Odio quella parola.

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*POV Chanel*

Le ore passarono veloci e silenziose, nessuno dei due aveva aperto bocca, dalla scenata che c'era stata. Finalmente tutte le 6 ore erano finite e finalmente mi trovavo nella mia stanza, distesa sul mio bellissimo letto matrimoniale. Volevo dirgli almeno scusa, senza spiegazioni, delle scuse che potevano fargli capire che anche io, mi sentivo come se l'avessi ferito, i suoi occhi mi davano questa sensazione, il suo sguardo cosí tormentato dall'odio e un altro sentimento più gentile, non lo definirei Amore, lo chiamerei "comprensione"... e come se in un attimo, mi avesse letto dentro, avesse capito tutti i miei pregi e difetti, tutte le mie fisse, le mie ossessioni, le mie paure, i miei sogni, le mie ferite e le mie speranze. D'altronde gli occhi sono lo specchio dell'anima. Ognuno di noi, è destinato a un altra persona, la quale questa è in grado di leggerti dentro, al solo sguardo. Ma pur avendo dedotto tutto questo, avendo apprezzato il gesto delle scuse per prima, e avendosi umiliato davanti a tutti, una parte di me, prova un fastidio allucinante, vorrei che se ne andasse da questa scuola e che portasse via con lui la parola
" Ribrezzo"

*(vocina della coscienza) Si può sapere perchè stai pensando ancora a lui?*

- Non lo stavo pensando in quel senso! - grido ad alta voce, parlando da sola, come una pazza.

* Si, si, certo. Ma se lo stavi anche elogiando*

- Non è assolutamente vero! Io lo odio ancora, non posso immischiarmi con i borsisti! -

* Ecco, brava. Non dimenticarlo*

- Non lo dimentico... -

I miei genitori mi hanno sempre inculcato nella testa, che una ragazza ricca, non si deve mai e poi mai, immischiare, con persone non del suo stesso livello. Perchè siamo di due mondi diversi ed è giusto cosí. Il meglio sta con il meglio, e il peggio stá con il peggio. Mi ricordo una frase che mi dice sempre mia madre:
- Tu ti meriti il meglio del meglio, e solo nel meglio lo puoi trovare. Punta sempre in alto, e quando ci arrivi, punta ancora più in alto. - dico imitando la voce di mia madre.
Pensierosa... sprofondo in un sonno profondo

*POV Mark*

Vocina della coscienza: * Sei completamente un IDIOTA!*

- Non ti ci mettere pure tu!- (Dico mentalmente)

* Dovevi tenergli testa, invece hai preferito abbassarla!*

- È cosa posso farci! Stava per piangere davanti a tutti per colpa mia! Se succedeva,tutti quanti ce l'avrebbero avuta con me, chissá per quanto! È il mio primo giorno, cavolo! Mi sono fatto giá un nemico, e mi basta! ( dico sempre mentalmente)

Ad interrompere l'interessante conversazione, tra umano e mente, fu la voce di Alex, che mi dice, sobbalzando:

- Amiiicoo. Eccola! -

Mi volto e vedo Giulliet che viene verso di noi, con sguardo impassibile. Sorridendo cerco di calmarlo. Non l ho mai visto così! È sempre stato tranquillo con le ragazze e durante gli appuntamenti. Mi sa che si è davvero preso una sbandata, bella e buona.

- Salve, ragazzi. - Ritorno alla realtá e inarcando un sopracciglio dico:

- Salve? Ma dove ti senti? - scoppio a ridere.

- Ho capito, sei solo abituato a dire in una sola maniera un saluto. Sei veramente limitato - mi guarda e sbuffa.
La sensazione che provo quando sto con Chanel, ritorna di botto, facendomi venire il senso di nausea. Credevo che era diversa da Chanel, invece è uguale!

- Mmm.. Tu devi essere, il suo migliore amico. - dice Giulliet rivolgendosi ad Alex, proncinto in un svenimento instantaneo, per quella osservazione.

- E.e. Si! Molto piacere, Alex -

- Giulliet- dice chinando la testa leggermente.
Sempre più scioccato da tutta la situazione, finalmente ci decidiamo ad andare verso la biblioteca a studiare. Entriamo facendo il meno rumore possibile, guardiamo l'ingresso dall' edificio, stupefacente, molto elegante, raffinato. Tutti danno la sensazione di essere dei geni e dei ragazzi perfettini. Ci incamminiamo per sederci in un banco vuoto e abbastanza grande. Ci sediamo nel primo che troviamo, e subito butto nel banco i libri con la cartella e mettendomi le mani in testa dico esasperandomi:

- Non ho voglia di studiare!! Aiuto! -

- Sei veramente, senza speranze! - questa voce!! Ci mancava solo lei all'appello! Mi volto di dietro e vedo Chanel con le braccia conserte, sguardo altrove molto infastidito, e il piede non smetteva di battere per terra infastidito. Di scatto vá verso Giuliette e sedendosi accanto a lei, dice, quasi trattenendo le urla :

- Perchè ti sei proprio seduta con loro? Ah? -

Giuliette la guarda come se ormai era ora di svuotare il sacco :
- Hai dato la tua parola Chanel, che avresti studiato insieme a me, quest'anno. Perchè devi recuperare alcune cose. -

-Si!- Dice stringendo i denti e i pugni e guardandomi male.

- Oltre ad essere tu la mia compagna di studio, lo sono anche loro, da adesso. -

Dovreste vedere gli occhi di Chanel in questo preciso momento! Sembrano uscire di fuori! È davvero incavolata, ma non è l'unica, io non la voglio nemmeno! Se lo avessi saputo prima, non avrei fatto niente per questo incontro! Sono cosí infastidito! La guardo con sguardo simile al suo, per fargli capire che la penso come lei. Lei non distoglie lo sguardo per nessuna ragione, è sempre fissa sui miei occhi pieni di rabbia. La sua bocca fa una leggera smorfia, quasi come un sussulto, che proveniva da dentro e che l articolazione della bocca non è riuscita a fermare. Vedo che deglutisce, e i suoi occhi incominciano ad brillare a poco a poco, come la prima volta. Sento un tonfo al petto, immediatamente, cerco di tossire per distrarmi. Distolgo lo sguardo e vedo che Giulliet mi guarda con fare sorpreso e sospettoso. Alex è intento a guardarla mentre la bava gli cola dalla bocca... Oh mamma che schifo. Chanel sbatte i libri sul banco e dice puntandomi il dito contro:

- Questo non significa che noi siamo compagni di studio! L'unica mia compagna è Giuliett! -

- Sono d'accordo con te. Non potrei desiderare di meglio -

- Ma quanto sei spiritoso! Mi fai proprio sbellicare-

- Per favore allora smetti subito. Il fatto che io sia la causa del tuo ridere, mi fa ribrezzo. -

Vedo i suoi occhi diventare neri, come se un velo nero gli fosse caduto addosso. Abbassa la testa leggermente, fissa con lo sguardo quasi triste, il piano del banco. Tira aria col naso e alcune volte, passa il dito sotto gli occhi. Non riesco a capire come mai si stia comportando cosí, sembra una comandante delle brigate, ma neanche sa contrabbattere una discussione. È veramente ridicola. Alza il volto di scatto e guardando verso di me, e girandosi verso gli altri, una lacrima comincia a scendere dai suoi occhi, e quasi sorridendo dice:

- Scusate. Devo andare -

Si alza e di scatto afferra la sua cartella e corre a passo veloce verso l' uscita.

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