Conclusione

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Aspettai tre giorni, il tempo che di solito impiegavano le lettere ad arrivare, nessuna risposta. Sapevo con certezza che Draken non avrebbe mai ignorato le mie parole. Indugiando meno del solito, infilai qualche effimero oggetto in un grande zaino e partii. Mi ricordavo a malapena la posizione della casa dove Draken stava, ma la determinazione non mi mancava. Con la mia moto, comprata da poco, sapevo di non poter percorrere le strade scoscese di cui Draken raccontava nelle sue lettere, così partii con l'automobile di Mitsuya. Arrivai alla fine di un sentiero strano e mi fermai ad un bivio. Non ricordavo l'indirizzo, né tantomeno la direzione. Poggiai violentemente le mani sul volante e mi arrabbiai con me stesso, gridando come un idiota. Un uomo a bordo di una jeep malandata, mi si avvicinò.
- ti sei perso in campagna, ragazzo?
- è così, sto cercando la casa della signora Ryuguji.
- ah, pensavo che la casa ormai non fosse più frequentata.
- che intende dire?
- dopo la morte della signora, non c'è più andato nessuno.
Un brivido mi attanagliò. Mai come quel
momento mi sentii sperduto. Analizzai nella testa, in un istante, tutto il contenuto del mio scambio epistolare con Draken. Doveva assolutamente essersi sbagliato, quell'uomo aveva certamente capito male.
- devo raggiungere quella casa, per favore.
L'uomo si grattò il capo e ci pensò su un attimo, poi mi fece cenno di seguirlo.
La strada era veramente malmessa come Draken l'aveva descritta ed io non guidavo una macchina da anni. Il vecchi si fermò davanti al grande cancello che ricordavo bene, poi mi disse alcune cose.
- ragazzo, non so cosa devi fare qui, però sappi che nessuno ti aprirà la porta. La casa ormai è vuota.
- questo non è possibile, una persona era lì fino a 3 giorni fa.
Fu a quel punto che mi resi conto che c'era qualcosa che non avevo mai capito nelle lettere di Draken, lo capii nell'istante in cui il vecchio si tolse il cappello e mi diede le chiavi della magione.
- entra li dentro, poi vorrai parlarmi, sarò qui.
Camminai verso l'ingresso principale, percorsi il vialetto e mi guardai intorno. Non c'era nessun orto coltivato, nessun bestiame a cui pensare, nessun trattore da guidare. Vidi il capanno degli attrezzi, ma era sigillato a causa delle intemperie. Il mio cuore non era pronto a scoprire la verità, non voleva farlo. Entrai in casa, all'interno c'era un odore buono, era tutto pulito e sistemato. Passeggiai al piano di sotto, ma ciò che stavo davvero facendo era temporeggiare. Strinsi i pugni e spalancai la bocca. Gridavo a gran voce il nome di Draken. Nessuno in quella casa voleva rispondere, né Ken-chin, né sua zia. Mi tolsi la giacca e feci di corsa le scale fini al piano di sopra. Percorsi il corridoio e guardai dentro le stanze, poi, il mio cuore saltò un battito.
Vidi il dannato sgabello scricchiolante, il tavolo di legno troppo basso, la finestra, che però era chiusa. Immaginai Draken seduto lì e sapevo che almeno c'era qualcosa di reale nelle sue lettere. Entrai nella stanza. Il letto era l'unica cosa che risultava disordinata, sfatto, quasi come se qualche bambino ci fosse saltato sopra. Niente di quello che stavo vedendo era chiaro, ma poi voltai il capo verso l'angolo della stanza. C'era un cestino pieno di fogli accartocciati. Mi sedetti a terra e lo rovesciai. Ne presi uno a caso e lo aprii.
"Caro Mikey,
ti ho scritto questa lettera già migliaia di volte, e so che non ti arriverà neppure quella che ho sotto gli occhi. Tutto ciò che ti ho detto è solo una menzogna. Non sono in campagna ad aiutare mia zia"
La lettera finiva così, né presi un'altra frettolosamente.
"Caro Mikey,
stamattina i dolori mi stanno distruggendo, credo di non resistere fino a settembre. Ti racconto cose sul lavoro e su come mi sia stancato, ma la verità è che non ho mai lavorato da quando sono qui, non c'è nessun lavoro da fare. Io riesco solamente a scrivere per te già dalla prima metà di luglio. La malattia mi sta portando via da questo mondo"
Presi di corsa un altro foglio incompleto. Cercai una data più recente, trovai un biglietto dei primi giorni di agosto.
"Caro Mikey,
non ho nemmeno la forza di mangiare, mi hanno messo uno di quei tubi che mangiano per me. Il giorno che verrai a sapere tutto io già non ci sarò più, l'unica cosa che temo è il tuo odio"
Un'altra lettera, con fretta, ancora più recente.
"Caro Mikey,
perdona tutte le cose che ti sono sembrate esagerate e sdolcinate, perdonami per essere scappato lontano da te. Dovevo proteggerti da questo, dovevo allontanare la morte da te"
"Caro Mikey
voglio poterti dire tutta la verità, questa storia mi sta uccidendo, le tue lettere sono fredde e piene di rancore. Voglio poterti abbracciare e dire che andrà tutto bene."
"Caro Mikey
ti voglio qui accanto a me nel momento in cui smetterò di esistere."
"Mikey, ho paura di morire da solo"
Quell'inchiostro scuro e scadente, si rovinò al contatto con una lacrima che aprì la strada a tutte le altre. Il pavimento di legno era diventato sfocato. Sentivo un disperato bisogno d'aria. Mi alzai barcollando, presi il mio zaino e ci infilai dentro tutto quello che avevo trovato nel cestino. Mi resi conto di non stare bene per niente quando provai ad aprire la porta, ma mancai la maniglia. Mi voltai all'improvviso e mi gettai su quella maledetta finestra, la aprii. Un vento meraviglioso mi accarezzò il viso e portò via le mie lacrime. Chiusi gli occhi e in quel vento sentii qualcosa. Quando li riaprii, portai una mano alla bocca e altre lacrime pesanti scesero sul mio volto. Il lago era meraviglioso.
Uscii dalla stanza velocemente, chiusi a chiave la casa, poi mi diressi dal vecchio.
- inizia a parlare - dissi con l'espressione persa nel vuoto.
- tu devi essere Mikey. Il ragazzo che è stato in quella casa per l'estate mi ha parlato di te, mi ha detto che saresti venuto. Ken Ryuguji si chiamava, il nipote della vecchia. Lei, è venuta a mancare questo inverno, il giovane è stato ai suoi funerali, lì ci siamo conosciuti. Credo che sapesse tutto anche all'ora. Una malattia di quelle brutte, l'ha portato via due giorni fa. Sono stato io stesso a trovarlo, sapevo che stava male, così lo andavo a trovare due volte al giorno. Non mi ha aperto la porta, avevo una copia delle chiavi e sono salito.
- mi descriva la scena - chiesi interrompendolo. - non è meglio risparmiartelo?
- mi descriva la scena.
- lo sgabello era a terra, le lenzuola erano nella sua mano destra, come se la avesse tirate con forza. Era sdraiato con il volto verso la finestra e nell'altra mano teneva una penna. Credo che questa sia tua, l'ho trovata sulla scrivania.
Il vecchio, mi diede una busta da lettere. Non avrei più voluto vederne una per il resto della mia vita, ma decisi che avrei fatto quell'ultimo sforzo.
"Caro Mikey,
so che stai pensando di avere ragione, ma ti assicuro che tutto questo ha una spiegazione. Non preferirei mai questo luogo alla mia città, te lo posso giurare. Perdonami, mio comandante, ma devo disubbidire a un tuo diretto ordine. Sento la tua mancanza, ma sto bene qui e ci devo restare ancora per un po'. Sono certo che un giorno vedremo quel lago insieme, e sono certo che"
La lettera si interrompeva esattamente in quel punto. Chinai il capo e la strinsi al petto. Nella busta, c'era anche un'altra cosa questa volta.
- è il contratto della casa, ha fatto il passaggio dell'intera proprietà a tuo nome, una firma lì ed è tutto tuo. Mi ha detto di dirti che non gli importa cosa vuoi farci, ma voleva lasciarti qualcosa di concreto.
Salii in macchina senza dire nemmeno una parola al vecchio. Misi tutto ciò che avevo raccolto sul sedile posteriore e partii a gran velocità. Dopo circa quindici minuti, ero arrivato. Percorsi un breve tratto di strada alberata a piedi e mi ritrovai davanti quello stramaledetto lago. Era bello esattamente come Ken-chin mi aveva detto. Caddi sulle ginocchia in riva alle sue sponde e gridai come un bambino.
- mi avevi chiesto di venirci con te! Dovevi essere qui accanto a me!
Mi strozzai con le parole e poi gattonai in acqua.
- ti avevo ordinato di tornare a casa! Non si discutono mai gli ordini! Torna immediatamente a casa - dissi alla fine a voce bassa.
Le lacrime cessarono di scendere quando il vento incontrò di nuovo il mio viso. Uscii dall'acqua e feci il giro del lago. Trovai il punto più alto da cui si vedeva anche la casa. Fu piuttosto incredibile, ma scovai una roccia, che era nell'esatta traiettoria della finestra da cui Draken aveva osservato il lago. La fissai, la fissai per molto tempo prima di comprendere che da lì nessuno si sarebbe affacciato.

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