Normal people scare me

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"Welcome to the nightmare in my head."

// Tate //

Violet se ne è andata.
Mi ha detto "addio".
Mi ha baciato.
Io le ho urlato di rimanere, che è tutto quello che ho, tutto quello di cui ho bisogno.
Lei se ne è andata comumque.
Perchè?
Perchè mi hai lasciato Violet?
Io ti amo così tanto.
Ora sei sempre sola.
Ora non hai nessuno con cui stare.
Nessuno che gioca a Scarabeo con te, nessuno con cui esplorare la casa, nessuno con cui ascoltare la musica.
Ho un coltello in mano, voglio uccidermi.
L'ho affondato nel petto, proprio dove c'è il cuore. Forse così non soffrirò più.
Fa male, ma non quanto averti persa.
La ferita si è già chiusa, ma il vuoto che ho dentro è una voragine ancora più grande, solo tu puoi colmarla.
Sei l'unica luce che io abbia mai visto, Violet.
"Ma, Tate, tu sei l'oscurità."
Hai ragione. Io sono l'oscurità. Io ho ucciso quei ragazzi. Io ho scopato tua madre. Io sono uno sbaglio, sono l'oscurità.
Sono l'oscurità, sono l'oscurità, sono l'oscurità, sono l'oscurità.

Quelle parole risuonano nella testa di Tate in continuazione, non lo lasciano libero.
Si è seduto, ha le ginocchia piegate e si tiene la testa fra le mani, tirandosi i capelli biondi.
Ha il viso arrossato, rigato dalle lacrime.
Anche i fantasmi piangono, a volte.
Continua a ripetere di essere uno sbaglio, di essere l'oscurità.
All'improvviso si alza in piedi con uno scatto, urla.
Colpisce con la converse nera il tavolo della cucina. Tira pugni sul tavolo. Sferra forti pugni alle sedie, ferendosi le nocche delle mani, che perdono sangue. Corre su per le scale.

Devo trovare il padre di Violet, ho bisogno di parlare con lui, solo con lui.

Tate si gira, vedendo il tavolo rovesciato e le sedie sfondate. Poi guarda il dorso delle sue mani: sbucciato, sanguinante, rovinato.

Ma cosa mi è preso?
Cosa mi sta succedendo?

Corre su per le scale, con la manica della maglia a righe si asciuga gli occhi inumiditi dalle lacrime. Arriva davanti alla porta dello studio, poggia la mano sulla maniglia ed entra lentamente. Gli occhi fissano il pavimento, le maniche della maglietta coprono le mani distrutte, i jeans sono strappati, le scarpe slacciate e i capelli arruffati.
Ben Harmon siede sulla sua poltrona rossa, non si accorge di Tate poichè è intento nella lettura.

-Tate.- L'uomo vede finalmente il ragazzo, toglie gli occhiali e li poggia sul tavolino al suo fianco. Il suo sguardo è aggressivo e profondo.
-Buongiorno, dottor Harmon. Io avrei bisogno di parlarle.- Dice Tate, sedendosi sulla poltrona di fronte a lui.
-Te l'ho già detto, Tate, io non posso più parlare con te dopo quello che hai fatto a mia moglie e alla mia famiglia.-

-La prego dottor Harmon, lei è l'unico con cui posso parlare. La prego mi ascolti, io non ce la faccio più.- Il viso di Tate è di nuovo rigato dalle lacrime, la sua voce trema a causa dei singhiozzi. I suoi occhi sono fissi su quelli di Ben, speranzosi e imploranti.

-Io non posso Tate, mi dispiace tanto. Tu hai fatto sesso con mia moglie, l'hai messa incinta, tuo figlio l'ha uccisa. Tu l'hai uccisa. E adesso abbiamo perso anche lui. Violet non esce dalla sua stanza da giorni a causa tua. Io non posso aiutarti Tate.-

-Dottor Harmon la scongiuro, se non fossi già morto non esiterei a uccidermi una seconda volta. Mi dispiace, io non sapevo quello che stavo facendo, non mi importava. Non ho mai agito di testa mia ma per altre persone, non sono una persona cattiva.-
Tate era scoppiato in un pianto che tratteneva da tempo. Le sue dita premevano contro i braccioli della sedia. Continuò.
-Io non posso vivere senza Violet, lei è l'unica ragazza che ho mai amato, l'unica che mi ha accettato per ciò che sono-
Respirò profondamente.
-lei è l'unica luce che io abbia mai conosciuto.-

-Lo capisco Tate, ma anche io amo mia figlia, tengo a lei più della mia stessa vita. Proprio per questo adesso ti chiedo di uscire.- Ben è impassibile, indica a Tate la porta.

Lui non si muove, lo fissa con le labbra serrate.
Ben si alza, va verso Tate e gli fa segno di uscire con una mano. Tate si alza, corre verso la porta e in preda ad un attacco d'ira tira un pugno al muro, facendo cadere una pila di libri.
-Tornerò, tutti i giorni, finchè lei non mi aiuterà.- Sibila Tate prima di uscire, dopo di che scompare.

Il dottor Harmon non vuole aiutarmi. Che stronzo.
Beh, forse dopo ciò che è successo non posso biasimoarlo, però dopotutto gli ho chiesto scusa.
Adesso come farò a vedere Violet? O meglio, Violet posso vederla, ma non felice.
In ogni caso, vederla mi fa ancora troppo male.
Ha detto che è da giorni chiusa nella sua stanza. Questo già lo so, l'ho capito dalla musica che si semte da fuori.
Come posso mettermi in contatto con lei senza vederla o parlarle?

Immerso in questi pensieri, Tate tira giù con la mano destra la scala che porta in soffitta, che è ormai la sua stanza. Si sfila le scarpe e si butta sul letto a pancia in su.

Violet mi manca così tanto.
Se fosse qui ora staremmo parlando del più e del meno, dei miei amici, di come era la scuola quando ancora ci andavamo.
Poi io avrei detto una cretinata e lei mi avrebbe sorriso,si sarebbe voltata verso di me guardandomi con i suoi occhioni castani e avrei premuto piano le mie labbra contro le sue. E poi...
No, non devo nemmeno pensarlo.
Voglio ricordare Violet per la sua innocenza, anche se a dirla tutta era sempre lei ad iniziare.
Non devo piangere, non posso piangere.
Sono un fantasma.
I fantasmi non piangono.
Io sono un assassino.
Gli assassini non piangono.
Gli assassini sono cattivi.
Ma io sono davvero cattivo?

beautifully insane ~ Tate e VioletDove le storie prendono vita. Scoprilo ora