Fato

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Non avevamo nulla da mangiare come colazione a causa della nostra avventata partenza, così ci rimettemmo in viaggio, stavolta cavalcando al passo perché i cavalli erano stremati e perché entrambi avevamo un gran mal di schiena poiché avevamo galoppato per troppo tempo. Avevamo un gran sonno e il silenzio durante il cammino prese il sopravvento sui nostri discorsi.
Il rumore prodotto dalle foglie degli alberi che costeggiavano la strada ebbe su di me un effetto rilassante a tal punto che, stremata, mi distesi sul dorso di Nexor.
Ahren di proposito mi urtò, facendo accostare Lyrygul al mio destriero e facendomi perdere l'equilibrio. Per fortuna avevo una mano salda alle briglie e riuscii a non cadere.
"Non distenderti mai sul cavallo poiché ogni singola cosa potrebbe farti cadere, mentre con la schiena in verticale sei più salda e preparata. Ah, la prossima volta che lo fai ci andrò giù pesante e non riuscirai a restare in sella" disse e poi partì al galoppo, nonostante la sua cavalla fosse allo stremo delle forze.
"Spero che la moglie di Mihas non dica nulla a proposito di dove siamo diretti e che gli elfi non abbiamo visto le nostre orme sul terreno" dissi. "Ho notato di non starle molto simpatica, ma non ne ho capito il motivo."
"Vedi, gli elfi diffondo leggende sul nostro conto, descrivendoci come i 'figli del demonio', che uccidono chiunque abbia la sventura di capitare davanti al loro cammino. In questo modo giustificano le nostre esecuzioni e il motivo di tanto odio verso di noi."
"Quindi è per questo che lei mi guardava storto e mi trattava come un animale?" dissi, facendo notare la mia ironia.
"Eh già. Ti ha trattata come una principessa" scherzò Ahren.
Continuammo il viaggio, fermandoci solo per mangiare per pranzo una lepre che Ahren, trasformandosi e sparito tra le fronde del bosco, aveva catturato. La avevamo gustata accendendo il fuoco grazie all'ausilio della mia magia, con un incantesimo che mi insegnò al momento. Lo avevo imparato in meno di mezz'ora e notai che misi meno tempo rispetto a quello di riuscire a sollevare un sassolino.
"Questo incantesimo richiede meno concentrazione e fatica dell'altro" mi spiegò.
Al tramonto arrivammo a destinazione. La locanda era uno squallido edificio, ricoperto da uno strato di edera rampicante, che la rendeva lugubre e trasandata. Abbassai il cappuccio quando vidi degli uomini fuori dall'ostello che conversavano animatamente. In prossimità dell'entrata, si zittirono e il più grosso di loro si fece avanti, mostrando una fila di denti gialli, in alcuni punti mancanti.
"Benvenuti. Avete bisogno di una stanza?"
Ahren gli rifilò una sacca di monete d'oro e disse: "Una camera. No stanza condivisa." L'uomo si rabbuiò e ci indicò la via. "Salite le scale e girate a sinistra" fu la sua secca risposta, mentre i suoi occhi si illuminarono alla vista di tutti quei soldi.
Ci facemmo strada tra quei tizi, che non volevano spostarsi dall'ingresso.
Appena mettemmo piede all'interno, notammo che numerosi gatti scorrazzavano per l'atrio. Salimmo le scale e percorremmo il corridoio, che si diramava in un bivio. Andammo a sinistra, come ci era stato detto, e arrivammo davanti all'entrata della nostra camera. La porta, evidentemente scardinata e con la maniglia arruggiita, era già aperta e all'interno vi erano tre o quattro gatti che dormivano nei nostri letti. Li cacciammo fuori dalla nostra stanza, prendendoli in braccio o spaventandoli con i nostri zaini, che incutevano loro timore.
Mi stesi sul giaciglio di paglia vicino alla porta e iniziai a canticchiare una canzone che mia madre mi cantava quando ero piccola. Ahren si unì a me, con grande sorpresa scoprii che la conosceva anche lui.
"È il miglior rimedio all'insonnia" dissi, sbadigliando.
"In questo momento mi addormenterei anche senza" scherzò lui.
Finì di sistemare le nostre cose e poi si rannicchiò nell'altro letto, sussurrandomi: "Buonanotte"
"'Notte" risposi.
Mi addormentai istantaneamente, allineando il ritmo del mio respiro con il suo e guadando fuori dalla finestra, in parte coperta di edera, le stelle che illluminavano il cielo.

Mi svegliai di colpo, sudata e tremante. Capii allora di aver fatto un brutto sogno e provai a riaddormentarmi, ma la troppa sete me lo impediva. Presi allora una moneta d'argento dalla bisaccia di Ahren e la strinsi in mano mentre aprivo la porta della nostra stanza con fatica a causa della serratura e mi avviavo a scendere le scale e ad andare al bancone dell'atrio per comprare una brocca d'acqua. Stavo per aprire la porta che dava sul bar quando mi fermai, incuriosita da alcune voci.
"Gli elfi stanno chiedendo a chiunque se si è vista una ragazza, spesso nascosta in un cappuccio, accompagnata da un uomo. Dicono che chiunque riveli la loro posizione verrà ricompensato generosamente"
"Che aspetti allora? Domani mattina Vai a Finnar e avvisali"
Era il proprietario della locanda ad interloquire con un altro uomo, che non avevo visto in precedenza. Corsi su per le scale cigolanti, ansimando per il terrore. Entrai sbattendo la porta e mi gettai su Ahren.
"Ahren! Svegliati! Dobbiamo andare via. Subito! Gli elfi stanno per scoprire la nostra posizione perché hanno chiesto a chiunque informazioni su noi due in cambio di soldi, e il proprietario dell'ostello vuole andare a Finnar e rivelare la nostra posizione!"
Ahren si alzò immediatamente, il viso corrugato e spaventato.
"È quasi l'alba" lo esortai.
Prendemmo gli zaini, uscimmo di corsa e montammo a cavallo, mentre i nostri passi sul pavimento di legno secco producevano dei tonfi rumorosi.
"Spostiamoci verso nord e passiamo per il bosco, dove sarà più difficile trovarci"
Decise.
"Ahren, trasformiamoci. Solo così riusciremo a fuggire più velocemente. Io volerò sopra di te, e ti avviserò se davanti a noi ci saranno soldati elfici. Fidati."
Lui annuì, mi disse di indossare l'armatura e mi fece pronunciare una formula, la quale fece in modo che mi restasse addosso durante la mia forma di aquila e poi, con occhi pieni di orgoglio, disse semplicemente:"Rish'a". In una frazione di secondo si trasformò in una meravigliosa lince muscolosa dal pelo un po' arruffato. Non riuscii a distinguere il colore del suo manto, perché in un balzo era già sparito tra la boscaglia.
"Rish'a" mormorai, e in pochi secondi mi ritrovai a volare ad una cinquantina di metri di altezza. Adorai il vento che si infilava tra le mie piume e, incoraggiata da questo, battei le ali più velocemente per raggiungere Ahren.
Salii di quota per ammirare il sole che superava le montagne al mio fianco e timido incominciava la sua ascesa nel cielo. Viaggiamo per qualche ora, fino a quando non ci fermammo sotto un pino, stremati dalla fatica.
"Vado a catturare qualche lepre per la cena, tu intanto resta qui e prepara dei giacigli per la notte. Mi ritrasformai e, finito di sistemare due letti di foglie, mi sedetti con la schiena appoggiata al pino. Ripensai alla mia famiglia e mi venne nostalgia di casa, quando tutto era tranquillo e non dovoevo scappare e tenere segreta la mia posizione. Mia madre in quel momento probabilmente stava preparando la cena per mio padre, e lui facendo legna su al cottage. Ad un certo punto sentii dei passi dietro di me, scattai in piedi e mi girai per vedere se ci fosse qualcuno o se fosse solo un animale. Qualcosa mi colpì violentemente alla testa, e caddi a terra, priva di sensi, mentre realizzavo di avere dietro due soldati elfici che mi legavano le mani e i piedi.

L'Occhio Delle Dinastie ©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora