.
[TW: Linguaggio e atteggiamento a sfondo sessuale.]
.Era tornato all'accampamento quando ormai il sole era tramontato. Achille si lavò il viso, riempendo la ciotola con dell'acqua ancora fresca dalla bella brocca dorata, scrostando il sangue rappreso e scuro. Non vi era ombra di Patroclo; anche quando si voltò verso il suo giaciglio, era vuoto e freddo. Si sfilò l'armatura dalla testa, slacciando i sandali e i copri caviglia. Non sapeva dove fosse il suo compagno, ma più di una volta lo aveva rimproverato severo perché si era addormentato ancora sporco di sangue. E poi gli mancava; non avrebbe mai voluto farlo infuriare fino ad addormentarsi. Aveva bisogno del suo tocco, del suo calore. Era così logorato ogni qualvolta tornava dal campo di battaglia ormai, e il suo Philtatos era sovente a stare nelle tende di Macaone o con le donne che Achille aveva preso come bottino di guerra. "Prendile Achille, prendile tutte." Gli diceva, tutte le volte che le donne troiane venivano fatte schiave.
Quella Briseide, più di tutti. Eppure era pure la sua preferita, infuriato la prima volta che gli era stata sottratta. Ma non poteva fermar lo scorrere dei suoi pensieri, di pensare che il suo bel Patroclo fosse arrabbiato con lui.
Appena smise di pulirsi, si adagiò tra le pelliccie cremisi e le lenzuola giallastre, tentando di non pensare troppo a quelle che erano solo preoccupazioni. E quando ormai Ipno lo stava ad accogliere, i lembi della sua tenda si spostarono, il freddo si insinuò all'interno svegliandolo dalla quiete. "Achille." Lo sentì, l'uomo entrò veloce e quasi gli si buttò sopra. Lo premette tra le coperte con il petto, il suo respiro arrivò in un sussulto. "Philtatos." Sussurrò Achille, oppresso e senza più aria quasi. Patroclo era più possente di lui, più gonfio nelle braccia e nel petto. Ma non raggiungeva la sua forza; tuttavia quando il Pelide si sentiva adrenato dal dolore e stanchezza, Patroclo prevaleva sempre. Non potè far fermare il sorriso, vedere il viso di Patorclo che stanco si spostava verso di lui, baciando le sue labbra lascivo. "Mi sei mancato." Aveva sussurrato buio, fissando gli occhi chiari del suo amante che ormai lo guardava scherzoso, stringendolo con i polpacci sui fianchi con l'intenzione di fargli male. "Anche tu mi sei mancato, Philtatos." Disse, e Patroclo gli sorrise. Gli sorrise e l'apprensione scomparve, si dileguò a ogni bacio. "Pirra, mi fai male." Sussurrò l'uomo, senza nemmeno più pazienza. Anche quel giorno aveva tagliato arti e cucito tagli, era prosciugato come il suo compagno, ma a sua differenza, la fame ardeva muta nello stomaco. Pirra, lo aveva chiamato ancora. Lo chiamava così, con il suo appellativo femminile del suo stabilimento a Sciro, quando erano da soli e affiatati, o voleva rimproverarlo. "Sei arrabbiato con me?" Sussurrò Achille, ma il sorriso non smise di comparire. "No," sussurrò, "Non con te, mai con te." Aveva detto, continuando a baciare le sue labbra, tirò con i denti lembi della pelle del suo collo. E fu così poco, spogliò Patroclo delle sue vesti e lo tenne a se, accogliendolo tra le coperte e caldo tra le gambe."Patroclo." Sospirò nel buio, e rivelava "voglio farlo," e ancora, "voglio che tu osi," e poi, "vorrei che lo volessi anche tu."
E lo voleva. Lo amava così tanto quando pronunciava il suo nome in quel modo. Così lascivo, così desideroso. Labbra grondanti di desiderio. Come era sempre stato farlo, i suoni che uscivano docili dalla sua bocca.
Il modo in cui pregava il suo sottomesso, il modo in cui il piacere appariva sul suo viso.__________________
Achille si svegliò controvoglia, lamentandosi tra le piume d'oca del suo cuscino.《Cazzo..》sussurrò, aprendo gli occhi con fatica e tentò di ricordarsi dove si trovasse. La luce residua delle sue candele era l'unica cosa che riconobbe, non le aveva spente la sera prima e ancora una volta si erano consumate. Sentiva ancora il bel calore sulla pelle, e quando alzò il capo si stupì di essere solo, nella sua brandina e non nell'accozzaglia di pellicce sulle quali aveva consumato quel calore. Era da solo, senza nessuno. Patroclo non era con lui. E dopo vari secondi iniziò a scaldarsi. Aveva davvero sognato Patroclo, quel Patroclo che senza sforzo lo aveva preso tra le sue braccia, e non potè smettere di pensare al piacere che sembrava scorrere, fare su e giù per la gola che ancora vivido e insito alleggavia tra le pieghe dei suoi fianchi, scavava nel petto.《Oh, cazzo.》Sussurrò di nuovo, uno strano sorriso ansioso gli alzò le guance, si toccò le tempie imperlate di sudore e tremò dall'imbarazzo, sentiva il calore crescere tra le sue gambe e alzarsi.
E poi - Briseide? In che modo Briseide era potuta essere lì, nel suo passato. Lei come Odisseo ora che ci pensava, dal vecchio e straziante sogno che aveva fatto quando Patroclo sembrava morto. Le domande erano ancora più di prima, e poi.. poi Patroclo lo aveva visto, Patroclo lo aveva visto in quello patetico stato, lui che si sentiva gonfio di orgoglio e senza paura, veniva preso e messo sotto da un peso più grande di lui. E non fermò il flusso di pensieri che lo portava a pensare a cosa avesse fatto appena si fosse svegliato dal sogno, da che prospettiva lo aveva fatto e guardato. Era come lui in prima persona? Lo avrebbe dovuto vedere quel giorno, quella sera in particolare lui stesso lo aveva invitato in biblioteca, per parlare dei loro dannati sogni collimati. Ma sapeva che avrebbe superato l'imbarazzo con arroganza, e lo avrebbe fatto comunque.
.
.
Patroclo aprì gli occhi più velocemente di quanto avesse mai fatto.
Si toccò la fronte grondante di sudore e apprensione. Guardò tutto intorno a lui come se fosse osservato da tutto e tutti, gli occhi di Achille ancora vividi nella sua mente.
Deglutì dolorosamente, la gola secca e assetata. Si scoprì e dovette maledirsi mentre si guardava. Si sarebbe definito disgustoso. Sospirò pesantemente stringendo le lenzuola tra le dita. Sentiva il viso caldo dall'imbarazzo e la soggezzione, patetico si sentiva. Non era colpa sua, oppure si, lo era.
Ma al contempo maledisse i sogni e le visioni che lo mandavano fuori di testa, facendogli partire quella poca sanità che aveva in corpo. Era successo? L'altro Patroclo lo aveva fatto davvero? La sua voce sarebbe suonata così se lo avesse davvero toccato?
Aveva veramente toccato quella pelle dorata con le dita, che pareva così tenera, esplorato con la bocca ogni muscolo del suo corpo, quel piacere che gli aveva donato era dannato e vivido nella sua mente come se lo avesse fatto poco prima. E continuava a rimembrare i suoi capelli dorati sparsi tra le morbide pellicce, la curva infondo alla sua schiena e le lentiggini chiare sparse sulle spalle, le cicatrici lattee e gonfie.
Scosse così la testa, guardandosi di nuovo e coprendosi con le lenzuola in un sospiro. Si era permesso di sognare Achille, il ragazzo, l'uomo per cui ormai aveva capito di essersi infatuato e non riusciva a sentire quel calore piacevole con lui, che sentiva ogni qualvolta si svegliava e l'immagine di Achille via a via scompariva. Era innamorato di quello che mozzava le teste e si faceva il bagno con il sangue, di quello rude che piagnucolava per ogni cosa andata male.
E tuttavia, sebbene si sentisse così legato a lui, non lo conosceva davvero. Sentiva il subbuglio del sogno che ancora pesava sul petto e lo stomaco, e si fissò nel buio, non si sarebbe mai permesso di farlo, come avrebbe potuto vedere Achille anche solo per errore negli occhi, con la paura che se lo avesse guardato avrebbe potuto leggere tutti i suoi segreti. E poi cosa gli impediva di pensare che anche Achille avesse potuto vedere lo stesso sogno, la stessa visione e nello stesso modo. Chissà cosa avrebbe fatto, cosa aveva fatto. Sentiva l'imbarazzo sotto pelle come lui? Sospirò stanco, non avrebbe potuto chiudere di nuovo occhio, non avrebbe dormito e progettava solo un bagno freddo per calmare quell'orribile escrescenza che aveva tra i pantaloni.La mattina seguente, ebbe più fatica ad alzarsi, preparandosi con il suo maglione cremisi e i pantaloni stretti.《Patroclo, ti ho portato un caffè.》 Patroclo ringraziò la dolce Briseide che si era di nuovo sistemata comoda e composta al suo fianco per quel pomeriggio. Vi era ancora una gara, e le olimpiadi si sarebbero poi spostate in un altro posto, più grande, un foro gigantesco e alto.
Continuava a cercarlo con lo sguardo, non vide subito la sua testa chiara, solo i suoi compagni che pian piano entravano nel campo e si sistemavano. E poi, come se lo avesse evocato con il pensiero, Achille entrò. Corse davanti a tutti, il primo della fila. Anche quel giorno come tutti gli altri da una settimana a quella parte, doveva aprire la corsa per tutti gli altri. Corsa che avrebbe vinto, se non altro. E Patroclo avrebbe dovuto firmare la pergamena con le sue vittorie ancora, finchè le prove olimpioniche non sarebbero finite. E al contempo dovette ricredersi poichè, dopo quelle prove le olimpiadi concrete si sarebbero svolte; grandi corridori e atleti come Odisseo, nella stessa squadra di Achille, come Paride e suo fratello dall'altra parte e anche come Agamennone o Menelao, si sarebbero battuti per vincere i riconoscimenti e la gloria. E lui avrebbe dovuto accompagnare la follia solo per comodità di Briseide, che continuava a chiederlo zuccherina.
Tentò di non pensarci, anche quando le sue guance si tinsero di rosso solo nel guardarlo. Stava tentando di sorridere al suo pubblico e poi come sempre si girò verso Patroclo.
Con gli occhi lustri lo fissava, e parve il sole.Dopo la lizza¹ tutti se ne andarono e solo Patroclo insieme alla fedele Briseide erano seduti nelle gradinate.
《Lo vuoi davvero aspettare? Si sta facendo tardi..》Briseide di fianco a lui dondolava lenta, e Patroclo sospirò guardandola. Lo stava aspettando fuori ancora nel campo, a raffreddarsi, completamente da solo se non per lei. Lo aveva scritto in quella lettera che gli aveva recapitato, che voleva vederlo. Ma quel tempo si era come moltiplicato e ormai aspettava da due ore. Non aveva visto gli atleti uscire, e probabilmente stavano festeggiando proprio il ragazzo dorato.
Il grande Piè Rapido che continuava a vincere senza sforzo, e gli avrebbe presto portati alla vittoria.
Ma alla fine Patroclo si alzò esasperato. Non sarebbe nemmeno andato alla biblioteca dopo, e cosa esattamente gli aveva fatto pensare che lo avrebbe fatto in ogni caso, anche dopo il sogno della notte precedente. Ormai era sera inoltrata e nessuno si era fatto vivo. Rise di se stesso per la sua ingenuità, Achille non si sarebbe fatto vivo per stare con lui e forse era meglio così. Il solo pensiero di poterlo vedere in viso, di ricordarsi quel che avevano sognato. L'apprensione lo avrebbe provato così tanto.《Andiamo.》Sussurrò alla ragazza, che si era già accinsa ad andarsene e tornare ai dormitori, superando le barre di legno. Briseide non disse nulla, sapeva che sarebbe stato inutile.
Ma poi veloce come un fulmine, una voce lontana lo attraversò.
《Patroclo!》•••
Lizza: un modo antico di dire gara.
STAI LEGGENDO
"𝐂𝐚𝐥𝐥 𝐦𝐞, 𝐏𝐚𝐭𝐫𝐨𝐜𝐥𝐮𝐬."
FanfictionCosa accadrebbe se, per qualche arcano motivo, le anime del sanguinario Achille e del razionale Patroclo si reincarnassero in una nuova vita? E se, per mero capriccio del Dio Primordiale in qualche modo, lo spazio e il tempo si facessero beffe di qu...