La bacchetta di biancospino

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- AGRIFOGLIO e BIANCOSPINO -

Capitolo 3
La bacchetta di biancospino



«Davvero affascinante».
Harry strinse le labbra e mosse passi lenti sul terreno sconnesso delle catacombe. La loro visita guidata alla Necropoli Vaticana stava perdurando da oramai due ore e, in tutta onestà, non ne poteva più di sentir farneticare la guida magica che spiegava loro aneddoti segreti dei quali i Babbani non erano a conoscenza.
«Io inizio a trovare tutto parecchio ridondante» ammise Harry, sbuffando alla vista dell'ennesimo mausoleo diroccato uguale ai precedenti.

«Perché mai?» sussurrò Hermione, mentre la guida del tour privato continuava a raccontare dettagli a un altro gruppo di maghi in visita alla città.
«Oh, forse perché sono due ore che guardiamo solo tombe». Non che le tombe gli facessero impressione. Una volta un grande mago gli aveva insegnato a non aver paura dei morti, ma dei vivi. E di quelli che vivono senza amore.
«Harry, ma non annusi il profumo della cultura e dell'antichità che c'è qui sotto?!» borbottò interdetta Hermione.
«Io sento solo puzza di decomposizione» ridacchiò Harry, guadagnandosi così una gomitata nelle costole. Sembrava fossero tornati ai tempi della scuola.

In realtà era stato tutto molto interessante all'inizio ma, dopo aver trascorso più di mezza giornata ad apprendere concetti e camminare, tutto ciò che avrebbe voluto assimilare sarebbe stato un aperitivo in Piazza di Spagna. Era in quei momenti che sentiva la mancanza di Ron.

Harry sbadigliò dentro il palmo della mano, ben attento a non farsi vedere da Hermione, poi la seguì fino all'arco di una nuova stanza che - ci avrebbe scommesso - sarebbe stata piena di tombe. Ma, prima ancora di potercisi addentrare, un forte rumore li colse alle spalle.

Un'esplosione, un gran polverone, incantesimi non conosciuti pronunciati sottovoce. Uno di questi gli sfiorò la spalla. Non fece in tempo a estrarre la bacchetta, un incantesimo lo fece sobbalzare in avanti contro il muro. Il rombo di un crollo.
Poi, d'improvviso, tutto si fece buio.


Un forte dolore alla fronte lo fece urlare, ma dalla sua bocca uscì un sibilo ovattato e polvere.
«Me sente? Signor Potter, me sente?»
In mezzo all'acuto ronzio nelle orecchie avvertì delle parole in inglese mal pronunciato. Provò ad aprire gli occhi, la luce era bianca e fastidiosa, le figure poco nitide - e non solo perché con tutta probabilità non aveva gli occhiali.

«Signor Potter?»
«Ngh» grugnì Harry, portandosi una mano alla tempia. La testa gli pulsava e in bocca poteva percepire il sapore ferroso di sangue misto a calcinacci. Quantomeno il dolore in mezzo al volto stava svanendo, probabilmente qualcuno gli aveva appena aggiustato il naso con un incantesimo.

Si ricordò in quel momento di cosa fosse accaduto e, dopo aver spalancato gli occhi, si tirò a sedere di scatto. Tra nuove vertigini, mani gentili lo sostennero.
«Reparo» mormorò la voce, e le stesse mani gentili lo aiutarono a inforcare gli occhiali.
Ci impiegò qualche secondo per mettere meglio a fuoco e capire dove si trovasse.
Quel posto era pieno di Guaritori - vestiti in modo differente da quelli del San Mungo, con lunghi camici giallo girasole e cuffie dello stesso colore - tutti indaffarati a trattare pazienti impolverati almeno quanto lui.

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