Una boccata d'aria fresca

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Quando stai affogando non hai molto tempo per pensare. Agisci d'istinto.

Sali in superficie, respira.

Quando vivi nell'attesa, invece, l'inganno è più sottile. Non ti accorgi di essere in una bolla, fuori dalla realtà.

Non finché non scoppia, almeno.

A me successe durante l'estate del 2008.

Non ho ricordi sbiaditi di quel periodo. Custodisco ogni dettaglio nei magazzini della mia memoria.

Come lo scambio che ebbi con Kaamil un tardo pomeriggio di fine agosto. Quel giorno sembrava davvero identico agli altri. Invece fu subdolo, cambiò tutto all'improvviso.

Accadeva spesso che decidessi di combattere la noia facendogli compagnia al negozio. Preferivo di gran lunga questo allo svolgere un turno extra per i miei. Non credo Kaamil fosse dello stesso parere, sosteneva che fossi una "piattola". Non che il suo fastidio simulato mi avrebbe impedito di far comunque di testa mia.

Le porte automatiche mi accolsero come una vecchia conoscenza. Salutai suo padre, intento a sistemare dei surgelati nel banco frigo, e andai a cercarlo. Scandagliai ogni reparto semivuoto. Non molti facevano la spesa a quell'ora. Ogni tanto mi imbattei in qualche carrello abbandonato, pieno di scatoloni vuoti. Gli altoparlanti trasmettevano un tormentone recente. Andavo a tempo con il capo senza rendermene conto.

Dopo qualche minuto, trovai Kaamil tra gli scaffali delle conserve. Era abbarbicato a uno scaletto e in visibile difficoltà. 

"Serve una mano?" lo stuzzicai, divertita. 

"Tu che dici?".

Alquanto seccato, non si degnò neppure di voltarsi verso di me.   

"Che te la stai cavando piuttosto bene".

Simulò una risata e sfoderò un irritante sorrisetto finto.

"Fai poco la spiritosa e comincia a passarmi la roba" mi esortò, sbrigativo.

Obbedii agli ordini con il cenno d'assenso rivolto dai soldati ai propri superiori. Kaamil ridacchiò e scosse la testa. Ci scambiammo insulsi convenevoli, prima che la conversazione si tingesse di sfumature più intense.

"Sai, l'altro giorno ho visto un film" preluse, vago, mentre ordinava i barattoli di pomodori pelati che gli passavo.

"Un film?" indagai, conscia dei suoi gusti.

"Okay, era un anime, ma pur sempre un film".

La sua seccatura provocò una mia risatina compiaciuta. 

"Comunque, c'era la protagonista che era convintissima di voler fare la pittrice. Per tutto il tempo non faceva altro che parlarne. Provava in tutti i modi a diventarlo, ma c'erano un sacco di problemi: prima i debiti, poi il ragazzo l'ha mollata...".

"Mi stai raccontando tutta la trama, come al solito" lo interruppi, sbuffando.

Ha da sempre questo vizio tremendo. Tant'è che non ho mai potuto guardare i film che mi consiglia: mi anticipa ogni minimo passaggio. 

"Vabbè, alla fine ce la fa e diventa una pittrice di successo" riassunse, spazientito.

"E quindi?" lo incoraggiai.

Non avevo capito qual era il punto. 

"Si rende conto di aver inseguito il desiderio sbagliato per tutto il tempo".

I suoi occhi scuri non erano mai stati tanto espressivi. Dall'alto della sua posizione, li piantò nei miei con una tale serietà, da costringermi a distogliere lo sguardo.

Come i cieli di ScoziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora