Lettera quinta

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26/07
Caro Mikey,
la settimana scorsa è stata in assoluto la più difficile qui. Mia zia ha preso l'influenza e ho dovuto sbrigare ogni faccenda, qui si svegliano alle cinque in tutto il paesino per mungere le mucche, le mie giornate sono un alternarsi di mansioni e lavori faticosi.
Ieri sono anche inciampato per le scale dalla stanchezza e cadendo mi sono fatto parecchio male alla gamba.
Mi manca da morire la Toman e la tranquillità di Tokyo, perché si caro Mikey, in confronto a questo luogo la città è tranquilla.
Tuttavia, non posso dire che sia tutto negativo. In quegli attimi di pace che il dolore mi lascia, osservo il cielo, gli alberi e quel maledetto lago. Qui riecheggia il suono di qualcosa di incontaminato, qualcosa che l'uomo non è stato in grado di danneggiare.
Ci pensi, Mikey, quanto sarebbe bello poter tornare anche solo per poco a quando avevamo 15 anni? Vorrei poter andare in giro sentendomi il padrone del mondo, temendo per la nostra vita. Mi piacerebbe sperare in uno scontro ben assestato con qualche gang di stronzi ambiziosi.
Forse, per qualche istante, vorrei poter tornare al giorno in cui ti ho conosciuto. Come con quella brutta faccia hai avuto il coraggio di chiedermi di diventare tuo amico.
E forse, per dei secondi quasi insignificanti, vorrei tornare a prima di conoscerti. Mi piacerebbe potermi guardare allo specchio, poter visualizzare il mio sguardo, potermi rendere conto di quanto è cambiato.
Quel Ken Ryuguji era un bambino spensierato, senza troppi problemi e senza ambizioni particolari. Era tranquillo, ma era incompleto.
Ti lascio consapevole che sto per andare a lavorare, è l'alba e il lago mi invita a gran voce a trascorrere una giornata con lui.

Draken

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