ai talloni. Sul viso giovane gli si era formato un mezzo sorriso.
-Perché nessuno lo vuole il cazzo di biglietto, Sam- mormorai mentre lei si inginocchiava di nuovo vicino alla moto. Era vestita con gli stessi abiti da cinque giorni ormai: pantaloni scoloriti troppo larghi e pieni di tasche retti alla sua vita solo grazie ad una cintura da uomo rovinata e graffiata: non l'avevo mai vista indossare altro che quella per tenersi addosso i pantaloni. La spallina del reggiseno le era di nuovo caduta sul braccio. La sua pelle era già scottata e piena di macchie, dato che aveva spesso dimenticato la crema solare in tutte le estati della sua vita (che erano meno di quanto dimostrasse) e strisce di pelle già cominciavano a staccarsi. La donna sbuffò e si risistemò il berretto dei Dallas Cowboys sulla fronte, non irritata ma solo stanca.
Sam era il capo. Nel senso, noi non avevamo un vero e proprio capo all'officina, ma Sam faceva da leader da quando Winston Harmful, il proprietario, aveva deciso di abbandonare del tutto il lavoro e chiudersi nel suo ufficio per tutto il giorno, uscendo solo per consegnare gli assegni dello stipendio ai miei colleghi. Perso il suo contributo, Sam aveva deciso di impugnare le redini dell'officina, ma ovviamente lei e il suo collega Matt non potevano fare il lavoro per tre. E così ero entrato in gioco io. Sam era amica del mio vicino di casa, e quando due estati prima era giunto alle sue orecchie che io cercavo di guadagnare qualche soldo non si era fatta sfuggire l'occasione e mi aveva contattato. La proposta era semplice: durante la giornata andavo con lei in officina, la aiutavo, lei mi insegnava il mestiere e in cambio a fine giornata ricevevo tutte le sue mance e, se il lavoro era particolarmente buono, anche qualche banconota bonus.
Oggi lo chiamerei sfruttamento, e non accetterei mai. Allora già sapevo che fosse una fregatura, ma era l'unico lavoro in zona in cui avrebbero potuto assumere un ragazzino come me, senza contare il fatto che Sam fosse un tipo che sapeva come convincere le persone, soprattutto le più giovani. Tempo due settimane e la mia estate si era ridotta a quello: sveglia quasi a mezzogiorno, pranzo e poi pomeriggio a riparare motori o perlopiù spazzare il pavimento e lucidare vetri. Uscite? Ma quando mai, preferivo spendere, anzi con il senno di poi sprecare, il mio tempo per un "futuro migliore". L'anno dopo stessa storia, e quell'estate era passata uguale, sotto il sole a lavare auto che non mi sarei mai potuto permettere con quella paga misera. Ma quel luogo per me era ormai una seconda casa, e mi illudevo che Matt e Sam fossero come una seconda famiglia.
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Fuori dalle righe
Novela JuvenilMichelle si è appena trasferita in un nuovo stato dopo il divorzio dei suoi: l'ambiente della scuola nuova è accogliente e i suoi nuovi compagni sono più che simpatici, eppure lei non riesce a sentirsi a posto. I suoi ormoni allo sbaraglio e la sua...