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Don't give up, I won't give up
~The Greatest, Sia

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"Seguite Plumb fino alla tenda" ordinò Shoupe facendoci scendere dalla macchina della polizia.
Era confuso il motivo per cui ci avevano caricati in auto, ma ovviamente non potevano non eseguire gli ordini dei pezzi grossi.

Era praticamente notte, c'era buio, ma le luci bianche, le sirene accese, il casino di persone facevano sembrare tutta quella situazione come se fosse giorno. Come se, questo giorno, fosse infinito.
Camminammo fino a raggiungere un tendone bianco, spara-flashati dalle mille luci

"Seduti. Qui." ordinatono facendoci sedere tutti appiccicati. Parlavano, ma non ascoltavo nulla. Davano ordini su ordini, e non c'era nulla che odiassi più dell'impotenza. Il non poter far nulla. Volevo alzarmi, le mie gambe fremevano, così come le mie braccia e i miei pugni serrati, volevo alzarmi. Dovevo alzarmi.

Ed ero preoccupata per John B, sembravano averlo in pugno, ero in ansia.

Continuai a guardarmi in giro, tremolando l gamba destra in continuazione e torturando le mie povere mani.
Fin quando sentii un calore sopra il mio ginocchio tremolante, la mano di JJ calmò la mia ansia. Mi voltai a guardare i suoi occhi cristallini, un sorriso malinconico si presentava sul suo viso sfregiato dalle botte prese qualche ora prima.
La mia testa pesava, martellava un dolore in essa, sospirai dalla tensione e appoggiai il capo sopra la sua spalla.

"Ho paura" spezzò il silenzio Kie, lo disse in un sospiro, che forse non voleva nemmeno farsi sentire. Shoupe entrò nel tendone.

"Lo avete trovati?" si alzò di scatto Pope, il respiro pesante, affannato

"No" la voce dell'uomo ricoperto d'acqua era complicata da decifrare, era freddo, distaccato, dispiaciuto e compassionevole allo stesso tempo

"Sono scappati?" chiese a ruota Kiara, tenendosi dietro le spalle del ragazzo

Mi alzai, la mia mano ora intrecciava a quella di JJ ma non ci feci nemmeno caso, non potevo permettermi di pensare a ciò in quel momento

"Sono dispersi.. mi dispiace" ci guardò uno ad uno

Perché istantaneamente respirare diventava così difficile?

"Dispersi? Che significa dispersi?"

"Sono su una piccola barca in una depressione tropicale Pope..." tentò di spiegare con calma il vice sceriffo, un respirò bloccò la sua spiegazione, per l'uomo era troppo difficile parlarci.

"È finita?" mi intromisi a voce spezzata

"Non lo so..." ammise l'uomo, la mano di JJ si strinse nella mia, la sua espressione mutò istantanea sul suo viso stanco.

"Li avete spinti voi nella tempesta!" sentii le sue dita lasciare le mie, lo sentii allontanarsi come se nulla fosse successo, come se fosse tutto normale, sentii il freddo sulla mia mano appena il calore della sua sparì.

Aggredì gli agenti dal giubbotto catarifrangente giallo addosso, nemmeno tre di loro riuscivano a fermarlo. Pope era disperato, piangeva, così come Kiara che lo supplicava di calmarsi. Aveva bisogno di forza, di equilibrio, di una roccia a cui aggrapparsi. Pope era la sua ancora, la sua roccia, ma non riusciva ad aggrapparsi.

E cosa fare se io non ho una mia roccia?

Fuori c'era la tempesta, lampi e fulmini, gocce a non finire cadevano pesanti sul terreno e su qualsiasi fonte bloccasse la loro ascesa.

Le mie gambe si fecero pesanti, gli occhi pizzicavano, il groppo alla gola si fece più forte. Avevo promesso di non piangere. Annaspai aria, cercavo aria con i denti, con le unghie, la supplicavo di entrare a far parte dei miei polmoni e riempirli di un respiro, ma non minacciava di voler entrare. Non respiravo. Era tutto troppo pesante. Non Sarah, non John B.

I genitori di Pope. I genitori di Kiara. Erano lì, correvano verso i loro ragazzi, lo stritolavano nell'abbraccio di cui tutti hanno bisogno. Piangevano lacrime disperate sulla loro spalle coperte da giacche pesanti bagnate già dalla pioggia. Tutti avevano qualcuno da abbracciare, e io avevo lui. Era lui l'abbraccio di cui avevo bisogno, ma io non ero il suo.

Volevo andarmene, ma il mio corpo non era capace di muovere un muscolo, non fin quando mi sentii stritolare dai fianchi, non fin quando sentii delle guance bagnate sulle mie spalle, non fin quando sentii dei capelli scompigliati sul mio collo caldo. Non volevo riviverlo.

***

La notte era passata, aveva prosciugato le lacrime, le nostre energie, la nostra felicità. Kiara ci salutò in fretta con un debole gesto della mano, i suoi occhi erano arrossati e sotto essi si presentavano due occhiaie date dalla stanchezza. Pope fece lo stesso, copiò i suoi movimenti, seguirono entrambi i loro genitori. I quattro si erano parlati tristemente, nessun sorriso (nemmeno di cordialità) si presentava sui loro volti. Erano stanchi, spaventati e preoccupati. Kiara salì sul pick up blu scuro del padre, rimase a guardarci tutto il tempo dal finestrino chiuso, i capelli ricci erano gonfi e farraginosi.
Pope invece non ci guardò, aveva la testa affondata fra le mani. Entrambe le macchine lasciarono lo spiazzo di terra sul quale si erano insediati gli agenti.

"E adesso?" azzardati a chiedere, non era una domanda diretta a qualcuno. Ma. Adesso? Adesso cosa avremmo fatto? Come potevamo superare il tutto?

Il ragazzo al mio fianco non fece nemmeno un movimento, nemmeno una parole. Continuava a fissare il punto in cui le macchine erano sparite dalla sua visuale. Voltai il mio corpo nella sua direzione, portando la mia intera attenzione su di lui. Guardai la sua mano che cadeva rilassata e stanca sul suo fianco, poi l'afferrai. Sobbalzò al tocco, poi scattò il viso verso il mio.

"JJ." lo richiama come se ne avessi bisogno, rimase in silenzio.

"Mi dispiace per come sono andate le cose. E so che non è il momento giusto per parlarne. Ma ci ho provato a trovare un momento giusto. Poi arrivava Rafe da qualche angolo o spuntava qualcuno totalmente a caso, insomma ci ho provato" sputai tutto d'un fiato, prima di prendere un respiro e calmarmi. I suoi occhi erano di un blu più scuro, non riuscivo nemmeno ad associare quella tristezza in essi a JJ Maybank.

"Quello che voglio dirti è che...Tu mi piaci, JJ, dico davvero. La cosa peggiore è non averlo capito subito, sei un buon amico, non voglio rovinare tutto" continuai, spostai lo sguardo sulle mie converse rovinate, che in quel momento parevano la cosa più interessante in cui rifugiare il mio imbarazzo.

"Anche tu mi piaci." il suo sguardo su di me bruciò fin quando lo spostò nuovamente al punto di fronte a sé di prima.
Lo sentì sospirare, poi anche il suo corpo si voltò completamente verso il mio. Fece qualche passo in avanti e richiamò il mio nome, così alzai di scatto il capo. Aveva un sorriso flebile, timido e spento. Il mio viso era congelato rispetto al calore della sua mano sulla mia guancia. Socchiusi gli occhi al suo tocco, inspirai per un istante mi sentivo bene.

Entrambe le sue mani ora accarezzavano il mio collo e i capelli che cadevano sulle spalle, si avvicinò quanto più possibile, curvò il busto per abbassarsi alla mia stessa altezza

"Tu credi ch-" iniziai a dire nel panico più totale, nel mio stomaco sentivo solo forti battiti d'ali, e non sembravano volersi fermare.
Lui mi interruppe e si avvicinò al mio viso.

"Allie?" una voce femminile mi richiamò alle mie spalle, interruppe il nostro momento e ci staccammo l'uno dall'altra.
Il suono della ghiaia calpestata si fece spazio nel silenzio che si era creato, la mano di JJ era scivolata sulla mia schiena.
Il rumore di una portiera che si chiudeva, una figura scese dalla macchina con un'espressione di superiorità con tanto di mento alzato e schiena dritta, gli occhi freddi come due prismi di agata verde.
I capelli castano scuro erano ordinati e le danzavano poco sotto le spalle ad ogni passo, era super truccata ma ciò non bastava per nascondere la stanchezza negli occhi.

"Mamma?"

The Ring of Fire | Outer BanksDove le storie prendono vita. Scoprilo ora