Capitolo V

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Giulia's POV
-Eccomi- dico a voce abbastanza alta in direzione della cucina.
-Veloce che si fredda- mi risponde.
-Ti avevo detto di iniziare a mangiare- dico sbuffando e nel mentre arrivo di nuovo al bancone della cucina, sedendomi davanti al cellulare ancora acceso in videochiamata con il cartone della pizza tra le mani.
-Avevamo detto di cenare insieme, no? Quindi ti aspetto..- mi risponde Sangio dall'altra parte del telefono -Dai apri su, vediamo se ho indovinato- mi dice sorridente. E io so già che ha indovinato il gusto della pizza, lo sento benissimo dall'odore. Ma non voglio dargliela subito vinta.
-Ehm no.. mi dispiace- dico aprendo il cartone in modo che lui non veda il contenuto.
-Come no? Hanno sbagliato? Non ci sono le patatine a parte?- chiede preoccupandosi subito che qualcosa sia andato storto. Si era anche ricordato che chiedevo sempre le patatine fritte a parte perchè sì, sono più buone.
-Perchè non potresti aver sbagliato tu?- gli rispondo affacciandomi lateralmente alla scatola.
-Impossibile- risponde subito.
-Quanta sicurezza in una sola persona- e scoppio a ridere. -Sì cretino, hai indovinato..- concludo poi.
-Stabile Stabile.. questo scherzetto me lo ripagherai-
-Vedremo-
-Adesso iniziamo a mangiare questa pizza che sto morendo di fame- dice addentando il primo spicchio.
-Tu hai sempre fame- gli rispondo, iniziando anche io a mangiare. Sangio si trovava sempre a Milano, era stato costretto ad estendere di qualche giorno in più il suo soggiorno nella città Lombarda per lavoro. Dopo il nostro "saluto" alla stazione le cose stavano andando veramente bene, ci sentivamo spessissimo nonostante i vari impegni e avevamo deciso di cenare insieme a distanza. Ero riuscita a spuntarla prima io proponendo la pizza. Poi io avevo scelto per lui e lui aveva scelto per me. Era stato divertente. Alla fine avevamo anche indovinato entrambi i gusti. Erano sempre gli stessi di tanto tempo fa, ma la cosa più bella non era stato indovinarli quanto piuttosto ricordarli. Sapere che nonostante questi anni di distacco certi ricordi, certe preferenze dell'altro, certe abitudini che avevamo imparato a conoscere non erano andate dimenticate. Anzi. Una parte della nostra mente ne aveva fatto tesoro, le aveva custodite e ce le aveva rese proprio adesso, quando ci erano finalmente tornate utili di nuovo.
-Quindi oggi che hai fatto?- gli chiedo. Non c'era stato molto tempo per aggiornarci essendo stati entrambi impegnati in varie riunioni e prove.
-Ho registrato i cori per una nuova canzone..- dice mentre prende un sorso della birra che gli avevo fatto portare.
-Non sei convinto- dico subito. È evidente.
-Di cosa?-
-Dei cori? O forse anche dell'intera canzone?-
-Come fai a saperlo?-
-Non lo so.. lo vedo- e gli faccio un cenno della testa come per indicargli la sua immagine riflessa.
-Ah Giulietta..- e scuote la testa.
-Che? Ho sbagliato?-
-No.. ho sbagliato io a pensare che nessuno se ne sarebbe accorto..-dice riprendendo a mangiare -Tu ti accorgi sempre di tutto- dice più a sè stesso che a me.
-Qual'è il problema?- dico riferendomi alla canzone.
-No dai non ne voglio parlare.. stiamo cenando e non è giusto passare la serata a parlare dei miei problemi- e io lo vedo subito ripresentarsi lo schema Sangio. Non parla dei suoi problemi, pensa che siano solo suoi e che non sia giusto farli gravare su qualcun altro. Pensa che facendo così si risolveranno, che sarà lui a capire come risolverli forse. Ma nel mentre sta male, si corrode da dentro. Si consuma a forza di ritornarci e alla fine ricompaiono i tic, ricompare lo stress e tornano le paranoie. E lo vedo che già quelle mani si muovono diversamente da una settima fa. Ma io so come interrompere questo schema. O almeno sapevo farlo.
-Ti ho chiesto quale è il problema- continuo come se neanche mi avesse risposto. Lui mi guarda, sospira, fa quel suo sorrisetto storto e so che ha capito che non lascerò certo correre. Quindi inizia a raccontare.
-Ok, hai vinto- e sorrido -adesso ti racconto, ma tu mangia quella pizza- mi dice indicandomi il cartone.
-La sto mangiando-
-Ma se io ho già finito e tu sei sempre al secondo spicchio- abbasso lo sguardo e riconosco che è proprio così. Prendo un nuovo pezzo in mano e lo addento. -Vai- Lui prende il bicchiere di birra da una parte, il telefono dall'altra e lo vedo che si accomoda sul divano.
-E' una canzone che ora come ora non mi convince più.. l'ho scritta qualche tempo fa, poi l'avevo messa da parte-  e io annuisco -Non so chi dell'etichetta se l'è ritrovata tra le mani e ha pensato che potesse essere buono farla uscire ora in estate, così da poterla cantare magari per gli ultimi live-
-Non ti piace più-
-No..- mi risponde abbassando lo sguardo -O meglio, non mi fraintendere, lo sai che io scrivo solo quello che provo- mi guarda come se si aspettasse da me una conferma, che prontamente arriva -però io in quel momento non mi trovavo in un bel "posto".- E un po' mi fa male saperlo, saperlo e soprattutto avere la consapevolezza di non esserci stata.
-E' passato- mi dice, come per farmelo pesare meno, ma non peserà mai meno per me -Mi ha aiutato scrivere, buttarlo giù nero su bianco, anche cantarlo.. ma..- e si interrompe.
-Ma non vuoi essere costretto a riviverlo ogni volta che dovrai sentire o cantare la canzone- concludo io per lui, come se fosse il  pensiero più naturale del mondo.
Lui alza lo sguardo sorpreso, forse, ma anche felice che qualcun altro abbia condiviso e compreso il suo pensiero. -Già..- mi conferma. -Io voglio che la gente stia bene ascoltando la mia musica, che si diverta, che si senta compresa.. ma quel brano è così buio-
-Tu non sei buio.. tu sei il colore Giò- e lo dico credendolo fortemente. Non puoi non pensare al colore pensando a quel ragazzo.
-Quanto vorrei essere lì ora con te Lola- usa il mio soprannome, quello che usa raramente. Per le occasioni speciali, dico io. E lo usa con quel tono così profondo e sensuale che, Dio, se vorrei anche io che fosse lui qua ora. Sorridiamo tutti e due e ci guardiamo fissi.
-Ne hai parlato con Fabio?- chiedo, pesando subito che lui più di tutti potrebbe aiutarlo.
-Non ancora, gli ho accennato che non ero molto convinto ma forse pensa sia un problema di resa del pezzo e non che sia proprio un problema mio-
-Allora parlane con lui-
-Torna a Milano fra due giorni- mi dice.
-Aspettalo e parlagliene a voce, lui saprà sicuramente cosa fare-
Lo vedo che sbuffa -Ma io voglio tornare- e lo dice con un tono da bambino di due anni che si lamenta perchè non può fare un altro giro sulle giostre.
-Dai due giorni in più che vuoi che siano- gli dico pragmatica -Tanto per i casting sei coperto fino alla prossima settimana-
-Non tornavo per i casting- mi dice puntandomi quello sguardo profondo e attraente dritto nei miei occhi nocciola.
-Ora vorrei io essere lì con te- gli dico sospirando.
-Giulia sto per prenotare il primo aereo Milano-Roma se non smetti di guardarmi così-
-Scemo..- e scoppiamo a ridere entrambi -Lo sai come si dice, no?-
-Cosa?-
-L'attesa aumenta..- e lascio la frase in sospeso perchè vedo Sangio che si passa una mano sopra gli occhi e lascia andare la testa indietro sul cuscino del divano.
-Qui c'è poco da aumentare Stabile.. siamo già oltre il limite consentito- e io scoppio a ridere di gusto. -Sì.. ridi, ridi.. poi vediamo come ridi dopo-
-Dai su mettiamo un film- propongo.
-La pizza?- mi chiede. E io abbasso gli occhi e, sorpresa, mi accorgo di averla finita tutta senza neanche rendermene conto.
-Finita- gli dico mostrando le prove.
-Ottimo- penso che si stia più complimentando con sè stesso per essere riuscito nel compito che si era proposto che con me.
-Quindi scelgo io?- chiedo.
-No, tu hai scelto la pizza io scelgo il film-
-Ma non è giusto!!!!- gli dico incrociando le braccia e mettendo il broncio.
-Certo che è giusto, tu non mi hai fatto mangiare il sushi..- e così dicendo lo vedo che inizia concentrato a sfogliare il catalogo Netflix. Io nel frattempo mi alzo e mi posiziono sul divano, in attesa che mi dica che cosa mettere. Mi sembra che stia meglio, il viso da quel poco che posso vedere è meno crucciato.
-Grazie Giù- mi dice come se avesse capito che stavo proprio ripensando alla sua situazione, ai suoi dubbi e alla nostra conversazione. Io non gli rispondo, gli mando un bacio "volante", soffiando sul palmo aperto della mia mano. Convinta quasi che realmente possa arrivargli. Lui, serio, chiude la mano come per catturarlo e avvicina il pugnetto al cuore. Torna a guardare la TV. Sul suo volto un sorriso sereno. Forse davvero gli è arrivato, penso.

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