XIII.

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Capitolo 5.


Achille stava sorridendo.《Allora.》Fece una pausa,《Cosa dici su di me adesso che abbiamo parlato? Hai scoperto tutto quello che volevi sapere?》Patroclo si morse il labbro inferiore di lato, non sapendo davvero cosa dire.
No, ovviamente. Non aveva scoperto tutto su di lui, non sapeva quasi nulla; tutte le informazioni che gli aveva dato erano casuali e senza una logica precisa che faceva tremare la sua bile da perfezionista.《Sei curioso e ti piace prendere il controllo della situazione. Penso che il tuo modo di conoscere una persona sia inusuale...tendi a chiedere cose senza un senso preciso, invece di chiedere qualcosa che conosci già per mantenere la conversazione, non ti importa davvero della risposta. E poi ti piacciono i fichi e argomenti ignoti; forse ti piace il loro colore viola o il sapore, ma non sai come sono fatti vero?》《Sono...frutti. Che crescono negli alberi. So che sono infestanti.》Patroclo sorrise mentre si avvicinavano al locale, forse trenta metri di distanza, riusciva a vedere le luci soffuse aranciate dalle vetrate scure.《Ma i fichi non sono frutti.》Achille bloccò il suo passo, il viso contorto ed un'espressione confusa. 《Cosa? E allora sono vegetali?》Chiese stupidamente,《No. Solo, non sono frutti comuni. Non nascono dai semi.》 Disse, e Achille sembrava ancora più disorientato di prima.《Sono delle escrescenze che contengono i fiori all'interno in verità. Quando sbocciano le silfidi ci vanno a fare le uova, così impollinandoli, e quando questi si schiudono le larve di silfidi semplicemente escono. Il fico all'interno ha un enzima specifico, che riduce la carcassa della vespa che ha deposto le uova ancora dentro, in proteine. Senza questa fecondazione non esisterebbe il frutto che mangiamo, per questo qui sono rari.》L'espressione turbata e sorpresa di Achille fu la cosa più appagante e divertente che vide quel giorno. Forse quasi disgusato, non che avesse torto.《Tutto quello che sapevo è una bugia.》Sussurrò, ma continuava a camminare lentamente come se gli avesse appena fatto aprire il vaso di Pandora. Ma il suo sorriso tornò dopo vari minuti e Patroclo poté sentirsi tranquillo con lui al contempo.《E tu sai come sono fatti gli strumenti a corda?》 Disse dopo un po', e Patroclo lo fissava leggermente attonito.《Come?》
《Venivano fatti con le corde di budello. Le usavano per suonare e fare strumenti a corda. Come gli archi di crine o le lire.》Lo sentì quasi in un sussurro lontano, gli tremarono le gambe e la loro vista si offuscò. Conoscevano bene quella sensazione; quando una parola, o peggio, una visione si insinuava nella loro mente. Patroclo quasi tirò Achille a sé per un braccio senza curarsi del suo peso. Aveva la sua stessa espressione.
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"Da quanto tempo suoni?" Patroclo si era spostato dal suo posto, tenendosi il collo indolenzito dalla posizione scomoda. "Due ore, forse." Un sussurro melodico venne da Achille, che non fermò il pizzicare delle corde. "Non ti fanno male le dita?" Sorrise nel vederlo così concentrato, facendo uscire dal suo strumento suoni soavi e melodici, leggeri e delicati come i suoi movimenti. Il sole stava tramontando a Ftia, ben presto si sarebbero dovuti preparare per la cena. I raggi del sole fulgidi e ancora caldi entravano dalla bifora, insieme al vento, circondavano la stanza e Achille stesso. Era così bello, come un Dio. Illuminato dal sole cadente brillava di luce propria, aranciato e dorato, la sua pelle bronzea creava una perfetta cornice insieme alla sua lira. Se Patroclo fosse stato un artista, un pittore, lo avrebbe ritratto lì senza esitazione alcuna, bello ed etereo. Oppure, se fosse stato un poeta, avrebbe scritto di lui notte e giorno senza mai fermarsi. Non si sarebbe mai stancato di parlar di Achille. "Cosa ti turba, dimmi." La voce del principe lo risvegliò, facendogli drizzare la schiena. "No, nulla. Stavo solo pensando.." Sussurrò Patroclo, non potendo smettere davvero di guardarlo. Assopito com'era si era reso conto poco di come lui lo stesse fissando, invertendo quasi i ruoli e accompagnando i suoi occhi chiari alla dolce melodia. "A cosa stai pensando." "Nulla di particolare, davvero." "Devi dirmelo, così potrò soddisfare i tuoi pensieri." Aveva detto, tra un arpeggio e l'altro. "Quindi dimmi cosa ti turba. Voglio aiutarti, è quello che faccio di solito." Lo aveva detto senza superbia, senza nemmeno pensarci. Forse era questo che faceva battere il cuore a Patroclo. O il suo bel viso, o la sua voce calma, o la sua benevolenza. "Mi piace solo vederti suonare, sentire la melodia tranquilla, proprio come te. Le note sembrano dorate se le suoni tu, non è nulla a confronto di tutte le melodie che ascoltavo a Opunte. Proprio come se gli Dei stessero suonando attraverso Achille." Disse tutto d'un fiato, sentiva la pelle arrossata e il sorriso tirargli le labbra. Achille non disse nulla, continuando a pizzicare le corde del suo cuore.
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"𝐂𝐚𝐥𝐥 𝐦𝐞, 𝐏𝐚𝐭𝐫𝐨𝐜𝐥𝐮𝐬."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora