6 - "E adesso?"

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“Giuseppe, hanno chiamato ora dall’ambasciata, per comunicare un ritardo che ancora non sanno quantificare. Ti aggiorno, non appena ho notizie”

Mi hanno fatto chiamare da Maria Chiara, perché sanno che con lei di solito non esagero, con chiunque altro una notizia così, in una giornata come oggi, avrebbe comportato una serie di improperi da far venire giù il soffitto.

Non ci voleva, cazzo.

Mi ero impegnato per avere una giornata con ritmi serrati al secondo, una di quelle in cui non avere nemmeno il tempo per respirare, una di quelle in cui tutto avrei potuto fare tranne che pensare.

E invece.

Invece eccomi qui, con un quantitativo imprecisato di tempo davanti in cui non posso fare nulla. Ho evaso tutto l’arretrato tra ieri sera tardi e stamattina prestissimo, appena arrivato, e non posso predisporre nulla di improvvisato. Se lo facessi dovrei poi interrompere a metà e risulterai maleducato con chi interrompo e con chi faccio attendere mentre concludo.

No, devo star qui, ad aspettare, solo con i miei pensieri, con i miei dubbi.

Non so che fare, cazzo. Non so assolutamente che fare.

Sono sicuro che se non ci vado me ne pentirò per tutta la vita, continuerò a rimuginare su un numero pressoché infinito di se e di ma, cose tipo se fossi andato, se avessi trovato il coraggio, se glielo avessi detto... Che poi dirle cosa, di preciso? Che non voglio che parta? Che voglio che ripensi ancora una volta al fatto che voglio stare con lei?

Sbuffo, e istintivamente cerco di allentare il colletto della camicia anche se in realtà non stringe affatto. Non è la cravatta annodata troppo strettamente il problema, a soffocarmi è la determinazione a cercare di rispettare i suoi desideri.

Perché sarei davvero uno stronzo insensibile se perseguissi il mio bisogno di lei, pur sapendo che vuole realizzare i suoi obiettivi molto di più di quanto vuole vivere qualcosa insieme a me. Dovrei avere davvero una faccia di bronzo incredibile per essere così egoista e quel minimo di integrità che è rimasta, sotto il groviglio di cose che sento per lei, mi dice che no, non lo posso fare.

Però la voglia di rivederla ancora una volta è così tanta che se solo potessi decidere di mettere ciò che desidero di fronte a tutto il resto andrei. Farei scena muta, le sorriderei e basta. Ma ci andrei.

Allentare colletto della camicia non basta, ho bisogno di aria, maledetta finestra che non vuole saperne di aprirsi.

Appoggio la fronte al battente e annaspo, in cerca di fiato.

Perché alla fine, se non per vederla ancora una volta cosa andrei a fare? Se non so ancora come tradurre ciò che sento in parole, se so che è giusto non chiederle di restare, se sono comunque disposto a lasciarla andare, cosa cazzo andrei a fare?  

A respirare, ecco cosa andrei a fare. A respirare ancora un poco.

Cristo, un cazzo di quindicenne piagnucoloso e indeciso. Mi manca solo l’acne.

Dai Giusé, lascia perdere.

Non è cosa e oltretutto non puoi mandare a puttane un incontro come quello che hai in agenda. Non se ne parla nemmeno, è un colloquio importante, un impegno preso da mesi, non posso dare forfait all’ultimo minuto, nemmeno col pretesto  che lui ha fatto tardi: eh mi scusi ambasciatore, ma mi son rotto i coglioni di aspettare e sono andato a farmi i cazzi miei.

No, non è verosimile. Non si fa così, o almeno io non faccio così.  Però di contro se non lo faccio, se non la raggiungo sento che mi pentirò per tutta la vita di non averci provato, di averla lasciata andare via senza dirglielo... cosa? Dirle cosa, cazzo, cosa? Che nome gli do a questa cosa che sento? Che cazzo di nome gli do?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 14, 2021 ⏰

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