13. "Lame nel buio"

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«Come?», esclamai

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«Come?», esclamai. «Perché? Perché tutta questa fretta? Cosa sta succedendo?»

Fabrizio mi strattonò. «Ti prego, Angelica, ascoltami. Scappa e basta! Ti spiegherò tutto dopo!»

Lo guardai stranita e spaventata. «Scappare? E dove? E tu?! Tu cosa farai, nel frattempo?»

Avevo un brutto presentimento. Non sarebbe sparito di nuovo, vero?

«Io devo proteggerti.»

Il mio cuore si fermò. «Da che cosa?» Lo guardai, lo costrinsi a guardarmi. «Da che cosa?»

Un rumore tremendo alle mie spalle ci fece trasalire entrambi. Un suono sordo, basso, seguito da un frusciare confuso di foglie e da un suono metallico. Vidi la paura sul volto di Fabrizio. Allora, capii che era tardi. Tardi, per scappare, tardi per tornare indietro.

«Scappa ora», sillabarono le labbra di Fabrizio, mentre il suo sguardo teneva d'occhio la cosa  alle mie spalle.

«No. Non ti lascio. Non adesso», sussurrai.

Lo stupore gli scurì il viso, come se un coltello gli si fosse piantato nello stomaco.

«Angelica, ti prego. Non voglio che tu...»

«Ma che scena commovente!», gridò qualcuno.

Fabrizio fece un passo in avanti. «Andatevene! Qui ci penso io!»

Mi voltai. Vicino alla siepe, un uomo basso e tarchiato, mi mostrava un orrendo sorriso sdentato. Un solo dente, dalla parte destra della bocca, illuminava quella buia caverna della sua gola. Un coltello argenteo nella sua mano tozza, scintillò sotto le stelle. Era affilato e sporco di terra. L'uomo, completamente vestito di nero, si fece avanti, quasi arrancando: «Ci pensate voi, signorino?», disse, scoppiando in una grossa risata. Sputò per terra e pestò il suo sputo. «Ecco, cosa siete. Meno, meno che uno sputo! Un codardo!», tossì con voce roca.

Nel frattempo, Fabrizio si era spostato sempre più in avanti, fino a farmi scudo con il suo corpo. Anche lui aveva paura, eppure mi stava proteggendo. Non volevo che lo facesse. Se quell'uomo l'avesse ferito, non me lo sarei mai perdonata.

«Chi siete e cosa volete? Lasciateci in pace!», esclamai, in un lampo di coraggio.

La bocca dell'uomo si spalancò: «Io! Chi sono io? Ma un amico, si capisce!». Poi, fece una pausa e tossì ancora. «Un amico che taglierà voi, dolce fanciulla, in tanti pezzettini! I miei due amici all'entrata mi avevano detto che eravate un bel bocconcino, ma non credevo che dicessero la verità!»

Qualcosa di indicibile gli attraversò lo sguardo e mi fece tremare. Allora, quei due scimmioni all'entrata erano d'accordo con costui! Ecco perché mi avevano sorriso, quando avevo attraversato l'ingresso.

Appena sentì quelle parole, Fabrizio mi spinse indietro. «Se solo provate a sfiorarla, giuro che vi taglierò la gola e la darò in pasto ai cani! Statene fuori!»

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