Capitolo 11

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Kassandra non capiva. Che strano posto quello che vedeva davanti a sé. Non si accorse nemmeno delle persone attorno a lei. Aveva occhi solo per il vampiro avanti a sé. Aveva notato quelle strane... non sapeva cosa fossero, cose, che la Guardia Reale le stava puntando contro. Fu allora che lo percepì. Un flusso di energia che ricordava molto bene, una sensazione piacevole la circondò e la costrinse a voltare lo sguardo. La vide. Immobile come una statua.

Dafne non riusciva a distogliere lo sguardo da Kassandra. Le mancò il fiato, il cuore prese a martellare nel petto, gli occhi le si riempirono di lacrime. Una mano calò sulla sua spalla. Hilda. Sua sorella le stava dando tutta la sua forza.

Kassandra non riuscì a smettere di guardarla. Era passato così tanto tempo che pensava non l'avrebbe più ricordata, invece eccola lì. Bella come sempre. Cresciuta. E molto. Non sapeva cosa dire. Aveva pianificato questo momento così tante volte. Alla torre sapeva perfettamente cosa le avrebbe detto se mai l'avesse rivista, ma ora... era come essere muti e voler urlare, sordi e voler ascoltare la melodia più bella, ciechi e desiderare solo di poter vedere il volto della persona amata. Fece l'unica cosa che il suo istinto le disse di fare. Fece un passo in avanti e allargò le braccia. Una lacrima rigò il suo viso, quella fu l'ultima cosa che ricordò prima che sua sorella l'abbracciasse così forte da toglierle il fiato. Cadde in ginocchio, portando con sé sua sorella. Dafne affondò il viso nel collo di lei e pianse. I singhiozzi che seguirono subito dopo furono un duro colpo per Kassandra. Sapeva che anche lei aveva sofferto per la sua dipartita. «So...so...sorella!» Dafne cominciò a balbettare mentre continuava a piangere. «Mi s...sei mancata tan...to!»

«Mi sei mancata tanto anche tu, sorellina cara!» Kassandra prese il volto di Dafne e con i polpastrelli le asciugò le lacrime. L'allontanò per osservarla bene. «Sei cresciuta molto. Sei diventata una splendida fanciulla.» Un'altra figura dietro attirò la sua attenzione. Una giovane con i capelli rossi si alzò e face qualche passo avanti. Nora non sapeva come comportarsi. Sapeva sempre cosa fare in ogni situazione ma ora...

«Nora?» Chiese Kassandra alzandosi, tenendo stretta la sorella.

«Ciao Kass.» Era imbarazzata. Dio... erano cinquecento anni che non vedeva la sorella e quella era l'unica cosa che riusciva a dire? Era a disagio, voleva solo abbracciarla. Forse Kassandra lo capì perché semplicemente le allungò la mano. Nora corse a perdifiato e si gettò su di lei.

«Come siete cresciute sorelline mie!» Kassandra le baciò numerose volte. Le sue sorelle si aggrapparono a lei come i vecchi tempi, quando cantava loro una canzone per dormire. Parlarono sottovoce e si dissero alcune cose prima che Sifus si alzasse. Fu allora che i guardiani decisero di andarsene. Quello era un momento troppo intimo. Era un momento di riconciliazione che mai avrebbero osato disturbare. Il re rimase fermo dov'era. Poi - come se un peso gravasse sulla sua coscienza - si allontanò.

Le labbra di Sifus tramarono. Lei era viva, era lì e sarebbe rimasta. Era una cosa che ancora non riusciva a credere. Kassandra lo guardò e nel suo sguardo rivide la giovane impertinente che era, ma anche altro. Vide la sofferenza che un tempo le era estranea. Le due sorelle la lasciarono andare. Lei si alzò, il suo abito tutto sgualcito e sporco. Non sapeva perché, ma aveva voglia di darsi una ripulita per il suo Maestro. «Kassandra...» Fu quasi un sussurro, ma lei lo sentì bene. Si avvicinò e lui fece lo stesso. Quando furono a meno di un metro di distanza l'uno dall'altro, Sifus si inginocchiò e chinò la testa in segno di reverenza. Pianse in silenzio, solo le gocce che caddero sul pavimento lo tradirono.

Le Cronache della Spada Sacra - REDENZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora