Capitolo 14

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JAMIE’S POV.

Sentivo le tempie doloranti e il mio corpo non rispondeva ai miei comandi. Tenevo gli occhi chiusi, forse per la stanchezza, forse per la paura; perché di una cosa ero certa: non mi trovavo sul mio divano.

Tastai il pavimento con i polpastrelli della mano sinistra e trovai solo polvere su polvere. Schifata, ritrassi la mano. Poggiai la testa sul muro ed aprì lentamente gli occhi.

Una luce soffusa proveniva dal una finestra appannata dalla sporcizia posizionata in alto, il muro era nero a causa della muffa e l’umido filtrava lungo le mie ossa. Il mal di testa aumentava sempre di più ed avevo dei ricordi sfocati del momento in cui mi avevano presa. Uno, due o tre giorni fa; non ricordavo. Non sapevo da quanto tempo ero chiusa lì dentro, non sapevo chi erano, non sapevo cosa volevano da me, volevo solo che qualcuno venisse a portarmi via da quel posto orribile.

Chiusi gli occhi, ma delle voci provenienti dal piano sottostante fecero scattare in alto le mie palpebre ed avvicinai l’orecchio destro al pavimento, fregandomene della polvere.

“Louis deve imparare a trattare bene Ben, ha ritardato con il denaro, è vero,  ma non doveva ricattare né lui né la sorella”-diceva una voce roca, rovinata dal fumo. In quell’istante batté la mano su un tavolo e il rumore risuonò contro il pavimento.

Avvertì dei passi salire pesantemente le scale e mi riposizionai alla posizione precedente, fingendo di dormire.

La porta di ferro arrugginito venne aperta e richiusa con forza. Dei passi pesanti si avvicinavano sempre di più, accompagnati da un tonfo di whisky. La figura, sicuramente di un uomo, si inginocchiò davanti a me e sentì avvicinare il suo viso al mio orecchio.

“So che sei sveglia piccola!”-sussurrò, provocandomi dei brividi di terrore.

Cercai di mantenere la mia posizione, continuando a fingere di star dormendo.

“Ho visto i brividi e proprio in questo momento, ti si è formato un cipiglio fra le sopracciglia”-strascicò, alzando sempre di più la voce.

“Aprì gli occhi, sgualdrina!”-urlò ancora più forte

Questa volta, aprì lentamente gli occhi e riuscì finalmente a vedere chi mi stava urlando contro. Era un uomo sui 30 anni,la barba folta, i capelli neri e gli occhi castani. Mi fissava rabbioso, l’odore di whisky invadeva le mie narici e l’assenza di cibo nel mio stomaco mi face svenire.

Il vuoto.

LOUIS’ POV.

Salì velocemente in macchina e cercai di seguire il SUV che sfrecciava via dal secondo vicolo più avanti da dove mi trovavo. Cercai di premere sempre di più l’acceleratore, ma avevo il serbatoio vuoto.

“Dannazione!”-urlai frustrato, battendo i palmi sul volante.

Spinsi la macchina verso il distributore più vicino, circa 100 metri, e dopo aver fatto il pieno mi diressi verso casa. Avevo perso le tracce dell’auto che stavo inseguendo e non avevo scelta, se non quella di provare ad addormentarmi. Mentre stavo per inserire il freno a mano, notai un cellulare sul sedile dei passeggeri.

Era il suo telefono.

Era bloccato da un codice PIN ma potevo vedere l’anteprima dei numerosi messaggi da parte di Skyler e Rebecca.

Gettai un urlo frustrato e inserii il suo cellulare nella mia tasca. Entrai dentro casa e tutti, ovviamente, dormivano già. Cercai di far il minor rumore possibile e salì le scale in punta di piedi. Giunto nella mia stanza, posizionai la giacca sull’appendiabiti e conservai il denaro sulla scatola, che definivo la mia cassaforte, dentro l’armadio. Tolsi i miei indumenti e li poggiai su una sedia e mi infilai fra le coperte. Chiusi gli occhi,accarezzai l’anellino che mi univa a lei e l’ultimo pensiero fu:

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 18, 2015 ⏰

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