L'INIZIO DI TUTTO

192 13 1
                                    

INTRODUZIONE

«Le bolle sono come gli uomini. Basta un soffio e volano via, si spostano freneticamente senza una meta precisa. Alcune scoppiano subito, altre si scontrano e altre vengono trascinate dal vento in alto.

Se sono colpite dalla luce prendono diversi colori, e così è l'animo umano, cambia a seconda dei fattori che lo circondano.

Gli uomini tentano di scoprire il loro obiettivo nella vita, la loro ragione. Vorrebbero capire quali sono le cose giuste da fare, ma, essendo fragili come bolle, scoppiano e non tutti riescono a dare una risposta ai loro dubbi. 

Io, paradossalmente, lo stesso giorno in cui ho scoperto ciò che cercavo dalla vita, sono scoppiato. Forse in quell'istante si sarà sentito il fresco odore di sapone e si saranno visti i frammenti del mio corpo che cadevano al suolo. Di una cosa sono certo, è stato il più bel giorno della mia vita.»


La mia storia inizia con il suono della sveglia in un giorno di Ottobre. Come sempre mi appresto a scendere dal letto; la sveglia segna le sette. Purtroppo, davanti a me c'è lo specchio dell'armadio e non è un bello spettacolo vedermi con i capelli arruffati e una faccia da zombie. Dopo colazione, faccio il mio solito ingresso al bagno; tengo molto all'apparenza, infatti mi sento pronto per uscire solo dopo essermi tirato su i capelli col gel, aver tolto eventuali imperfezioni dal viso e aver messo il profumo sul collo.

Appena rientro in camera, mia sorella, che si alza da letto poco più tardi di me, comincia ad infastidirmi.

"Oggi vuoi giocare con me? Lo avevi promesso" dice, aggrappandosi al mio braccio. Non è ancora del tutto sveglia e già inizia a pensare a certe cose.

"Non te l'avevo promesso, vai a fare colazione" rispondo infastidito. Avere una sorella di otto anni è troppo stressante per me. Sarei voluto rimanere figlio unico e invece mia madre si è data troppo da fare la notte di Natale, quando dormivo.

Mentre mi vesto, infilandomi i jeans, la vedo passare in tutta fretta.

"Dai Carlo! Gioca con me!" insiste Sara.

"Basta fare i capricci!" me la scosto di dosso, "Lo capisci che non ho voglia? Ho altre cose importanti da fare!".

"Non alzare la voce con tua sorella!" interviene mia madre.

Non si può mai parlare qua dentro. Metto la maglietta, la giacca e sistemo la cartella su una spalla.

Quando esco di casa, Daniele mi aspetta nella sua auto. Ha preso da pochi mesi la patente e mi da un passaggio ogni mattina.

"Come stai?" mi chiede non appena chiudo la portiera.

"Lascia stare" butto lo zaino ai posti dietro. Lui alza la musica, guarda lo specchietto retrovisore e parte. I finestrini sono abbassati, l'aria mi arriva sul viso e appoggio il gomito sulla portiera.

Prendo il cellulare e vedo che ho parecchi messaggi.

"Ti ha scritto ancora la bionda?" mi chiede.

"Sì, ci esco stasera. E' quello che mi ci vuole oggi; musica, alcool e...".

Daniele si mette a ridere: "E' quello che ci vuole sempre! Dove è il posto?".

"Quello affianco casa di Davide" lo dico, concentrandomi più sul rispondere ai messaggi.

"Se non ho casa libera chiedo a Erica di uscire".

Guardo la sua presa al volante, l'orologio dorato e il braccio spesso: "Stai ancora con lei?".

"Tre mesi".

"Non ti sei stufato?" sbuffo, rispondo ad un altro messaggio.

"Puoi immaginare perché non l'ho ancora lasciata".

Fragili come BOLLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora