Mi voltai di scatto, come se avessi visto un fantasma.
Anche Paride si distrasse, guardando altrove, e si dimenticò di reggermi. Cademmo entrambi a terra. Sbattei la testa contro l'erba, dalla parte della nuca. Che mal di testa! Paride giaceva accanto a me, stordito.
«Paride, Paride!» Cercai di rianimarlo, ma sembrava che lui avesse battuto la testa troppo forte: mi guardava, senza ascoltarmi davvero. «Oddio, Paride! Dobbiamo correre in classe e chiamare...»
Nel panico, volsi gli occhi di fronte a me e lo vidi.
«Sta' tranquilla, non è niente», disse, chinandosi sul mio amico. Gli prese il polso, lo scrutò e poi lo sollevò come se fosse un fuscello. A quanto pareva, la forza non gli mancava. «Ha solo battuto forte la testa, si riprenderà. Lo porto in infermeria. Tu aspettami qui.»
«Per niente al mondo! Vengo con te», mi opposi. «Non lascio Paride.»
«Come preferisci», rispose, aggrottando la fronte.
------------------------------------------------------------------------------
Restammo ad aspettare fuori dall'infermeria per un quarto d'ora, prima che la dottoressa Mariani ci desse notizie del mio amico. Per fortuna, Fabrizio aveva ragione: Paride aveva solo battuto la testa, ma si sarebbe svegliato presto. Al massimo, gli sarebbe venuto un bernoccolo e un forte mal di testa.
Quando la dottoressa tornò nel suo studio, sollevata, mi appoggiai al muro del corridoio e sospirai.
«Meno male che non gli è successo nulla...»
Fabrizio si spostò al mio fianco e annuì. «Anche tu stai bene?», chiese.
«Sì. L'erba ha attutito la caduta.»
Dato che morivo dalla voglia di guardarlo, ma me ne vergognavo, lo scrutai di sottecchi: quella mattina, i suoi capelli avevano riflessi dorati e la frangia scomposta gli nascondeva gli occhi, come un sottile velo di raso. La sua carnagione, chiarissima, delicata come il petalo di un fiore, gli conferiva un'aria stanca.
In silenzio, la mano di Fabrizio strinse la mia. Avrei voluto dirgli tante cose, ma... come iniziare?
Lui continuò a tacere, ma non lasciò andare la presa e io ringraziai il cielo, perché credevo che, se l'avesse fatto, il mio cuore si sarebbe spezzato.
«Grazie. Pare che, alla fine, tu mi aiuti sempre. Anche per l'altra volta, io...»
«Perdonami, ma devo tornare in classe, adesso», mormorò.
Nemmeno il tempo di godere di quella dolcezza, e già lui si richiudeva a riccio.
«D'accordo», risposi, delusa. «A dopo, allora.»
«A dopo.»
Quando lo vidi sparire dietro l'angolo del corridoio, scivolai lungo la parete e mi coprii il viso con le mani.
STAI LEGGENDO
Odi et Amo
ChickLitVerona, la città degli innamorati. È una mattina come le altre quando Angelica Castello incontra Fabrizio Del Grifo, il ragazzo dagli occhi e dall'anima di ghiaccio. Se Fabrizio è l'Inverno, Angelica è l'Estate, se Fabrizio è la Luna, Angelica è il...