Capitolo 12

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Come previsto, Louis fu dimesso il giorno successivo. Aveva riacquistato il suo carattere solare ma anche fastidioso.

Nel tempo libero che avevo a disposizione, mi ero dedicata a svolgere i compiti che avevano assegnato durante questo periodo e, con grande sorpresa, riuscì a recuperare i compiti arretrati in ogni materia. Soddisfatta, dedicai il mio ultimo pomeriggio libero dal parrucchiere. Non per tagliare i capelli, ma per un mio capriccio che desideravo da tempo: realizzare dei riflessi blu. Sui miei capelli castani, quasi neri, stavano da dio. Non riuscivo a smettere di ammirare i miei capelli allo specchio.

Il mio telefono vibrò

“Da: Louis

Alle 16:30 fatti trovare sotto casa ;)

-L”

Puntuale come al solito, suonò il clacson e lo raggiunsi. Aprì la portiera e la richiusi con la maggior delicatezza possibile: era maledettamente protettivo verso il suo SUV nero.

“Buonasera”-disse sorridendo, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada

“Ciao”-risposi, ammirandolo nella sua canotta nera che fasciava perfettamente il suo petto e il suo addome, lasciando scoperti tutti quei disegni di inchiostro nero indelebile sulla sua pelle.

“Se continui a fissarmi, rischio di sciuparmi”-affermò rompendo il silenzio che si era appena instaurato nell’auto, con un sorrisino beffardo

Spostai subito lo sguardo verso il finestrino, sentendo le guancie andare a fuoco e trovando il paesaggio di Manchester estremamente interessante.

“Te l’ho già detto che sei dolcissima quando arrossisci?!”-mi domandò

“Credo di si”-risposi sottovoce

Continuò a guidare per una buona mezz’ora e non avevo la più pallida idea di dove mi stesse portando.

“Dove stiamo andando?”-domandai curiosa, incrociando le gambe sul sedile

“Innanzitutto togli le zampe dal sedile”-affermò corrugando la fronte

Sbuffai e feci come mi aveva chiesto.

“Ah!  I ragazzi e le auto” pensai.

“Adesso si ragiona. E comunque scoprirai presto che ti sto portando in un posto spec..”-affermò franando bruscamente e per poco non colpì la testa sul vetro.

“BRUTTO BASTARDO”-urlò suonando il clacson contro l’automobilista che si era fermato di colpo per girare senza aver inserito la freccia.

Continuò a guidare fino a quando giunse in una strada sterrata e in lontananza vidi un capannone un po’ rovinato dal tempo. Parcheggiò al lato e mi fece scendere dopo di lui.

“Vuoi uccidermi?”-domandai scherzosamente

“No, ma potrei farci qualche pensierino!”-rise socchiudendo gli occhi

“Ehi! Non sono poi così antipatica!”-affermai dandogli un colpetto sulla spalla

“Dai non fare storie ed entriamo”

Prese il mio braccio e mi trascinò letteralmente dentro il capannone. Aprì il grande portone chiuso da un vecchio catenaccio. Quando aprì, mi accolse una nube di polvere e cominciai a tossire. Facendo qualche passo, andai incontro a delle travi di legno sparse sul suolo che fui costretta a scavalcare. C’erano dei plastici, anche essi impolverati, appesi a mo di tenda. Louis li spostò al mio posto e mi fece entrare. Il capannone era molto più grande di quanto mi aspettassi, sul tetto mancava qualche tegola, filtrando così la luce solare tenue del pomeriggio. Le finestre erano vecchie ed appannate, rendendo l’illuminazione più fioca ma non troppo. C’erano due enormi tavoli alla mia destra e sopra di essi vi erano delle tele, fogli e colori di ogni sfumatura e di ogni tipologia; c’erano anche dei sacchi di argilla e stampi sporchi e consumati. Numerosi erano i pennelli, forbici, matite e gomme sparsi per i tavoli.

Legend || Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora