Capitolo IV

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Giulia's POV
-Ma hai intenzione di aprire un home restaurant e non me lo hai detto?- chiedo con un tono che vorrebbe essere stupito ma che ormai di stupito ha poco.
-No, perché?- mi risponde come se fosse la risposta più ovvia del mondo.
-Giò hai ordinato una cucina che farebbe invidia ai migliori ristoranti stellati!- gli dico seria. Lui mi scoppia a ridere in faccia.
-Beh diciamo che mi piace cucinare..- mi risponde stringendosi tra le spalle con un faccino talmente dolce che fa passare in secondo piano le tre ore passate dentro questo mobilificio a cercare i mobili per la casa nuova.
Da quando l'avevo accompagnato alla ricerca della casa nuova le cose tra noi stavano andando bene. Ci sentivamo abbastanza spesso, per messaggio nella maggior parte dei casi. Mi scriveva quasi sempre chiedendomi qualche consiglio, o io inviavo a lui qualche immagine per trarre ispirazione. Poi mi aveva chiesto di accompagnarlo a scegliere i mobili, ed  io avevo accettato. Non prendendo assolutamente in considerazione l'enorme quantità di tempo che avremmo impiegato. Ma ci siamo divertiti, siamo stati bene.
Due amici che passano un pomeriggio insieme.. sì certo Giulia, due amici. E me lo immagino risuonare nella mia mente proprio come se fosse Chiara a dirmelo. Dopo quel mezzo momento vicino alla mia macchina le cose erano tornate come prima. Se non anche più "fredde". Ognuno rimaneva nei propri spazi, sempre vicini all'altro ma non troppo. Un saluto veloce quando ci vedevamo e un altro prima di andare via. Da un lato ne ero dispiaciuta, ma dall'altro ne ero grata. La confusione regnava ormai sovrana nella mia mente. Avevo bisogno di riflettere, di capire. Ma anche di non viaggiare troppo con fantasia, cosa che mi riusciva fin troppo bene. Già una volta ero caduta da quel meraviglioso viaggio, e l'atterraggio aveva fatto male. Tanto male.
-Dai andiamoci a prendere un caffè- mi dice indicandomi la zona ristoro -Che poi dopo dobbiamo passare a scegliere la cabina armadio!- e lo vedo che è felice come un bambino  in un negozio di giocattoli. La moda per lui è sempre stata importante. Era andato oltre il suo aspetto superficiale e materiale. Aveva capito la potenzialità che un completo rosa poteva avere. Aveva capito come anche questo "mondo", se usato correttamente, potesse aiutarlo nel rendere ancora più chiaro il messaggio che stava lanciando.
-Forse allora mi servirà un gin tonic- rispondo per prenderlo in giro. Mi era sempre piaciuto scherzare sul suo essere così attento e curato nell'abbigliamento e negli accessori. Così in contrasto con me, che quasi uscivo con la prima cosa che trovavo aprendo l'armadio.
-Meglio di no, mi servi lucida per quando dovrò decidere quante scarpiere prendere-
-Scarpiere? Al plurale?-
-Certo!- e mentre dice così mi scompiglia i capelli, si avvicina, mi ci lascia un bacio sopra e si allontana per andare alla cassa. -Prendi quel tavolo laggiù vicino alla finestra!-
-D'accordo- rispondo, ancora persa nel turbinio di emozioni che si attivano ogni volta che si avvicina un po' di più. È così naturale stare con lui. Siamo in un mobilificio, in un caldissimo sabato pomeriggio di luglio a Roma. Ci siamo praticamente solo noi, noi che ridiamo e scherziamo da ore come due bambini in un luna park. Sto bene. Anche troppo bene.
-Tieni, ti ho preso anche questo- mi indica un muffin con gocce di cioccolato -Non avevi fatto ancora merenda- continua come a voler spiegare quel gesto.
-Grazie- come sempre aveva pensato a me, ai miei pasti e ai miei gusti. Che ancora ricordava bene.

Sangiovanni's POV
-Quindi oggi torni a Milano?- mi chiede Giulia.
-Sì, ho qualche impegno con la casa discografica prima delle vacanze estive- rispondo -Ma sto via solo qualche giorno- continuo, come a voler specificare che non starò via a lungo, che si tratta solo di qualche giorno e poi tornerò di nuovo qua. La vedo che annuisce mentre addenta il muffin che le ho preso.
-Com'è?- le chiedo
-Buonissimo- mi risponde un po' ancora con la bocca piena. Vedo che è leggermente sporca di cioccolato sul bordo del labbro. Istintivamente allungo il braccio e il mio pollice va a portar via quella macchia. Le sue pupille si dilatano nell'immediato, mi ricorda un cerbiatto impaurito. Poi si apre in un sorriso e gli occhi mutano di nuovo, sono accesi da una luce diversa. Porto il mio pollice alla mia bocca e assaggio.
-Confermo- dico rifacendomi al suo 'buonissimo' di prima. Siamo totalmente incatenati l'uno allo sguardo dell'altra. L'attrazione tra noi si è riaccesa nel giro di qualche millesimo di secondo, è innegabile. Vorrei tanto baciarla, di nuovo. Penso lo voglia anche lei, ma non ne sono sicuro. Non voglio fare passi azzardati, non voglio rovinare quello che stiamo costruendo da qualche settimana a questa parte. Perchè stiamo costruendo qualcosa, vero Giù? Non sono solo io a pensarlo, vero?
E nel mentre continuo a tormentarmi con queste domande Giulia si risveglia e decide di risvegliare anche me.. -A che ore hai il treno?-
-Alle 21:30- rispondo controllando il promemoria sul telefono.
-Dai allora muoviamoci.. non so se altre cinque ore ci basteranno- e dicendo così si alza, riportando le tazzine al bancone per non far muovere il barista. L'ha sempre fatto, è un gesto così piccolo ma anche così espressivo della bellissima persona che è.

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