Verso Indantium

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I suoi meravigliosi occhi, uno del verde più chiaro che avessi mai visto, l'altro giallo ambra, mi trasmettevano sicurezza.
"Grazie!"
"E di cosa?" sorrise.
Incoraggiata, allentai la presa sulla corda e scoccai la freccia verso una dozzina di elfi, riuniti in uno dei piani
più alti del grattacielo e intenti a preparare dei massi giganti, da scagliare magicamente sui draghi in testa al gruppo.
Sotto il mio sguardo sbalordito, la freccia si sdoppiò ancora e ancora, fino a diventarne quattro, che luccicavano alla luce del sole. I dardi colpirono gli elfi che stavano preparando i massi, facendoli cadere nel suolo sottostante e sventando il loro piano di colpirci.
"Ah, dimenticavo, le frecce capiscono a cosa stai mirando e di conseguenza centrano il tuo obiettivo, alla testa o al cuore. Essendo di diamante, spezzano le armature più resistenti, quindi non c'è magia che possa resistere alla loro forza!" disse, entusiasta del suo lavoro mozzafiato.
"Ma è fantastico! Appena riesco a togliere quel dannato Riwa dal mio braccio voglio incantare una spada e
renderla invincibile!"
"Posso forgiarla io per te, poiché credo che ci vorrà un po' prima che tu lo possa togliere. Vedi, in questo
momento non abbiamo il tempo dalla nostra parte. Hai presente il nostro rifugio sotto Indantium? Beh, gli
elfi hanno scoperto dove si trova e Ashadia ha mandato cinquantamila soldati lì, con l'obiettivo di eliminare
tutti coloro che vi si trovano all'interno e catturare i maggiori esponenti dei Predetti, per interrogarli sulle altre basi nascoste per il continente. Purtroppo, non abbiamo il tempo dalla nostra parte: sono a tre giorni di cammino da Indantium, e noi a tre giorni di volo. Comunque, ho questa spada a una mano che non uso più e che non credo mi servirà, dato che so tirare bene con l'arco e non ne ho bisogno."
"Sarebbe fantastico!" esclamai, eccitata al solo pensiero, ma angosciata dall'imminente assedio.
"Tutti qui sappiamo come ti chiami, dato che la missione di salvataggio aveva il tuo nome, ma tu non
conosci il mio, immagino. Mi chiamo Noah. Piacere di conoscerti, Ireya"
"Piacere mio" risposi, estasiata dal suo sorriso.
"Inizio subito, allora"
Tirò fuori una spada di diamante nero da uno scomparto del suo zaino. La lama rifletté la luce del sole non appena venne estratta, accecandomi e facendomi rimanere senza parole.
"M-ma ti sarà costata una fortuna! Sul serio, non devi!"
"Non la userei comunque. Credo che sarà più utile a te! E poi, è cortesia accettare i regali"
Sorrisi, imbarazzata, cercando di distogliere lo sguardo.
Con nonchalance iniziò ad incantare la spada, mentre i suoi occhi si illuminavano di verde.
Mi guardai intorno pensando che, fino a poco più di una settimana prima, la mia vita era completamente diversa, sicura e tranquilla, ma meno appagante di quella che stavo vivendo in quel momento. Avevo finalmente dato un senso alla mia vita e questo mi rendeva estremamente felice.
Alzai lo sguardo verso le stelle che rischiavano il cielo e, nella mia mente, rivolsi una preghiera a qualunque
divinità fosse lassù, affinché potesse proteggere i miei genitori.
"Non so come ricambiare! Ti devo un favore, Noah!"
"Quando ne avrò bisogno, saprò su chi contare" disse, strizzando un occhio.
In quel momento realizzai che avevo trovato un amico in più. Nonostante non lo conoscessi per niente,
avevo capito che potevo contare su Noah e che mi avrebbe aiutato in qualsiasi momento.
Mi girai verso Ahren e lo vidi socchiudere gli occhi mentre guardava i grattacieli a sinistra, sospirando e
facendo uscire uno sbuffo dalla sua bocca, dovuto alla temperatura gelida di quell'altezza. La sua espressione però sembrava serena, dal momento che aveva raggiunto l'obiettivo di portarmi in salvo. Mi convinsi che l'avrei visto veramente soddisfatto solo quando l'assedio sarebbe stato sventato.
Accarezzai il manto del drago con cui volavo, cercando di rompere il ghiaccio tra me e quella misteriosa e
potente creatura. Ripensai all'arma che avevo ricevuto in dono: a Shavan di diamante non se n'era mai visto, si pensava addirittura che fosse una pietra magica, di cui si parlava solo nelle leggende locali. Anche i draghi erano considerati animali fantastici: persino gli indovini del villaggio ne negavano la reale esistenza.
"Dove hai imparato a forgiare con l'ausilio della magia?"
"I miei genitori hanno un negozio ad Indantium, dove lavorano come fabbri per gli uomini e come forgiatori di armi magiche per i Predetti. Nel retrobottega mio padre, ogni volta che ne ha l'occasione, mi insegna quest'arte. Avrei voluto continuare la tradizione di famiglia ma, con l'arrivo della notizia dell'imminente attacco elfico, tutti i Predetti con esperienza nel campo del combattimento hanno dovuto arruolarsi nell'esercito. Purtroppo io ero stato precedentemente nominato tiratore scelto, grazie alle mie doti di arciere, e fabbro. Avendo l'età giusta per farne parte, sono stato obbligato ad unirmici, ed eccomi qua. Tu invece?"
"Ahren mi ha addestrato poco dopo la mia partenza da Shavan. Ho imparato a maneggiare la spada ad una mano e a tirare con l'arco. Ho avuto pochissime occasioni di allenarmi, quindi non aspettarti niente di speciale da me" dissi, in tono scherzoso. Il suo volto assunse un'aria divertita, mentre iniziava a parlare: "Eccola qui"
Mi passò la spada già finita usando la magia, per non rischiare di farla cadere lanciandola normalmente.
Me la passai tra le mani: in tutta la mia vita non avevo mai visto nulla di simile. Il manico, del quale non conoscevo il materiale, era lavorato con minuziosa cura. Nel pomolo, invece, vi era incastonato un rubsformarm, mi ino.
"La lama ha il potere di immobilizzare chiunque abbia la sfortuna di essere colpito da questa. Usala con cautela, poiché solo tu hai la possibilità di liberare dall'incantesimo. Per farlo dovrai toccare il rubino e pronunciare: 'Siltïl maë Ireya dû', che nella nostra lingua significa: 'Io, Ireya, ti libero dalla tua condanna'. Maneggiala esclusivamente per difenderti, poiché, se usata in modo sconsiderato, potrebbe essere la tua rovina"
"Ne avrò parsimonia" lo rassicurai, sistemandomi slla sedia.
D'un tratto, mi venne voglia di unirmi ai draghi nel loro volo. Solo quando stavo per trasformarmi, mi ricordai del Riwa e, con un sospiro, mi abbandonai alla mia cavalcatura. Sistemai la spada sulla cinghia del mio sedile, avendo cura di non ferire in nessun modo il drago a causa dei miei movimenti. Mi appoggiai sul suo dorso e, dopo essermi assicurata con una cintura alla sella in modo che, se ci fossero state turbolenze dovute al vento o ad atri fattori, sarei restata ancorata, senza di rischiare di cadere nel vuoto, mi concessi il mio primo sonno tranquillo dopo tanto, troppo tempo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02, 2021 ⏰

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