Arrivo

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Il crepitio degli zoccoli sul terreno mi fece ritornare in me dallo stato di estasi in cui ero, causato dalla melodia del vento sulle chiome arboree.
"Mi devi spiegare un mucchio di cose, vero?" affermai.
"Eh già" annuì lui.
Ahren era un uomo sulla quarantina d'anni, aveva i capelli brizzolati che si protendevano in una barba molto corta dello stesso colore. Anche se questi iniziavano ad imbiancare, i suoi occhi castani invece erano ancora vivaci e attenti. Cavalcava con decisione e sicurezza, senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. I suoi vestiti intrisi di fango e sangue erano stati cambiati dalla notte scorsa, e ora indossava una camicia color nocciola e dei pantaloni di una sfumatura più chiara dello stesso tono. Stringeva le briglie con una mano e con l'altra si accarezzava il mento.
"Ci stiamo dirigendo verso Finnar. Un amico ci ospiterà per qualche giorno. Lì ti insegnerò parecchie cose. Innanzitutto, i tuoi non potevano tenerti al sicuro. Non sanno maneggiare una spada o comunque difendersi. Sei molto cercata."
"Cercata?" chiesi, confusa.
"Tempo fa, gli occhi di colore diverso venivano dati dal fatto che Cadel, l'anziana che predisse la tua fuga, era dotata di magia e dava a ogni futuro nascituro che incontrava una benedizione, ovvero la capacità di praticarla in modo uguale o più potente rispetto a lei. Di fatto, gli occhi come i tuoi contraddistinguono il suo regalo. Il popolo degli elfi guidati da Hedia e alcuni umani pagati molto bene da questi temono che tutti coloro con le tue caratteristiche possano superare le loro capacità magiche, così da vent'anni a questa parte catturano o uccidono chiunque le abbia. Dovrò insegnarti a usarle. Appena arriveremo a destinazione inizieremo, non dobbiamo perdere tempo."
Viaggiavamo l'uno a fianco all'altro e, schermandomi gli occhi con una mano per ripararmi dalla luce soffusa, eppure fastidiosa, ebbi modo di vedere la sua espressione. Era serena, nonostante il gravoso compito che lo aspettava. Mi sentii in colpa, stavo mettendo a rischio la vita di quell'uomo, ma perché faceva tutto questo per me?
Poco più tardi ci fermammo sotto un grande pino per mangiare alcuni cibi che avevamo portato per il viaggio.
"La strada che ci attende è ora in discesa. Finnar è ai piedi delle colline che circondano Shavan" annunciò.
Riprendemmo il cammino e, spinta da una certa curiosità, chiesi: "Come farò a imparare a maneggiare la magia?"
"Hai troppa fretta di sapere. Quando arriveremo, ti guiderò io e sono sicuro che apprenderai molto in fretta. Non temere."
Arrivò la sera e ci accampammo per dormire. Il rumore delle foglie mosse dal vento accompagnavano la nostra conversazione durante la cena, consumata velocemente. Dopo di essa, Ahren mi insegnò a tirare con l'arco. Usammo come bersaglio il tronco di un albero spezzato. Mi misi a qualche decina di metri di distanza e lui dietro di me.
Incoccai la freccia, mirando leggermente più in alto dell'obiettivo, come mi aveva insegnato lui.
Mi impegnai al massimo ma, quando tirai questa, con un forte sibilo, colpì di striscio la meta e si andò a conficcare nel terreno adiacente.
Mi esercitai per un paio d'ore e alla fine riuscii a centrare il bersaglio.
"Discreto, puoi fare di molto meglio" furono le uniche cose che l'uomo disse.
All'inizio mi adirai, constatando che il pensiero di Ahren fosse un po' cattivo, dato il mio impegno, ma alla fine mi dissi che, in fondo, lui fosse contento dei miei progressi. Ci coricammo sotto le stelle e usammo come giaciglio una stuoia di tessuto.
L'estate si faceva sentire e non avemmo bisogno di ulteriori coperte.
Mi svegliai grazie alla luce mattutina che filtrava dalle foglie degli alberi che ci sovrastavano.
"Ben svegliata, oggi niente colazione. Partiamo presto, così arriveremo a Finnar entro mezzogiorno" mi diede il buongiorno Ahren.
Effettivamente avevo fame, ma la voglia di mettermi in cammino era più grande e, strigliato Nexor e munito dei suoi finimenti, ci avviammo verso la nostra destinazione. La luce dell'alba illuminava la rugiada sull'erba, facendola sembrare tanti diamantini dai mille colori. Lo stesso succedeva per il manto dei cavalli. Le goccioline si depositavano sul loro pelo, rendendolo liscio e umido al tatto.
"E il tuo cavallo come si chiama?" dissi dal nulla.
"Lei è Lyrygul. È la madre di Nexor. Ha i suoi anni, ma non mi delude mai".
"Conosci da molto Terdas?"
"Proprio così, io e lui eravamo entrambi soldati al fronte a Nord di Akaham, rispettivamente a Est di Finnar, durante la guerra tra elfi e umani, combattuta circa vent'anni fa. In pratica ci salvammo la vita a vicenda. La guerra però ovviamente venne vinta dagli elfi, così ora tutto è sotto il loro controllo, dal paese più sperduto alla città più grande di Fithadea, il continente conosciuto fino ad ora. È un caso che per sedici anni, ovvero tutta la tua vita, non siano ancora arrivati a Shavan per cercare quelli come te.
"Dove andremo dopo Finnar?"
"Ci metteremo in cammino verso Indantium, una città nel cuore del dominio elfico. Lì sorge un luogo nascosto dove gli Predetti, così si chiamano quelli come te, sono riuniti. Lì potrai essere finalmente al sicuro.
Proseguimmo per qualche ora e poi, in vista di Finnar, partimmo al galoppo.
A qualche centinaio di metri dalle porte della città ci fermammo.
"Bendati un occhio con questa e tieni il cappuccio del mantello abbassato. Se le guardie ti chiedono di alzarlo, spiegherai che sei mezza cieca a causa di una freccia." Disse, porgendomi una garza ricavata dalla sua veste.
"Legherò le tue redini alla sella di Lyrygul, in modo che la bugia regga e sembrerà realmente che tu ci veda poco."
Feci come aveva detto e, quando arrivammo all'entrata, cercai di nascondere le mani che mi tremavano.
"La ragazza?" Chiese uno dei due soldati.
"È mia figlia. Ha perso un occhio a causa di una freccia, un cacciatore nel bosco non ha visto che si trattava di una persona e non di un animale." Ahren sollevò il mio cappuccio mostrando la fasciatura.
"Bene, passate pure" disse l'altro uomo, trattenendo una risata.
La città era molto più grande di Shavan. Mentre le costruzioni lì arrivavano al massimo a due piani, qui gli edifici ne possedevano anche tre o quattro.

L'Occhio Delle Dinastie ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora