Capitolo II

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Sangiovanni's POV
Non ci era voluto molto per intravederla, o meglio per sentirla. Appena aperta la porta le mie orecchie hanno riconosciuto quel suono, il mio corpo ha reagito come d'istinto e in meno di tre secondi si stava già dirigendo autonomamente nella sua direzione. Non ero io a controllarlo, era lei. Anche se lei non lo sapeva neanche. O forse sì.
Sapevo che l'avrei vista, non oggi con certezza, ma lo immaginavo. Maria me lo aveva fatto intendere l'ultima volta che ci eravamo sentiti per telefono. Aveva chiamato per fissare gli ultimi dettagli, accordarci su cose che sembravano importanti ma in realtà sapevamo essere di poco conto. Aveva chiamato per avere delle conferme in realtà, ed io lo sapevo. Conferma che non sarebbe stato un problema averci di nuovo sotto lo stesso tetto, e non per qualche ora come capitava le volte in cui venivo chiamato come ospite. Stavamo parlando di mesi, di ore e ore di prove generali e prime serate. Doveva avere la conferma di non essersi messa in casa una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere.
Noi eravamo diventati bravissimi a disinnescarci, anni e anni di pratica. Forse non ci eravamo mai riusciti del tutto, ma grosse deflagrazioni non ci erano più state recentemente. Avevamo un nostro equilibrio a distanza, saltava leggermente ogni volta che ci rivedevamo, come un vecchio stereo di una macchina quando si prende una buca un po' troppo forte. Ma poi la strada tornava pianeggiante, ci salutavamo per rivederci non si sa bene quando e l'equilibrio era nuovamente ristabilito. Equilibrio o anche calma piatta. Troppo piatta. E non nel senso positivo. Non eravamo mai stati piatti, ci costringevamo ad esserlo.
Arrivo dietro di lei e sento che sta parlando di un treno, e so perfettamente di che treno parla. Non ho bisogno di sentire tutta la conversazione. -Non scendi proprio eh?- esordisco così, inserendomi nella conversazione. E vorrei quasi rispondermi da solo che meno male che non è mai scesa.
Lei si volta, lentamente, troppo lentamente, o forse troppo velocemente. La rivedo, mi specchio nei suoi occhi dopo due mesi, e cazzo se mi era mancata. Due mesi sono anche pochi, abbiamo fatto di peggio. Lei mi sorride, non so neanche se mi risponde. Non sento. Sono distratto. Vorrei abbracciarla, non lo faccio. Non qui, non ora. Le metto una mano sul fianco coperto da una camicia over lasciata aperta davanti. Mi viene il dubbio che non sia sua, mi incupisco per qualche istante ma la mia bocca sulla sua guancia mi fa accantonare nell'immediato quel pensiero. Lascio un bacio, vero, un po' più in alto, vicino all'orecchio. So che le piace. Indugio un po' più di quello che dovrei, la mia mano è sempre sul fianco e lo stringe. Ed è magra. Più magra di quanto mi ricordassi.
Ci stacchiamo e ci guardiamo nuovamente negli occhi, sorridenti. Non ci siamo neanche salutati, non ci siamo chiesti come stavamo. Ma non lo facciamo mai. I convenevoli non sono da noi. Mi ricordo della presenza degli altri due e saluto anche loro.
-Ciao Simone!- saluto con affetto il ballerino. È sempre così felice e di buon umore. Non è un caso che siano così in sintonia quei due.
-Ciao bello!!- mi abbraccia dandomi una pacca sulla schiena.
-Sebastian- faccio un cenno della testa all'altro.
-Giovanni- mi risponde alzando il mento come saluto.
Cala il silenzio.
-Beh che ci fai qua?- chiede Simone nel tentativo di recuperare la situazione a dir poco imbarazzante.

Giulia's POV
Simone chiede quello che anche io avrei voluto chiedere. Ma io la risposta la so già. Da una parte spero che sia sbagliata, che sia tutto frutto della mia più fervida immaginazione. Dall'altra parte, la mia parte più masochista, spero che sia vera con tutto il cuore.
-Beh vi toccherà vedermi più spesso quest'anno- risponde nella direzione di Simone, ma girandosi per una frazione di secondo verso di me, come per verificare che tutto vada bene. Che io sia d'accordo. Un po' tardi forse per chiedermelo, no? Ma tanto anche lui in fondo sapeva che non ci sarebbe stata nemmeno una remota possibilità che io mi opponessi. -Maria mi ha chiesto di subentrare al posto di Arisa- conclude, svelando ciò che ormai la mia mente aveva già iniziato a processare.
-Wow, che forte! Ci divertiremo!- risponde Simone.
-Già..-continua Sebastian. E il suo livello di convinzione è talmente basso che quasi ride lui stesso mentre pronuncia quelle sillabe.
-Ehi Sangio vieni che iniziamo- lo chiama Maria.
-Arrivo!- risponde. Mi guarda un attimo negli occhi. So che vuole chiedermi. Vuole la nostra "bolla", vuole un ritaglio di tempo solo per noi più tardi. Ed io annuisco. -Ok, a dopo!- e si avvicina di nuovo per salutarmi. Come prima. E no, non ce ne sarebbe bisogno. Ci siamo appena salutati, non se ne sta andando. Questa volta no. Ma non mi sposto. Rimango immobile. La mia pelle che reagisce come prima, e ringrazio di essermi messa questa camicia che copre le braccia, così che non possa vedere la mia reazione.
-Fammi l'in bocca al lupo- mi sussurra all'orecchio.
-Non ne hai bisogno- rispondo. Ed è vero, so già che sarà bravissimo. So già che il pubblico lo amerà, che i ragazzi lo ameranno. Come si fa a non amarlo? Beh sicuramente io la risposta non la conosco.

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