3 - Completo blu

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Quindici anni. Sono quelli che mi sento, da quando io e Silvia abbiamo cominciato a vederci.

Ho voglia di ridere, di fare il coglione. Ho voglia di fare l’amore con lei, sempre. E ho voglia di parlarle, di farla ridere, di farla incazzare.

Come quando le ho chiesto di vederci per un panino al volo e poi l’ho portata al mare.

A mangiare un panino e a bere una birra ghiacciata, certo, ma seduti sulla spiaggia, con qualche granello di sabbia sotto ai denti e la salsedine nel naso.

Bellissimo.

“Non vedo cosa c’è che non va, ho detto che avremmo mangiato un panino e ti ho portato a mangiare un panino. Mica ho precisato dove”

Glielo dico bevendo un sorso di birra e godendomi il vento sulla faccia

Lei naturalmente si inalbera moltissimo.
“Eh certo. Perché perdere tre ore per un panino, in pieno pomeriggio lavorativo va bene, come se io avessi nulla da fare e tu nemmeno.
Ma naturalmente al padrone del vapore è tutto permesso, non c’è niente da ridire. È tutto consentito, tutto perdo…”

La guardo e non resisto, quando ha lo sguardo acceso così mi fa ribollire il sangue.
La rovescio sulla rena e la bacio, come non mi ricordavo di aver più baciato nessuno, specie in pubblico, da non so più quanto.
Lei ride, tra un bacio e l’altro, uno sbuffo di sabbia su una guancia ma continua con la sua reprimenda  “E dire che ti consideravo una persona seria, competente, integerrima. Deve essere la frequentazione con quei disgraziati del tuo partito ad averti rovinato…”
Le tappo la bocca con la mia e devo fare uno sforzo enorme per trattenermi dall'aprirmi i pantaloni e scoparla seduta stante
“Non è un partito è un movimento” le ringhio sui denti e lei libera il viso per farmi il verso e rovesciare platealmente gli occhi al cielo.
“E non è il mio, non sono nemmeno iscritto. Io non sono di nessuno”

Staccarmi da lei, in momenti come questi, è difficilissimo, devo veramente fare appello a tutta la mia forza di volontà.

Adoro questo suo modo di essere così schietto, sincero. E adoro il suo puntiglio, il suo rigore.

Adoro che non le importi un cazzo di avere i capelli pieni di sabbia ma che si impunti per tornare al più presto perché “non è giusto che stai qui a fare lo scemo con me quando dovresti essere al lavoro”

Adoro quanto è precisa, rigorosa, determinata in ogni cosa, anche nelle più banali, come un invito a cena.
Come se a me importasse di cosa mangiamo, se pasta o pizza, o gelato. O nulla. A me importa stare con lei, guardarla e sentirmi improvvisamente bene anche dopo una giornata di merda assoluta.
E invece no, se mi dice vieni da me che ti cucino un piatto di pasta, posso stare certo che si metterà i fornelli,  anche se magari ha avuto una giornata difficile, che l’ha stancata al punto da addormentarsi sulla mia spalla, un istante dopo aver preso il caffè, sul suo divano minuscolo e sgangherato.

E a me piace talmente stare con lei che mi va bene anche così, e mi perdo a guardarla in silenzio, con la luce della notte che la illumina e il profumo dei gerani che arriva da fuori. Cristo santo, ma cosa mi hai fatto, Silvia? Come hai fatto a legarmi a te in questo modo, a cucirmi alla tua pelle in questa maniera?

Che poi, per dire, non me ne perdona una che sia una. E, altra cosa che mi fa impazzire, non ha  scrupolo di mettermi al corrente delle sue perplessità, ovunque, anche a letto.
Una volta ho dovuto fare ricorso a misure estreme. Mai fatta una cosa così.
“Non va bene quella cosa lì, Giuseppe, te la casseranno, fidati”
Da non crederci. È partita in quarta a criticarmi due minuti dopo aver goduto, ancora rossa in volto per l’orgasmo. Io, il fiato corto e la mente annebbiata al punto da non sapere più nemmeno il mio nome,  perché a 57 anni scopare degnamente una donna di 30 è un affare complicato, faccio davvero fatica a credere alle mie orecchie “Ma sei seria?” riesco a borbottare
“Non potete includere quel materiale lì nella lista di quelli eco compatibili. Se solo vi foste disturbati a leggerne le caratteristiche ve ne saresti resi conto”
Lei non sembra capire che io mi riferisco all’assurdità della situazione e non al discorso in sé, si alza e si drappeggia il seno col lenzuolo, perché per un suo strano codice comportamentale di certi argomenti non si parla nudi.
Ha le spalle tonde e lisce ancora imperlate di sudore e i capelli sono una criniera arruffata sulla schiena colore ambra. Ma può una donna così, dopo che abbiamo scopato così parlarmi di tetravattelapesca? Ma io davvero, a volte…
“Non si può, credimi. Basta confrontarlo con… “
Niente, per farla tacere non ho trovato altro modo che ricominciare a baciarla e stendermi di nuovo sopra di lei, non c’è stata altra via. Tra il rischio morte per cedimento cardiaco e quella per tedio, ho scelto la prima opzione. E ha funzionato.

Più forte di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora