La mattinata fu lenta e noiosa, tornai nella mia camera, avevo il letto che dava sul balcone e mi permetteva di sbirciare sul mare, l'altro letto nella stanza era vuoto e composto, l'armadio di un biancastro deprimente era riempito per metà dai miei maglioni e dalle mie felpe, che sembravano l'unica vera fonte di colore in tutta la struttura.
Speravo che arrivasse qualcuno a farmi compagnia in tutto quel nulla, avrei potuto accettare anche un avanzo di galera.
Le mie preghiere furono esaudite nel tardo pomeriggio, perché mi si presentò davanti alla porta, mentre battevo alla tastiera, una ragazzina forse di quattordici, quindici anni: gli occhi neri mi squadrarono sospettosi, teneva il labbro in fuori e il naso arricciato in un' espressione contrita. Dopo avermi studiata a fondo fece un sorriso sbieco e passò la mano tra le ciocce violastre, si piazzò davanti al mio letto e mi tese la mano con le dita cariche di anelli, era tanto fragili che temei di farle male stringendogliela, invece mi diede una stretta decisa che mi prese alla sprovvista.
"Sono Jules" disse con voce piatta, "Nicole" risposi guardandola in faccia, non aveva affatto un bell'aspetto, ma non ce l'aveva nessuno qua dentro, si sedette sul letto e si guardava attorno, "Bella merda, pensi che possa appendere delle cose?" domandò, che strano non ci avevo mai pensato, "Non penso ci siano problemi, del resto faresti un favore a tutti, forse sembrerebbe meno un struttura psichiatrica"risposi facendo un magro sorriso.
Non disse nulla, si alzò e tirò fuori dallo zaino un grosso pacco di fotografie e me le porse: "Mi daresti una mano ad queste?" chiese timidamente, annuì e mi alzai sovrappensiero, subito una vitta di vertigini mi pervase e dovetti appoggiarmi al letto per non cascare per terra. Lei mi guardò preoccupata, ma non fece commenti, si limitò a porgermi la mano per darmi stabilità e passammo fino all' ora di cena chiacchierando, era una socievole a differenza di quel che si poteva pensare dall' esterno, Jules era l'ultima di cinque fratelli, uno più bastardo dell'altro, era finita lì dopo aver avuto diverse crisi d'ansia e attacchi di panico, il corpo non ne aveva retto uno particolarmente violento ed era rimasta in coma un paio di giorni, ora era sotto osservazione per circa tre settimane.
Ci avviammo verso la mensa, ero di buon umore, tutto sommato era la prima persona che non fosse un dottore con cui parlavo da giorni, ci sedemmo in un tavolo vuoto e fu allora che rividi la ragazza, ci passò davanti scompigliandosi i capelli, sembrava un gesto che si ripeteva spesso. Mimò un cenno con la testa per salutarmi, sobbalzai e ricambiai con la mano, attirando così su di lei anche l'attenzione di Jules, la mia nuova amica socchiuse gli occhi per osservarla e poi si spostò su di me, inarcando il sopracciglio: " Sei cotta eh" sentenziò con naturalezza, ricambiai lo sguardo curioso con un'espressione torva: "Hai una bella faccia tosta ragazzina, a fare queste supposizioni quando mi conosci da cinque minuti" ribattei, scoppiò in una risatina che mi diede un brivido.
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invisibile
RomanceChiusa nella mia prigione mentale e in quello schifo di ospedale, nessuno al mio fianco nemmeno nei momenti di crollo peggiori, ho incontrato lei. Volevo essere invisibile, scomparire e smettere di esistere, ma la sua presenza mi ha ridato ciò che...