Giulia's POV
Vedo Sangio che ancora al telefono con il manager si alza e si allontana per parlare. Deve essere successo qualcosa di importante per ricevere tutte quelle chiamate, penso.
Distrattamente cerco il cellulare nella borsa e lo sblocco. Vedo subito una chiamata persa e una miriade di messaggi da parte di Chiara. Curiosa decido di aprirli e mi trovo davanti una serie di immagini che mai avrei immaginato di vedere. Non ora, non stasera. Una doccia fredda, gelida, artica.
Mi guardo un attimo intorno, vedo la tovaglietta che ho comprato oggi pomeriggio in quel negozietto vicino casa, vedo i resti di quei quattro toast e penso all'altra dozzina che è rimasta a casa perchè ho deciso di portare solo quelli venuti meglio. Vedo quella candela, la guardo e riabbasso di nuovo gli occhi sul telefono. Mi sento così stupida, così delusa. E la cosa più triste è che non sono nemmeno delusa da lui, sono delusa da me. Da me che stavolta ci ho creduto veramente, che ho pensato che potesse veramente essere la volta buona, che fosse veramente il nostro momento.
Mi alzo, recupero le mie cose e mi muovo verso l'uscita. Sento che mi chiama, mi giro solo un attimo ma non ho neanche voglia di guardarlo negli occhi. Inizio a correre, voglio mettere quanta più distanza tra me e lui, tra me e questa illusione che mi ero di nuovo creata. Sono quasi arrivata al cancello ma nella fretta non vedo la radice di un albero più sporgente e ci cado sopra.
-Perfetto! Ci mancava solo questa Giulia..- dico tra me e me. Mi rialzo e capisco che il grosso del dolore viene dalla caviglia, potrebbe essere una semplice storta. Lo spero. Mi siedo un attimo su una panchina laterale, quasi nascosta, mentre sento Sangio che continua a gridare il mio nome e a chiedermi di fermarmi. Lo vedo che corre verso il cancello, mi passa affianco e nemmeno mi vede. Tiro quasi un sospiro di sollievo sperando che non si sia accorto di me. Poi mi arriva una notifica, il suono anche se basso attira la sua attenzione. "Il silenzioso Giulia, lo metti sempre quando non serve a niente!", mi rimprovero da sola. Lui si volta e mi vede.
-Eccoti!- dice rivolto verso di me, con il fiato corto dovuto a quella corsa scomposta che negli anni è rimasta identica. Io non rispondo, spero che rimanendomene in silenzio tutto finisca il prima possibile. Ma non è così. -Perchè sei scappata?- mi chiede mentre si avvicina.
Penso quasi che mi prenda in giro. -Perchè?- chiedo con un tono di voce quasi stridulo per quanto è acuto.
-Sì.. non mi hai fatto neanche spiegare- mi dice mentre recupera ancora il fiato e fa per sedersi vicino a me.
-Rimani lì- gli intimo, non lo voglio vicino e con questa caviglia non voglio alzarmi. Non voglio che se ne accorga, non voglio impietosirlo. Mi faccio già abbastanza pena da sola in questo momento. Lui alza le mani quasi in segno di resa e mi si piazza davanti.
-Non è come sembra Giulia- inizia.
-Guarda che non siamo in un film di Nicholas Sparks.. queste frasi ad effetto te le puoi anche tenere per te- gli rispondo.
-Se solo tu mi facessi spiegare..- ci riprova.
-Guarda non mi devi proprio spiegare niente- gli dico io, fintamente risoluta, con una sicurezza che non ho, ma cerco comunque di mostrare. Nel mentre prendo il telefono in mano, lo sblocco ed è sempre aperto sulla chat di Chiara. Le giro la mia posizione. Lei capirà sicuramente.
-Niente?!- chiede incredulo.
-Niente- confermo.
-Vuoi almeno guardare me e smettere di guardare quel coso?- dice indicando il mio cellulare. Istintivamente lo blocco di nuovo. Ma non lo guardo.
-Ti ho chiesto di guardarmi- mi ripete, quasi scandendo le parole una ad una. Sta per perdere la pazienza, lo riconosco bene questo tono.
Alzo lo sguardo verso di lui. -Felice?- gli chiedo stizzita. Da fuori avrebbe quasi del comico questo botta e risposta. Peccato che di comico ci sia poco.
-Mi devi far spiegare come..- lo interrompo.
-Io non ti devo niente-
-Giulia così non andiamo da nessuna parte- e capisco che lo sto per portare al limite, lo vedo. Le mani si muovono, hanno vita propria. Odio esserne io la causa, ma cerco di essere razionale. Io non ho fatto nulla. Ha fatto tutto lui. Anzi io ho fatto troppo, sono partita a 1.000, anzi a 10.000. Non dovevo farlo. Me l'ero già ripromessa in passato.
-Non voglio andare da nessuna parte- e nel mentre vedo la risposta di chiara. "5 minuti". Sta arrivando, tiro un sospiro di sollievo.
-Cazzo Giulia!- urla-Mi sembra di parlare con una bambina!- e questo fa male, tanto. Lui lo sa, lo dovrebbe sapere. I miei occhi si fanno lucidi senza che io lo voglia. Focalizzo tutta la mia attenzione sul non cedere proprio adesso, sul non piangere. Posso farcela. Lui capisce di essere andato oltre, è dispiaciuto, lo vedo subito. Si vorrebbe scusare, non lo fa. Si siede sulla panchina, nel lato opposto al mio. Mi alzo io, la caviglia fa male ma non tantissimo. Cerco di fare piccoli movimenti, talmente piccoli da non far percepire il carico di pesi differenti sulle diverse gambe.
-Quella ragazza..-
-Sara- preciso io. La ricordo fin troppo bene, l'avevo anche conosciuta, me l'aveva presentata. Questa è la cosa che fa più male, lei non era stata una delle tante. Lei l'aveva presentata ai suoi amici, a me. Una ragazza bellissima, bionda, alta e occhi azzurri. Lavorava per uno dei brand che vestiva Sangio, si erano conosciuti ad una settimana della moda o qualcosa di simile. Non era esattamente la mia storia preferita da sentir raccontare alle cene tra amici, ma la ricordavo fin troppo bene ancora oggi.
-Lei..- precisa Sangiovanni, quasi sorpreso che io me la ricordi -Era solo un pranzo di lavoro-
-E sono tutti così i tuoi pranzi di lavoro? Giusto per sapere- preciso con finto tono spiritoso.
-No, e nemmeno quello era così come sembra- risponde. Ma io preferisco rimanere in silenzio. -Non ci siamo baciati, non c'è stato niente.. solo lavoro- mi dice dopo un po'.
-Non sembra che lei la pensi allo stesso modo- rispondo riferendomi alle dichiarazioni che avevo letto di sfuggita.
-Avrò modo di chiarire anche questa con lei, per il momento mi interessa solo che tu capisca che tra me e lei non è successo niente- dice con un tono quasi esausto.
-Ti ringrazio per la precisazione, ma veramente non mi interessa- e mentre lo dico mi giro nella speranza che Chiara sia arrivata. Ho bisogno di uscire da qua, da questa conversazione. Mi devo allontanare da lui.
-Giulia ma cosa cazzo stai dicendo? Non ti interessa?- sta di nuovo urlando.
-No..- inizio -Noi non siamo nulla, tu puoi fare quello che..-
-Noi non siamo nulla?- e lo urla la prima volta. -Nulla Giulia?- e questa volta è in piedi ad un metro di distanza da me. -Nulla- questo, invece, lo dice quasi a sè stesso mentre si muove avanti e indietro. Le mani tra i capelli. E capisco che forse sono io adesso ad aver esagerato. Ma mi stavo difendendo, mi stavo proteggendo. Meglio negare tutto, anche l'evidenza. Meglio non approfondire quel battito di cuore diverso che non mi abbandona più da quando l'ho rivisto quel benedetto lunedì mattina.
-Hai scelto casa mia Giulia- mi grida in faccia, sbattendomi là tutte le sue verità -Hai scelto i mobili di casa mia- vorrei rispondere, non saprei cosa rispondere. -Ci siamo baciati Giulia- specifica come se me lo fossi dimenticata - Più volte- precisa - e chissà cos'altro se non me ne fossi andato- ed ha perfettamente ragione. -E quello?- indica con la mano in direzione della terrazza, della tovaglia e della candela che ancora in lontananza riesco a scorgere. -Quello è nulla?-
Sento un clacson suonare fuori dal cancello, mi giro e vedo la macchina di Chiara.
-Devo andare- dico.
-Certo- e scuote la testa -Tipico- sussurra.
-Tipico?- mi giro io.
-Vai Giulia vai..- mi risponde lui mentre si risiede sulla panchina. -La tua amica ti aspetta- dice ironico. Vorrei controbattere, dire che non sono certo io quella che scappa. Che ci ricordiamo tutti cosa è successo cinque anni fa. Cosa è continuato a succedere nel frattempo. So che si aprirebbe una nuova discussione infinita. La caviglia mi pulsa, la testa inizia a farmi male. Da quando aveva iniziato a farmi male? Mi giro e mi incammino verso la macchina. Sono quasi arrivata al cancello quando sento che mi grida -Che hai fatto alla gamba?- se ne è accorto.
-Niente, sto bene- gli rispondo. Non è vero, non sto per niente bene. Ma la caviglia è la parte che fa meno male di tutto. Il cuore, quello sì che fa veramente male adesso.
Entro in macchina e non appena mi siedo butto fuori l'aria che non sapevo nemmeno di star trattenendo. Mi giro verso Chiara. -Grazie-
-E di che Giù..- mi risponde sincera -Esco subito ad ucciderlo? O preferisci passare prima da casa e torno più tardi?- mi dice seria. E scoppio a ridere, la prima risata dopo una mezzora buona di lacrime trattenute. Quella risata presto inizia a rilasciare anche quella tensione e quei singhiozzi che davanti a lui ero riuscita a ricacciare. Chiara mi carezza la testa e se ne esce con un -Passiamo anche a prendere il gelato, vè? Basta la vaschetta da un chilo o siamo già allo step successivo?- mi chiede conoscendomi fin troppo bene.
-Successivo- le rispondo.
-Per fortuna che ho preso la tequila uscendo di casa..- e dicendo così si rimette in moto, prima in direzione della mia gelateria preferita e poi verso casa mia.
-Come farei senza di te?- le dico tirando ancora un po' su con il naso, e il respiro irregolare interrotto da qualche singhiozzo. Lei mi guarda sorridente, con il sorriso amorevole che solo un'amica che c'è sempre stata per te può rivolgerti. -Non fare la sdolcinata su Lola.. siamo sempre troppo sobrie tutte e due!-

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Sempre, Per sempre
RomansaSalve a tutt*! Di seguito troverete la mia storia, una mia personale visione alternativa alla realtà. Il racconto ha inizio circa a cinque anni dalla fine di Amici 20. I protagonisti sono ovviamente Giulia e Sangiovanni. La storia si incentra su un...