LO SCOPPIO

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Dopo aver parlato con tutti, mia madre ci permette di invitarli quando vogliamo, anche perché è da tanto che non sente allegria in casa, dice.

Infatti, in questi due mesi, almeno ogni tre giorni io e Sara siamo usciti con loro o li abbiamo invitati a casa. A scuola i professori continuano a dirmi che sono migliorato e ne sono orgoglioso, però non quanto mia madre. Non ho ancora parlato con nessuno tra i miei vecchi amici e sono più libero di fare quello che voglio; inoltre non fumo né bevo da tanto tempo. Non ho smesso di fare i lavori di casa, anche se a volte mamma vuole che mi riposo e li fa lei; qualche volta preparo anche la cena.

Oggi siamo al parco vicino casa mia; mamma ci ha raccomandato, prima di uscire, di vestirci pesanti perché sta nevicando ed è proprio per questo motivo che siamo fuori. Sara e Valentine sono entusiasti e, appena arrivati, iniziano a giocare con la neve.

"Valentine, i guanti!" lo chiama Duca, dandoglieli.

Monica è ingrassata di molto; no, in realtà le è cresciuta la pancia per via della bambina. A scuola ormai lo sanno tutti che è in dolce attesa, è evidente; ma lei non se ne vergogna, è fiera di poter diventare mamma. Dovrebbero essere passati sei mesi e oggi ha insistito che dovevamo sentirla che tirava i calci. Nel parco ci siamo seduti ad un bar in un tavolino all'interno vicino alla vetrata che da sul parco e, mentre guardiamo i bambini che si tirano palle di neve, abbiamo ordinato tre cioccolate calde. Monica si è seduta in mezzo a noi, ha preso la mia e la mano di Duca e le ha messe sulla sua pancia: "Aspettate" dice convinta, concentrata.

Duca è imbarazzato; anche io un po', perché è una cosa strana per me: "Forse sta dormendo..." dico.

"Un po' di pazienza" mi sgrida, poi sorride, "Hai sentito?".

Do un'occhiata a Duca: "No" dico confuso.

"Fai più attenzione".

Ad un punto mi pare di aver percepito qualcosa e la guardo: "Forse si è mosso" mi stupisco.

Sento un altro movimento che mi colpisce l'indice e il medio. Rimango a sorridere come uno stupido, anche Duca l'ha sentito: "E' forte" dice. Monica sembra soddisfatta, ancora più felice di quando ci aveva fatto vedere l'immagine della bambina, una volta fatta l'ultima ecografia, che evidenziava i lineamenti del bambino meglio di quelle fatte in precedenza.

"Come ti senti?" le chiedo, togliendo la mano; ci viene servita la cioccolata.

Lei sembra commuoversi: "E' bellissimo" poi fa un sorso.

Duca ha ancora il palmo sul pancione e si avvicina di più ad esso: "Ciao piccola! Sai chi sono io?" poi tira via la mano veloce, "Mi ha dato un calcio".

"E' una bambina intelligente; ha già capito che non le piaci per nulla" affermo senza ombra di dubbio, mentre lui mi colpisce per scherzo la spalla, passando col braccio dietro la schiena di Monica.

Usciamo dal bar, dopo aver finito di bere le bevande calde, e rimaniamo a parlare lì davanti, dato che i bambini non sembrano avere intenzione di andare via.

Vengo, improvvisamente, colpito da una palla di neve sulla schiena: "Sara!" urlo e mi volto. Sara, però, è distante, ma mi sente lo stesso e mi guarda. Mi accorgo che non è stata lei, infatti davanti a me mi ritrovo Daniele.

"Mi vorresti seppellire con la neve?" gli chiedo.

Lui si avvicina: "Dopo dovrei scongelarti e sarebbe una scocciatura" sorride.

"Che fai qui?" gli chiedo.

"Stavo facendo una passeggiata, quando ti ho visto" guarda anche Monica e Duca, "Ti stai divertendo" osserva sincero, senza doppi sensi.

Fragili come BOLLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora