La fissavo come se questo potesse riportarla in vita, ma poi distolsi lo sguardo pochi secondi sospirando «Lo so, è passato un po' da quando ti ho fatto visita l'ultima volta.» sorrisi senza alcuna traccia di felicità «Dall'ultima volta ho fatto progressi...» annuii «Finalmente capirò chi ti ha fatto questo. Finalmente capirò perché papà ci mentiva. Ebbene mamma, ho la convinzione che papà non fosse quello che credevamo. Anche se queste parole mi fanno male al cuore, devo guardare in faccia la realtà.» giocai con un ciuffo d'erba distraendomi. «Sto cercando di essere quello che tu volevi. Ho trovato degli amici, si preoccupano sempre per me ma... io mi preoccupo di più per loro che di me. Sono brave persone.» Lasciai il ciuffo d'erba guardando il fiore posizionato lì da me. «Si, presto te li farò conoscere, ti sarebbero piaciuti.» questa volta sorrisi sinceramente e con una traccia di divertimento «Avresti offerto a Shelley una bevanda calda e a Brice avresti sgridato per il vizio del fumo.» ridacchiai ma durò poco.
Sospirai scrollando le spalle «Purtroppo devo andare.» Mi alzai e mi avvicinai alla lapide «Ci vediamo la prossima volta mamma.» sistemai meglio il fiorellino e proprio allora sentii una voce straniera poco distante «Se ti presenti qui domani mattina alle 8:00 il negozio di fiori è aperto.» sussultai guizzando subito lo sguardo sulla figura in ombra. «Scusa amico, non volevo spaventarti.» Disse alzando le mani «Di certo la signora gradirebbe dei fiori migliori.» Disse semplicemente senza sembrare invadente o senza giudicare.
Ridacchiai e annuii «Sicuramente è così. Ma si fa quel che si può.» la guardai alcuni secondi poi indietreggiai «Buona serata signore.» Disse il custode con un gesto della mano. Ricambiai per educazione e lo lasciai al suo lavoro.
Una volta tornato in macchina vidi Brice ridacchiare e Shelley con le braccia conserte e con il muso, era sicuramente imbronciata e potei scommettere cento dollari che fosse per una battuta di John. Aprii la portiera e mi sedetti davanti guardandoli. «Mi sono perso qualcosa?»
Brice riprese a ridere anche se cercava invano di trattenere le risate quindi rispose seccata Shelley «Nulla di importante. Solo il poco tatto che ha John.» da che guardavo Shelley il mio sguardo si spostò su Brice. Non potevo dubitare che avesse "poco tatto" quando si trattava di qualcosa di delicato, ma ero ugualmente confuso. «Shelley ha...» scoppiò in una risata molto rumorosa poi si calmo chiedendo scusa con un sorriso cercando di contenersi «Una volta Shelley ha versato del caffè in faccia a qualcuno. E non contenta anche il suo sandwich, per non parlare della figuraccia con la persona a cui è capitato tutto questo. Era la sua cotta!» Ridacchiò.
«È stato un incidente!» sbraitò la povera ragazza sentendosi giudicata. Ed iniziai a ridacchiare anche io. «Oh no, Sam! Anche tu ora?»
Scossi la testa con un sorriso «Le sventure ci fanno crescere, ne so qualcosa.» ridacchiai ricordando la mia sventura più eclatante. «Che intendi?» chiese Shelley confusa.
«Avevo una cotta da ragazzino. Non credo di poter definire i miei sentimenti così forti da dire che ero innamorato ma... la sensazione nel petto che ti fa ballare il cuore e ti toglie il respiro quando sapevo che era nella mia stessa stanza.» Mi persi nel rammentare cosa si provava ad essere completamente persi per qualcuno.
«Beh?» chiese Brice. Adesso era curioso anche lui. «Continuo se mi fai guidare.» dissi guardandolo. Lo sapevo che avrebbe accettato e infatti così fece. Scambiammo velocemente i posti e misi in moto. Ci allontanammo dal cimitero per tornare a casa. «Ero un ragazzo abbastanza apatico perché non capivo la necessità di dimostrare qualcosa esternamente. Ma cavolo se provavo qualcosa per lu-» Mi schiarii subito la voce e mi corressi «Per quella persona.» l'auto davanti a noi era lenta quindi guardai dallo specchietto sul mio sportello per essere sicuro che nessuno aveva intenzione di sorpassare quindi lo feci io. Non era il momento di sbagliare e dire qualcosa di troppo. «E come si chiamava?» sembrava molto curiosa Shelley.
«Non ricordo il nome» risposi mentendo «Ricordo però che il suo cognome fosse Berkly.» continuai.
«Ma quindi che figuraccia hai fatto?» chiese impaziente Brice.
Sospirai «Mi avvicinai e chiesi- cazzo!» fermai di botto. Oltre il parabrezza, oltre il cofano c'era qualcuno accasciato a terra. «Vieni Brice.» slacciai la cintura di sicurezza e scesi dalla macchina chinandomi subito su quel qualcuno. Respirava a malapena, il battito debole e c'era molto sangue sui suoi vestiti. «Non possiamo lasciarlo qui.» dissi ragionando «Ma neanche portarlo in ospedale...»
«Viene con noi.» Disse risoluto Brice mentre controllava le ferite. «Porto sempre il kit. Portiamolo con noi, così lo posso curare e poi può andare a casa... sempre se si ricorderà dov'è.» confuso domandai cosa volesse dire e lui mi indicò un trauma alla testa e subito dopo controllò le pupille se fossero reattive.
«Mettiamolo in macchina.» dissi, poi urlai a Shelley di aprirci la portiera e di sedersi davanti. Ci aiutò a caricarlo sull'auto e fece quello che le avevo chiesto. Col fiatone io e John ci fermammo. Non sembrava ma quel ragazzo pesava. Un minuto per riprendere fiato, ci serviva solo un minuto. «Riesci con la macchina in movimento a...» non finii la frase ma indicai il ragazzo per chiedere delle cure.
«Anni di cure in un'ambulanza non svaniscono dal nulla.» rispose cercando il kit.
Il povero ragazzo restò fermo con il petto che si alzava a malapena, quando Brice finalmente trovò ciò che gli serviva, ero già entrato e messo in moto. Non avevo dubbi che fosse un medico eccellente e che sarebbe riuscito a risanare le ferite del povero disgraziato.Potei ammettere che ero sollevato di sapere che il ragazzo stesse bene. Per tutto il tempo aveva dormito e per John fu una benedizione. Non pensava che la morfina potesse servire, per questo nel viaggio non ne aveva fatto scorta. Quel povero ragazzo pestato a sangue e lasciato per la strada era svenuto. Ed ancora non aveva aperto gli occhi.
Ormai eravamo arrivati al quartier generale e cedetti la mia camera allo sventurato, mentre io potevo benissimo accomodarmi sul divano della sala principale. Era tardi, molto tardi. Ma restai sveglio per sorvegliare il ferito. Mi sembrava familiare il suo volto ma poteva essere solo un'impressione quindi non ci feci molto caso, anzi lasciai perdere non appena avvertii quella sensazione.
Poggiai la spalla sullo stipide della porta assicurandomi che respirasse.
Un flebile scricchiolio attirò la mia attenzione e quando mi voltai vidi avvicinarsi Brice. «Ehi» fece un cenno con il capo «Ancora sveglio eh?» annuii incrociando le braccia. «Quando si sveglierà si farà domande.» e lui annuì di conseguenza, dandomi ragione.
Il silenzio riprese a vagare nel quartier generale, almeno finché John non lo interruppe. «Vorrei domandarti una cosa, e spero che sarai sincero, sempre se vuoi rispondere.» lo guardai aspettando la domanda «In macchina prima che incontrassimo quel povero ragazzo, hai detto che ti eri preso una cotta per qualcuno.» sapevo già dove voleva arrivare, il mio tentativo di rimediare alla scelta sbagliata di parole si rivelò vana. «Capiscimi, io accetto ogni tipo di diversità. E poi lo sai Jackie diceva di essere pansessuale, qualunque cosa voglia dire...» si schiarì la gola cercando di non svegliare troppo presto l'ospite «Ti sei corretto, stavi per dire che era un "lui" vero?»
Trattenni l'impulso di muovermi, ci provai con tutte le forze. Ma cedetti dopo poco e lo guardai in faccia solo un istante. «Essere bisessuali non è stato facile. Soprattutto quando andavo alle medie.» risposi soltanto spostando il peso sull'altro piede. Posò la mano sulla mia spalla, un gesto paterno che mi fece capire che era dalla mia parte, che mi comprese.
«E come è finita la tua piccola sventura?» Disse cercando di tirare su il morale probabilmente ricordandosi della mia risata al solo pensiero.
«Piccola non direi. Mi dichiarai davanti a tutta la scuola. Oggi a ripensarci non fu una gran bella mossa.» Mi sfuggì un sorriso che morì subito «Da allora mi presero di mira. "Davies è un mostro." I ragazzini urlavano, oltretutto al tempo studiavo in un collegio, e se le suore venivano a sapere cosa avevo fatto mi avrebbero impartito la lezione di "Dio purificherà ogni traccia del demonio e del lezzo che ha macchiato la tua anima".»
«Qualcosa mi dice che le suore lo vennero a sapere.» intuì John e annuii confermando la sua ipotesi.
«Si... dopotutto io ero posseduto» Mi sfuggì una risata «Cielo, come fanno certe persone a essere così devote ma al tempo stesso usare la violenza. Non... non si sentono poi in colpa?» domandai, quando mi capitava di pensarci mi ponevo quel quesito, ma non riuscivo a capacitarmi.
Non rispose, pensai che non potesse rispondere perchè probabilmente neanche lui riusciva a capire il motivo.
«Volevo arrivare a questo punto Sam perché volevo dirti il fondamento del nostro legame.» Mi guardò con uno sguardo più gentile «Noi tutti siamo perseguitati dai demoni del passato, ma ci confidiamo per stare meglio. Liberati dei tuoi segreti con noi...» appena pronunciata l'ultima parola vidi il suo volto fermo, stava elaborando qualcosa. Giurai di sentire anche le rotelle muoversi.
«Pensi quello che penso io?» mi chiese e lì per lì non capii ma sapevo che tra qualche secondo me lo avrebbe detto.
«La parola dell'indovinello è segreti» Disse mentre io in contemporanea dicevo «Ho voglia di kebab.» perché era quello che pensavo io.
Sentendo le mie parole si ritrasse leggermente mentre mi guardava «Non so se ridere di te per quest'affermazione in questo momento o se guardarti stranito.» ammise.
Appena recepii la frase precedente di John spalancai gli occhi «Cavolo hai ragione.»
«Ragioniamo prima di avere false speranze. "Se lo hai lo puoi condividere, se lo condividi non ce l'hai più." Si addice a "segreti" giusto?» chiese Brice.
Pensai bene «Apparentemente si.»
«Ma perché un indovinello del genere? A quale scopo?»
«Ricordo che Shelley aveva accennato a una canzone. Domani quando saremo tutti in piedi cercheremo di capire.»
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Secrets
Mystery / ThrillerIntelligente e astuto, Sam Davies deve riuscire a svelare i misteri più intricati che abbia mai visto. Lasciatogli dal padre delle piccole tracce, deve solo riuscire a portare a termine il suo lavoro e rendergli giustizia, cosa però non molto facile...