Momento atteso....temuto

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Passando alcuni giorni durante i quali rimaniamo segregati in casa. Nessuno si lamenta di volere il contrario. Per quanto mi riguarda, l'unico mio quotidiano percorso e quello che va dalla cucina in camera mia e viceversa. Sono chiari i tentativi di Vivy e di Tom di far uscire parole dalla mia bocca, ma mi sembra che qualcuno mi abbia privato della lingua. Non saprei neanche cosa dir loro, in realtà. La mia è stata una stupidaggine, una stupidaggine che mi poteva costar caro. Jason è sempre sulle sue, anche se le occhiate che mi lancia mi fanno capire che nota la mia presenza in questa vecchia casa. Una persona che, invece, è indifferente ai miei sospiri, anche finti, è l'angelo. Alex che ha voluto privarmi della vista del suo sguardo cupo. Forse per evitarmi un altro senso di colpa....un altro rimorso. Non posso fare a meno di pensarci. Di pensare a come sarei in questo momento senza la presenza degli angeli. Senza la "sua" presenza. Vuota. È l'unica parola che mi viene in mente pensando alla mia esistenza prima di tutto questo. E giuro che non mi importa se adesso sento solo la sofferenza. Dopotutto sembro meno morta visto che provo questa sensazione. Assaporo ogni lacrima che sgorga inevitabilmente da questi occhi quasi umani. Anche ogni fitta al cuore mi da ragione di vivere. Ma come sarebbe se fosse la gioia quella che io sento? Sarebbe così tragico se anche la mia anima dannata si rincuorasse? Percorro a piedi nudi il tappetino che giace sul pavimenti che porta alla cucina. Nella dispensa so già cosa cercare. Jason e Tom hanno fatto rifornimenti, consapevoli che non ci avrei pensato due volte prima di uscire di casa se fossi stata assalita dalla sete. Prendo una sacca di sangue e affondo nella plastica i denti saziando questa maledetta, eterna sete. La casa è immersa nel silenzio, ognuno chiuso nella propria stanza da letto. Sembra tutto così triste, così privo di vita. Non dovrei esserne stupita, ma immaginavo un soggiorno diverso. Sarà che sono stata io a rompere anche quel sottile filo che ci univa? Non posso stare qui ad aspettare che quel maledetto essere faccia la prima mossa. Dobbiamo pur "vivere" nell'attesa di una possibile fine. Butto la sacca nel cestino mi avvicino con passo deciso verso l'atrio, gridando i nomi degli abitanti della casa. "Scendete. Ora!". grido con tutto il fiato in gola. Grido come fossi in preda a una crisi isterica e forse è così. Il primo a scendere le scale è Alex che si catapulta giù in fretta e furia. Sta ancora mettendo la maglietta, mentre si avvicina in fretta e furia. Ne approfitto per ammirarlo con tutta la calma. Pochi secondi ed eccolo che mi guarda con occhi preoccupati e , non ne sono certa, pronti ad affrontare qualsiasi evenienza. "Che succede??" chiede mentre anche gli altri ci raggiungono. Aspetto che arrivino gli altri per parlare. "Allora?". Guardo negli occhi le persone che condividono con me la mia casa dell'infanzia. Non posso permettere di pensare a questo posto come a un luogo freddo e inospitale per il rapporto tra me e coloro a cui sono affezionata. Si, lo sono. A ognuno di loro sono legata, anche ad Alex. Con lui è una cosa un poco più complicata.

"Mi annoio" sentenzio incrociando le braccia. Vivy alza un sopracciglio mentre lo sguardo di mio fratello si acciglia.

"E ti serve gridarlo ai quattro venti? Pensavo fosse successo chi sa cosa!" Il tono duro di Jason non mi intimorisce.

" È successo qualcosa! Sembriamo dei fantasmi in questa casa. Solo perché c'è il pericolo la fuori non significa che dobbiamo rinchiuderci dentro le nostre stanze". Vivy annuisce, anche se poco convinta. "Parli proprio tu che ti chiudi dentro la camera da una settimana" dice Tom cercando di farmi sorridere, ma non riesce nel suo intento. "Sto impazzendo in questa casa. Se rimango ancora dentro queste mura, giuro che impazzirò. Vi avviso, non sarò più responsabile delle mie azioni" dico schiettamente. "Hope ha ragione. Anche io rischio di fare scenate" dice la mia amica e cerco di ignorare il chiaro riferimento al mio comportamento. " Andiamo, ci possiamo anche divertire per alleviare le tensioni" continua lei, guardando implorante e mettendo la mano sul braccio di mio fratello. Quel gesto sembra addolcire lo sguardo color miele di mio fratello. Potrebbe essermi utile questa fantastica capacità di persuasione di Vivy. Ma sono certa che funzioni solo con Jason e credo di sapere il motivo. Mio fratello lancia un'occhiata all'angelo al mio fianco e annuisce dopo quelli che sembrarono attimi infiniti. Vivy squittisce di entusiasmo e io sorrido, felice di aver fatto qualcosa di buono. "Si va al Dukdynight tra due ore." esordisce Jason. Il Dukdynight è un pub a qualche chilometro dalla nostra residenza. Ci andavamo tutte le sere in cui c'era da celebrare un evento importante quando ero piccola. Io e mio fratello eravamo soliti a prendere Aberdeen Angus, un filetto di manzo dal gusto rustico. Entrambi lo prendevamo decisamente al sangue, già indirizzati alla nostra odierna natura. Mi lecco le labbra al ricordo, anche se sono consapevole del fatto che non sentirò più quel sapore. Mi volto verso Alex e lo vedo spostare gli occhi dalla mia bocca alle sue mani, con fare indifferente. Perché mi stava guardando le labbra? Mi viene naturale morderle mentre lui alza nuovamente il capo. Arrossisce un poco e io sorrido all'idea di essere la causa del suo imbarazzo. "Io vado a prepararmi" dice con il solito tono neutro e si avvia su per le scale. Sale le scale tre gradini alla volta, consapevole del mio sguardo sulla sua schiena. Infatti, prima di andare in camera, si volta a guardarmi in viso. Non mi accorgo nemmeno che Vivy mi sta parlando e solo quando Alex scompare mi volto a guardarla e a cercare di concentrarmi su ciò che mi sta dicendo. Mi prende la mano e mi trascina in camera sua. Mi chiede di chiudere la porta e inizia a tirare fuori i vestitini più carini nel guardaroba. "Quale dovrei mettere secondo te?" dice avvicinando un vestito lillà al corpo e specchiandosi al grande specchio a muro accanto al guardaroba. Non mi ricordo neanche quanto tempo sono rimasta nella stanza e quante decine di vestiti si è provata la mia amica prima di optare per il primo vestito che aveva messo, quello lilla. Si fa consigliare anche per l'acconciatura e quella è l'unica cosa sulla quale mi da ascolto. Le raccolgo i capelli in una coda e le metto un nastro viola tra i capelli, in pandan con le ballerine ton su ton. Quando arrivo finalmente nella mia stanza è già passata un' ora e non so davvero che mettere. Alla fine opto per maglietta di pizzo grigia con una giacchina di pelle, jeans neri e snieckers grigie con borchie. Il massimo dello stile insomma, dico sarcastica guardandomi allo specchio. Libero i capelli dallo chignon e lascio cadere sulle spalle i morbidi ricci. Li raccolgo da un lato, tanto per non averli tutti sul viso. Potrebbe andare per una serata con gli amici? O meglio, sono presentabile come Vivy? Un pensiero si fa largo tra gli altri...che ne dirà l'angelo? Lo scanso via e prendo solo il cellulare nel sentire gli altri scendere al piano di sotto. In salotto trovo Jason, Tom e Vivy seduti sul divano a parlare di come arrivare al locale, invece Alex è appoggiato alla parete con le braccia incrociate. Non capisco perché non partecipi mai alle discussioni. Chiudo leggermente la giacchina quando mi squadra da testa a piedi, consapevole della esagerata trasparenza della maglietta. I suoi occhi si staccano da me come si erano posati. Inespressivi. Forse avrei dovuto optare per qualcosa di più sobrio oppure un....ma insomma!!! Se non gli piace come mi vesto può evitare di guardarmi. Io, invece, lo osservo eccome. La camicia semiaperta mostra un petto liscio e la robusta muscolatura delle braccia è chiaramente visibile. Sembra che anche Tom abbia pensato per la stessa camicia, ma la sua è meno "capiente" diciamo. Si alza e mi da un bacio sulla fronte, un gesto che trovo dolcissimo, ma inutile direi. "Sei bellissima...quando non sei di cattivo umore" mi dice malizioso. Io scuoto la testa e lui ride. Rido anche io e ignoro lo sguardo dell'angelo. Gelosia? Si ti piacerebbe Hope.... Saliamo sul taxi che ha chiamato mio fratello e ci prepariamo ad una serata insolitamente piacevole. Almeno spero. Il Dukdynight è piccolo, ma molto frequentato la sera. Questa volta mi ritrovo seduta tra Vivy e suo fratello. La cosa non mi entusiasma, ma inutile dire che è non mi dispiace. Quando la macchina sbanda la mia gamba tocca la sua e ogni volta ecco un'altra scossa. La sua figura possente non mi lascia modo di avere più spazio tra noi, anche se lui c'è ne di spazio tra lui e la portiera. Se volesse potrebbe allontanarsi evitando così di toccarmi, ma sembra che la cosa non gli interessi. Mi sa che sono io l'unica a farsi film mentali e paranoie. Ha poggiato una mano sulla coscia e io ne approfitto per guardare l'anello che porta all'anulare. Ha delle piccole incisioni scure con piccole pietruzze incastonate nel mezzo. Esse emergono molto chiaramente dallo sfondo scuro, quasi consapevoli di essere ben visibili nonostante siano circondate dal buio. La luce nelle tenebre. Rimango a fissare l'anello e a cercare di capire cosa potrebbe rappresentare e chi potrebbe essere colui che glielo ha donato. O colei... Non mi sono mai chiesta se avesse una ragazza prima di venire a Burgsville. Forse tutt'ora ha una ragazza. Poi penso a Carsy e scarto quest'idea, anche se la cosa non mi rende meno irrequieta. Strano che non le abbia chiesto di venire, però. Quando arriviamo, il pub è semideserto. Immaginavo che alle nove ci sarebbe stata più gente, ma ci sono solo alcuni tavoli occupati. Ci sediamo anche noi e subito Rosemary è da noi. Non è cambiata per nulla, neanche nel suo antiquato modo di vestirsi. I capelli rossi sono legati nella solita coda di cavallo disordinata e il grembiule verde le avvolge i fianchi tondi. Sul suo volto si forma un sorriso illuminante appena ci riconosce. "Oh miei cari ragazzi, da quanto siete arrivati?" dice mentre io e Jason ci alziamo per abbracciarla. Il suo profumo di cannella mi entra nelle narici e assaporo il ricordo dell'infanzia. La mia cara Rosemary. Le raccontiamo che siamo in Scozia per una piccola vacanza con gli amici. La vecchia cameriera non fa ulteriori domande, anche se un'occhiata agli angeli la lancia. Ci chiede cosa voliamo ordinare ed io e Jason esclamiamo Angus all'unisono. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere, cosa che non facevamo da molto, molto tempo. Cosa che mi è mancata, però. Gli altri si fidano di noi, solo Alex prende una bistecca di cervo. Arriva l'alternativo, mi dico. Mangiamo chiacchierando del più e del meno, cercando di non pensare alla causa per la quale siamo così lontani da casa. Rimaniamo per diverse ore e intanto la sala inizia a riempirsi di gente. Vampiri e non. John, il marito di Rosemary ci viene a dare il benvenuto e si avvicina alla jukebox per mettere "Girls just wanna have fun". Vivy si alza di scatto " Questa va ballata!" dice trascinandomi nel mezzo del pub. Inizia a muoversi con movimenti bizzarri e non posso fare altro che imitarla. Un attimo e anche altre persone si uniscono a noi, dalle coppiette anziane ai bambini. Uno sprizzo di vitalità si infonde nel locale e tutti sembrano divertirsi. Guardo la mia amica ridere di gusto nel ballare con un bambino piccolo. Un vero angelo, penso. Qualcuno mi prende la mano e mi fa girare su me stessa. Tom mi mette la mano sul fianco e iniziamo a girarci velocemente. "Ti prego basta, adesso cadiamo" cerco di dire senza smettere di ridere. Giriamo ininterrottamente e riesco a vedere Vivy trascinare un riluttante Jason sulla pista. Lei lo incita a muoversi più freneticamente, finché anche loro iniziano a ballare come noi. Alex rimane a guardarci, almeno finché una mora non gli chiede di ballare. Con mia grande sorpresa e sua chiara delusione, Alex scuote la testa cercando di sorriderle. Poi mi guarda e non posso fare altro che sorridere di più. Sciocca, mi dice la voce nella mia testa, ma questa senso di soddisfazione non scompare. La ragazza torna a scatenarsi con le amiche e quando torno a guardare il nostro tavolo, Alex è scomparso. Mi guardo in giro, cercando di scorgere la sua elegante figura, quando Tom si ferma improvvidamente. Mi volto e trovo l'angelo, mentre chiede a Tom di lasciarli la "dama". Già, sono proprio l'immagine perfetta di una dama dolce e delicata. Guardo Tom sperando dica di no, ma lui si limita a dire "Certo." Ma no! Non oppongo resistenza quando prende il posto del cavaliere bianco. La sua mano si ferma sul fianco e l'altra stringe la mia. Non stacca gli occhi dai miei e io rischio di sprofondare in quel verde. Non ride come Tom, ne sorride e io lo stesso. Smetto di sentire il suono della musica, come fossi dentro una bolla. Perché mi fa questo effetto? "Sono contento che ti sia tornato il sorriso in volto" mi confessa. Per un momento non so cosa rispondergli. "Era colpa mia se gli altri avevano smesso di farlo. Dovevo fare qualcosa per rimediare" rispondo, distogliendo l'attenzione da me. Il sorriso è tornato suo di viso non l'ho ancora visto .Lui mi sorride lentamente, come se mi avesse letto nel pensiero. In quel momento trovai il sorriso come il gesto più dolce che un ragazzo poteva fare. La dentatura perfetta circondata da labbra carnose. Era il sorriso perfetto per un viso altrettanto perfetto. Solo in quel momento notai il piccolo neo sopra il labbro superiore. Eppure credevo che gli angeli non avessero tali "imperfezioni". Non era qualcosa che stonava sul viso di un angelo, lo rendeva un pò più umano. Un pò più diverso, proprio come me. Automaticamente risposi al suo sorriso e iniziammo a ballare tra una canzone e l'altra. Nonostante la mia totale incapacità nel ballo, non avevo ancora pestato i piedi di nessuno. Era come se mi stesse trasportando lui, come se fossi sollevata da terra. Grazie al cielo non avevo messo tacchi, altrimenti sarebbero già volati in testa a qualcuno. Non so neanche per quanto tempo ballammo, forse ore. Quando la musica si fermò e noi, con mio grande dispiacere, con lei, il pub si era svuotato quasi. Per tutto il tempo Tom si era messo a parlare con la mora che ci aveva provato con Alex. Almeno ha trovato compagnia, parlo di entrambi. L'angelo che mi tiene ancora la mano non voleva ballare con lei, anche se è una bellissima ragazza, ma con me l'ha fatto. Anzi, era stato lui a chiedermi di ballare. Solo quando ci sediamo mi lascia la mano e mi sento persa, come se avessi perduto qualcosa di essenziale. "È ora di tornare a casa, è tardi." dice mio fratello senza neanche sedersi. Io vado da Rosemary che sta portando in cucina i bicchieri da pulire per salutarla. Lei poggia tutto sul bancone e mi abbraccia "È un bel ragazzone. Dagli una possibilità" mi dice nell'orecchio e mi fa l'occhiolino. Io rimango basita, conscia di chi parlasse l' "anziana" cameriera. Mi limito ad annuire e a raggiungere John per salutare anche lui. Dopodiché torno dal gruppetto e ci fermiamo all'ingresso, mentre anche Jason saluta i proprietari. Tom intanto sta salvando il numero della mora e io alzo gli occhi al cielo. Incorreggibile il don Giovanni. Guardo Alex che si sta mettendo la giacca e mi ritrovo a fissarlo. Ancora. È più forte di me, soprattutto ora che so che non è del tutto disinteressato nei miei confronti. Solo quando alza gli occhi gli do le spalle, facendo finta di nulla. Non voglio che sappia dell'effetto che mi fa la sua presenza. "Chi ha voglia di una passeggiata notturna?" chiede quello spavaldo di Tom, mentre ci dirigiamo verso la strada principale. "Ricordate perché siamo qui" dice cupo mio fratello mentre aspettiamo il taxi. "Esatto! Ma è troppo tardi. Patrick il pazzo trova sempre ciò che cerca" dice una voce e segue una risata agghiacciante. No, non può essere qui. Mi volto di scatto e mi sento gelare. Lui. Ci ha trovati..

The Light side of DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora