Capitolo 17

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«È stato... fortissimo!» esclamò Thomas una volta fuori pericolo. Camminammo verso la macchina per andare al fast food più vicino, eravamo stati bravi, senza dubbio, e ci meritavamo del buon "cibo spazzatura". Oramai avevamo già lasciato la stanza del motel senza nessuna traccia del nostro passaggio e, prima di andare via, Shelley volle controllare anche le memorie delle telecamere per tagliare i video in cui comparivamo e, in tutto questo, Thomas andò al bagno di un benzinaio a pochi passi.
Non volevo pensare male di lui... ma queste sue sparizioni di lunghi minuti mi destavano non pochi dubbi.
«Dovremmo rifarlo.» riprese a parlare Tom e tutti lo guardammo stupiti. «Noi cosa?» dicemmo all'unisono io, Shelley e John mentre accese il motore.
«Non vi rendete conto di quanto sia bello agire come fate voi: ansia, tempistica, azione, adrenalina...» disse Tom. «Il lato divertente di fare quello che fate voi è che poi non vi beccano mai!»
Rimanemmo in silenzio, lasciai che la mia mente si svuotasse un poco per darmi tregua dai miei stessi pensieri.
«Ehi Sam ricordi quella volta che Billy aveva fatto la spia su te e me per una sigaretta?» ridacchiò Tom accanto al mio sedile. La sua risata era contagiosa e negli anni non era cambiata. Era proprio come me la ricordavo e questo mi fece piacere.
«Si» risi «Ricordo che anche se fosse una brutta situazione avevi detto che in futuro ci avremmo riso sopra.» lo guardai. Tom, nonostante mi sembrava lo stesso di un tempo, mi sembrava una persona completamente nuova, diversa, tanto che spesso mi capitava di pensare se lo conoscessi davvero.
I suoi occhi nocciola mi trafiggevano l'anima, nascondeva qualcosa, me lo sentivo... ma la domanda era: che cosa?
Il tragitto per il fast food, più amato nel gruppo, era stato rapido. Ci trovammo infatti nel parcheggio di KFC che si affacciava sulla Hwy 97. Finalmente del vero riposo per la mente, uno svago che non lasciava spazio alla mia mente di concentrarsi su altro. Mangiammo, ridemmo, ricordammo eventi del passato esilaranti. Ma cosa più importante ci divertimmo come dei normali amici dopo una normale giornata di lavoro.
«E voi come avete conosciuto Sam?» chiese Thomas a Shelley e John.
«Io e Sam ci conosciamo da piccoli, era seduto su una panchina tutto solo e pensieroso.» rispose Shelley.
«È stato lui a trovarmi. Ero anche in un momento abbastanza delicato della mia vita e Sam mi ha dato... uno scopo.» rispose, infine, Brice.
«Ovvero?» Tom era sempre stato curioso dei dettagli.
«Prendermi cura di lui e Shelley.»
«Ma allora sotto sotto ci vuoi davvero bene!» Shelley scherzò abbracciando il bicipite di John.
La giornata proseguì tranquilla senza troppe preoccupazioni ma ogni tanto mi domandavo se Tom era quello che diceva di essere. Nonostante tutto, più passava il tempo, più non ci pensavo fino quasi a dimenticarmene.
Avevamo quello che volevamo grazie a lui... questo doveva pur voler dire qualcosa, giusto?
«Cosa ne pensi Sam?» mi sentii chiamare e questo mi distolse dai miei ragionamenti.
«Come?» chiesi e diedi un'occhiata all'ambiente intorno a noi. Come era possibile che eravamo già al quartier generale? E come ero finito davanti a delle nuove planimetrie? Ero confuso, ragionare mi estraniava dal mondo ma decisi di sorvolare e mi concentrai su quello che mi rispose Thomas.
«Mi domandavo cosa pensavi della missione. Sei l'artefice di tutto questo, dovresti essere fiero.» disse. Lo guardai qualche secondo e abbassai di nuovo lo sguardo sulle planimetrie sul tavolo. Non sapevo che rispondere perché volevo mentire e dire che era tutto fantastico ma non appena incontrai gli occhi di Brice capii che in un modo o nell'altro dovevo dire la verità.
«Difficile a dirsi.» dissi incrociando le braccia «Ansioso di sapere se mai incontrerò mio padre, terrorizzato di scoprire che potrebbe essere deluso di me, timoroso che tutta questa storia ci porterà solo guai.» alzai lo sguardo mordendomi il labbro lasciando per me quei pochi dubbi ancora rimasti di Tom e continuai «Ma in fin dei conti felice perché ci sono degli amici che mi sostengono.» guardai soprattutto John e Shelley, Tom non sapevo se considerarlo amico o solo conoscente. Ma alla fine guardai anche lui e ciò che mi sorprese di più fu il suo sorriso sincero.
Mi schiarii la gola e mi sporsi sul tavolo «Okay torniamo al piano. Dobbiamo ancora leggere il fascicolo, direi che la cosa migliore sia suddividerci le pagine...» presi il fascicolo e solo allora notai l'enorme quantità di fogli da analizzare. «Si credo che sia la soluzione migliore.» conclusi.
Ognuno prese un quarto della risma che conteneva il fascicolo, quindi a me toccò una parte delle cose per cui era ricercato.

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