«Lasciami, devo vedere subito quella lettera! È mia!», dissi, scaraventandomi su di lui.
Ma non ero abbastanza forte per vincerlo. Non appena cercai di colpirlo con entrambe le mani, lui mi bloccò i polsi. Mi scappò un urlo di dolore. Era davvero forte. Stavo pensando di tirargli un calcio, per convincerlo a mollare la presa, quando lui prese la parola. Anzi, non prese subito la parola; prima, mi costrinse a guardarlo. I suoi occhi erano più glaciali che mai, e aveva il fiato corto per lo sforzo.
«Ascoltami, ti prego! Non leggere quella lettera», mi supplicò.
Sgranai gli occhi.
«Perché? Sai quello che c'è scritto? E come fai a saperlo, come?»
«Io non so... non so quello che dice! Ma... non... ti prego... non leggerla!»
Sembrava sincero, sembrava che desiderasse sul serio che non la aprissi. Ma perché?
«Fabrizio.» Cercai di calmarmi e lui allentò la pressione sui miei polsi. «Fabrizio, tu non puoi impedirmi di leggerla. Deve esserci scritto qualcosa di importante! Io non posso continuare così! Tu... tu continui a rinfacciarmi che sono una Capuleti, che non conosco la verità e che non dovrei dire certe cose senza sapere, e poi vuoi togliermi la possibilità di scoprire qualcosa? Ti prego!», lo supplicai. «È importante per me! Non posso ancora vivere sotto l'ala protettrice dei miei genitori! Voglio solo sapere chi sono!»
Allora, dovetti fermarmi.
Fabrizio aveva lasciato andare le mie mani e si era spostato per farmi passare. Il suo sorriso sembrava essersi eclissato per sempre. Vederlo in quello stato mi fece male, eppure, dovevo andare avanti, non potevo perdere altro tempo. Sedici anni di bugie erano sufficienti, no?
Raccolsi la busta, la aprii del tutto, presi il foglio al suo interno e... niente. Nulla di nulla. Era un foglio bianco!
«Che c'è scritto?», mi chiese Fabrizio, rimanendo a fissare un punto imprecisato del pavimento.
«Nulla. È un foglio bianco.»
Maledizione! Ero così vicina! E adesso?
Fabrizio tornò al mio fianco. Sembrava sollevato e dispiaciuto allo stesso tempo.
«Beh, contento?» Gli rivolsi un sorriso triste, mentre conservavo il foglio nella tasca dei pantaloni. Lui non ebbe il tempo di rispondere. Un rumore catturò l'attenzione di entrambi. Proveniva da fuori, era... il motore di un auto!
«Oddio! I miei genitori! Non devono trovarmi qui e, soprattutto, non devono trovare te!»
Fabrizio mi osservò: anche in un momento del genere, il suo sguardo era indecifrabile. Improvvisamente, afferrò la mia mano e si mise a correre. Io, incapace di sottrarmi alla sua presa, lo seguii a ruota.
Uscimmo fuori dalla sala. Pioveva. Chiusi in fretta e furia il portone dell'Ala Est; poi, Fabrizio continuò a correre. Diedi una rapida occhiata al cortile. I miei stavano aprendo il cancello per far entrare la macchina, ma Fabrizio era così veloce, che mi condusse subito dentro l'altro edificio.
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Odi et Amo
ChickLitVerona, la città degli innamorati. È una mattina come le altre quando Angelica Castello incontra Fabrizio Del Grifo, il ragazzo dagli occhi e dall'anima di ghiaccio. Se Fabrizio è l'Inverno, Angelica è l'Estate, se Fabrizio è la Luna, Angelica è il...