Casa, dolce casa...

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St amo viaggiando da ore oramai e dovrebbe mancare poco per arrivare all'aeroporto. Da quando siamo partiti non ho aperto bocca, nonostante i tentativi disperati della mia amica. Ogni volta che mi tornano in mente gli occhi grigi, freddi e crudeli di Patrick davanti, mi viene voglia di aprire la portiera e tornare a casa. Non per scappare, ma ho paura che possa fare qualcosa ai miei. Non posso sapere cosa ha in testa quel pazzo. Sono arrabbiata, perché ho pregato i miei di rimanere a casa, nel caso fosse successo qualcosa, ma nulla. Non c'è stato modo di discutere, soprattutto con Trevor, che ha ribadito la pericolosità della situazione. La sua voce era seria, ma gli occhi ingannavano il suo autocontrollo. In quegli occhi potevo percepire la preoccupazione, cosa che mi ha fatto smettere di indugiare notevolmente. Forse è meglio che mi allontano da Burgsville. Ormai è alquanto ovvio che l'oggetto del suo interessamento sono io. Lo so, ne sono certa. Non c’é un altro motivo per cui Patrick debba tornare in una città come Burgsville. Non so cosa potrei fare nel caso me lo trovassi nuovamente davanti. Non so se reagirò nel modo giusto. È inevitabile lo sconto e ne sono consapevole. Ricordo il terrore che provai nel vedere la mia migliore amica svuotata della propria vitalità. Tra le mani di un assassino, che non conosceva pietà o amore. Nei suoi occhi non c'era altro che rabbia per essere stato respinto e rancore nei confronti di Elizabeth. Eppure l'avevo avvertita così tante volte. Non abbastanza, perché la mia amica si allontanasse da quel mostro. Mostro come me, d'altronde. Sarò anche fredda, permalosa, cattiva delle volte, ma non arriverei mai a uccidere qualcuno per vendetta. Anche se non ho ancora capito se è il rifiuto della mia amica ad aver scatenato la sua rabbia, o sono io. Lui aveva provato a persuadere anche me, ma fin dal primo momento ho messo in chiaro la situazione. Io e Patrick insieme? Mai e poi mai! Non posso smentire che l'attrazione verso il licantropo era forte inizialmente. La sua calma esagerata, il modo in cui ti guardava, anzi fissava. Come se fossi una cosa sua, come se avesse il pieno controllo su di te. Se solo mi fossi fidata del mio istinto...Se solo avessi avuto qualcuno a cui raccontare il tutto. Ora anche Vivy sa cosa è successo, ma come posso essere sicura che non mi giudichi come un'insicura, una vigliacca? Mi volto verso di lei e vedo che si è addormentata con la testa appoggiata sulla spalla di suo fratello. Ha un'espressione così serena, ignara di ciò che potremmo incontrare in Scozia. Ignara di quanto le creature possano essere crudeli. Subito scaccio dalla testa i pensieri negativi su ciò che potrebbe pensare l'angelo su di me. Se è rimasta al mio fianco, invece di rimanere con i suoi, vuol dire che ha accettato i miei innumerevoli difetti. E Alex? Perché non si è ribellato alla decisione dei suoi genitori sulla nostra partenza? Soprattutto, cosa ne pensa di questa faccenda? Non riuscivo a capire cosa pensava quando Trevor ha pronunciato il nome di Patrick. Non riesco tutt'ora a capire il motivo per il quale mi sembrasse arrabbiato. Non mi meraviglierei se fosse arrabbiato per il nostro viaggio. L'unico motivo per cui è qui, è sua sorella. Guardo il suo profilo e noto che è immerso tra i pensieri, mentre guarda le alte montagne all'orizzonte. Ne approfitto per osservarlo. La pelle diafana, il naso delicato, gli zigomi scolpiti, gli occhi illuminati dai pochi raggi che il sole riesce a far passare attraverso le nuvole grigie. I rifessi sui capelli morbidi. Ti fa venir voglia di passarci la mano tra quelle ciocche che gli ricadono sulle guance. La macchina traballa un pò e la testa della mia amica rischia di scivolare. La mano di Alex scatta subito e riappoggia il capo, con delicatezza, contro il poggiatesta. Sono alquanto stupita dai suoi riflessi così rapidi. Solo quando alza gli occhi su di me, mi accorgo che lo sto ancora fissando. Nei suoi occhi lo vedo ancora. Quel sentimento che non viene alla luce. Delusione, pietà, rabbia, ansia? Cosa? Dimmelo Alex te ne prego. Pochi secondi che durano un'eternità.....e poi i suoi occhi tornano al paesaggio fuori. Non posso fare altro che rimettermi le cuffie e aprire il blocco da disegno. Ho bisogno di distrarmi per mandar via questa sensazione, che mi fa sentire più morta di quanto non lo sia già. Sentirsi completamente svuotati di tutto. Non avrei dovuto permettergli di entrare nella mia testa e devo trovare il modo per mandare via questa nostalgia costante di lui. Anche se è a un metro da me. Stringo gli occhi forte e quando li riapro, vedo Jason mentre mi guarda dallo specchietto retrovisore. Questa volta mi volto io. Non voglio vedere altri occhi accusatori. Cerco di svuotare la testa e mi concentro sulle parole della canzone. Strano, i testi hanno senso solo in determinate situazioni. "You're so stupid to see....what you're doing to me. You're making me loving you...." le note di Nikki Flores mi accompagnano per il resto del viaggio. La villa è una di quelle del 600', con tanto di scale di legno e camere ampie e spaziose. La facciata non è stata curata nell'ultimo periodo e le piante risalgono lungo la base, fino alle finestre del primo piano. La macchina si ferma davanti alla casa e io scendo dalla macchina per prendere la valigia. Vivy si sveglia al momento e si guarda intorno confusa "Siamo già arrivati?" dice sbadigliando. "Eh si dormigliona" le risponde Jason, sorridendole. Beata lei che può dormire e al risveglio trovare qualcuno che la rende felice con un solo sorriso. I miei occhi vanno dritti nella direzione dell'angelo di spalle. Si incarica di portare le valigie di tutti davanti al portone della mia, ormai nota, villa. Tranne la mia, che trascino senza problemi all'ingresso. L'interno è buio a causa delle tapparelle abbassate e mi cingo ad far entrare un pó di luce. So bene dove mettere i piedi, conoscendo ogni più piccolo dettaglio di questa casa immensa. La luce illumina i mobili del soggiorno coperti dalle lenzuola e pochi secondi dopo, essi sono di nuovo scoperti. Gli altri finalmente entrano in casa e dal sorriso di Vivy capisco che lo stile della casa è di suo gradimento. Lo stile Barocco è il mio preferito, con tutti quei dettagli minuziosi e le decorazioni che delineano ogni spazio libero, creando armonia e sinuosità. "Bè, eccoci qui. Casa dolce casa" dice Tom allargando le braccia. "Se il soggiorno è così grande, non immagino neanche come potrebbero essere le camere" dice la mia amica con entusiasmo. Eppure casa sua non è tanto diversa, mi dico. Io le sorride "Perché limitarci all'immaginazione? Andiamo a vedere le camere." le dico prendendole la mano e trascinandola via da sotto il braccio di mio fratello. Non sembra prenderla bene, ma gli uomini non devono mettersi contro di noi. Non in casa mia, mi dico, mentre superiamo il belloccio appoggiato a braccia incrociate alla porta. Andiamo al secondo piano e percorriamo il corridoio a destra, finché arriviamo davanti alla penultima porta. La spalanco e spingo Vivy dentro. Lei rimane a bocca aperta vedendo l'altezza del soffitto. Nel letto potrebbero dormire 3 persone, tranquillamente. Le faccio vedere il piccolo bagno privato con tatto di vasca da bagno. La cabina armadio è altrettanto grande, il che a me non gioca tanto. Diciamo che non ho così tanti vestiti da preoccuparmi di avere spazio sufficiente per tutto. La mia amica sembra invece entusiasta e non ne dubito dopo aver visto il suo di armadio. Se non fosse per il suo carattere, l'avrei scambiata tranquillamente ed egoisticamente a una snob. Intanto che lei si guarda in giro, io esco dalla stanza e mi dirigo verso la stanza accanto. La luce che mi colpisce gli occhio, stringe i miei occhi in due strette fessure. Dovrei esserne disturbata, ma non mi dispiace, invece. Ogni oggetto nella stanza è rimasto al suo posto. Il letto è ordinato e coperto per metà da cuscini. Le tende azzurre e leggere rendono la stanza ancora più luminosa e conferiscono eleganza a tutto l'arredamento. Anche la mia stanza ha i servizi e una cabina armadio, anche se più piccola delle altre stanze. Come ho già detto, a me sta bene. Finalmente un posto dove posso sentirmi a casa. Subito i miei occhi cercano gli oggetti che ho tenuto con me per anni. Il panda grande quanto una persona in un angolo della stanza. I due occhi luccicanti mi guardano sempre allo stesso modo. Non mi sono mai accontentata delle piccole cose, per questo i miei hanno portato un regalo del genere dalla Cina. O meglio, ciò che Charity mi ha portato come dono. Ormai la pelliccia e ispida al tatto, ma non ci penso due volte prima di buttarmici sopra. Circondo le sue grandi zampe intorno alla mia vita, appoggiandomi alla sua pancia. Un posto perfetto. L'ho sempre considerato in questo modo. Guardo il soffitto, dove sono appese una miriade di piccole gocce di cristallo. La luce crea degli effetti stupefacenti sulle pareti, colpendole. Sui muri sono appesi i miei disegni e alcuni sono anche guardabili. Racchiudono un'immensità di sensazioni differenti. Dall'ira, alla gioia, al senso di pace, fino alla totale confusione. Forse potrei attaccarvi anche i miei nuovi disegni, ad esempio il ritratto di Miracol. Miracol!! Non l'ho neanche avvisato o, quantomeno, salutato prima di venire qui. Ero troppo presa dalla sensazione di smarrimento. E solo al pensiero, eccola tornare. Qualcuno scosta la porta e per poco non salto addosso a Vivy. I ricordi hanno la meglio sul mio autocontrollo. Non mi piace, per nulla! L'angelo mi guarda confusa e io le sorrido, facendo finta di nulla. Altro che cuore in gola, se ne avessi uno, lo avrei vomitato sul pavimento di legno. "Wow, non avrei mai immaginato una stanza del genere per te" confessa, guardando dentro una lampada di lava sul comodino. Presa dai mercatini delle pulci di Manchester. "In che senso?" "Nel senso che la luce, le decorazioni dai colori tenui....non so, hanno qualcosa di magico. Di pulito...ma non che tu non lo sia" rimango senza parole. "N, hai ragione. In fondo io sono una creatura della notte. Viscida, "sporca"...a confronto di un angelo" dico amareggiata. "Non intendevo dirti che sei sporca, Hope. Solo che aspettavo qualcosa più....gotico o dark" dice cercando le parole giuste. Bè, la capisco, in fondo sono io che ho dato un'immagine così di me. "Ho capito. Non ti preoccupare" dico, cercando di essere convincente. Butto la valigia sul letto e inizio a sistemare le mie cose. "Allora, cosa si può fare di bello in questo posto?" chiede "Il cibo di certo non manca....sai, ci sono tanti di quelle specialità che puoi trovare nel bosco" "Ah, c’é un ristorante anche nel bosco? Wow" dice, ma poi capisce cosa intendevo io. Mi guarda inorridita e io scoppio a ridere. Lei mi segue a ruota. Ci buttiamo sui miei vestiti sparsi sul materasso e rimaniamo a parlare di tutto, fuorché del motivo per il quale siamo finite in una villa isolata dal resto della civiltà. Si prospetta una magnifica vacanza. Sperando non ci siano interruzioni o spiacevoli sorprese. Eppure la sensazione di disagio non mi abbandona...

The Light side of DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora