LA DIVERSITA' DELLE PERSONE

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Il cielo è grigio; le nuvole non bastano a coprirlo, anche se ci sono quasi. C'è del vento freddo, ma sono al caldo, c'è il riscaldamento. Guardo la strada dal finestrino della macchina di Daniele, non abbiamo ancora spiccicato parola. Personalmente, non me la sento di chiacchierare, perché l'unico argomento che ne verrebbe fuori è ciò che riguarda ieri sera. Si vede che Dany non ha dormito, ha le occhiaie e non mi pare per nulla rilassato. Io ho riposato un po', ma non sono nel pieno delle energie. Avrei solo voluto non ricordarmi che questo pomeriggio ho quel corso di recupero di italiano; ci sarà anche quello straniero e non ho voglia di vederlo.

Non appena scendo dall'auto, sento delle persone che parlano animatamente. Sono poco più lontane di noi, ferme al cancello della scuola. Daniele mi si avvicina: “Quella è Monica” mi indica una ragazza magra, dai capelli lunghi, ricci e tendenti al rosso e gli occhi che non distinguo.

“Perché non vuoi capire?” urla ad un ragazzo. Un tipo alto, magro, con i capelli corti e neri e gli occhiali.

“Mi dispiace, ho una vita sola” le dice.

“Così, non affronti la realtà? Continua a scappare!”.

Lei è arrabbiata, passa davanti alle altre ragazze e corre via. Distinguo anche Debora tra di loro.

“Non ha una buona reputazione quella ragazza” dice Dany, riferendosi a Monica.

“Ma chi l'ha mai vista?” gli domando, poi scuoto le spalle e inizio a camminare. “Perché non è vista bene?”.

“Ma non ti sei accorto dei vestiti che porta a scuola? Sono troppo scollati, poi si dice che esca con un sacco di ragazzi. Insomma hai capito”.

Parla piano per paura che lo sentano, dato che, a quanto pare, c'è già stata una discussione. Alla fine non c'è da sorprendersi; le ragazze sono tutte così. Si fanno in quattro per farsi vedere dagli altri e poi si offendono se qualcuno fa delle osservazioni; attirano la preda e aspettano solo l'occasione per far sembrare che non sia loro la colpa per una qualsiasi cosa. Prendendo per esempio questo ragazzo, che è stato evidentemente appena scaricato; scommetto che fino a poco prima la loro relazione stava andando bene, poi lei si è stancata di lui, ha aspettato un suo passo falso e gliel'ha sbattuto in faccia, liberandosene. Poveraccio, non lo invidio.

Entro in classe e mi accorgo di essermi dimenticato che l'ora dopo ci sarebbe stato un compito in classe. Ho talmente tante cose per la testa che non me ne voglio preoccupare; infatti, finita l'ora, lascio l'aula e vado in cortile. Non mi importa di venire rimproverato o altro, mi accendo una sigaretta e rimango sotto la tettoia che circonda il perimetro dell'edificio. Guardo la macchina di Daniele, parcheggiata dopo una Panda nera e vedo i tuffi che fanno le gocce di pioggia su di essa. Ha appena iniziato, ma secondo me, verrà giù parecchia acqua. Butto fuori il fumo dalla bocca; sento il vento tra gli alberi che costeggiano il parcheggio e qualche chiacchiera dalle finestre non lontane da me. A quanto pare, qualcuno ha il singhiozzo; prima non ci ho badato, ma è da quando sono fuori che c'è questo rumorino. Che beva un po' d'acqua visto che ce n'è molta.

Sento dei passi; qualcuno sta venendo fuori e mi sbrigo a girare l'angolo della scuola. E' il bidello; non poteva farsi i fatti suoi? Non sono più davanti al parcheggio, ora la mia vista è sulla strada e non ci sono finestre dietro di me, solo mattonelle rosse. Mi accorgo di essere vicino a qualcuno; è quella ragazza che ha mollato il ragazzo sta mattina. E' seduta sotto la tettoia, poco più lontana da me, con la schiena appoggiata al muro e le mani davanti al viso. E' lei che fa questo perenne singhiozzo, sta piangendo. Non mi è mai piaciuto fare da “spalla su cui sfogarsi”, quindi cerco di svignarmela, ma, non appena faccio un passo per andarmene, lei alza gli occhi e mi fissa. Da lontano non avevo visto che fosse una bella ragazza, non è possibile che solo ora mi è saltata agli occhi. Non si può nemmeno dire che non sia una persona appariscente, con quei capelli rossi che si ritrova; poi ho sempre sognato avere gli occhi come i suoi, verdi smeraldo. Le sue lacrime escono limpide, ma si mischiano al nero della matita, sfociando a delta nel rosso mela delle sue guancia, attraversandole con tratti di colore disomogeneo. Arrivano al suo mento, nel mare, per poi cadere come pioggia sui suoi abiti.

Fragili come BOLLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora