Demerito

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Le cicale frinivano come se non ci fosse un domani. Quel suono le metteva ancora più caldo. Era agosto certo, ma era quel rumore incessante che rendeva il pomeriggio ancora più torrido e insopportabile.

Il porticato sul retro, quello che dava sul giardino era l'unico angolo fresco di tutto l'edificio, senza contare il salone principale all'interno.

Ma lì non ci voleva andare. Non aveva voglia di parlare con nessuno.

"Alina!".

Ecco, appunto. Che voleva adesso quella rompipalle.

"Che fai?"

"Proprio un bel nulla".

Alina si tirò su, alcuni minuscoli sassolini le si erano conficcati nella pelle delle natiche lasciandole diversi solchi rossi. Questo perché anche quel giorno aveva deciso di indossare un paio di shorts, sfidando le regole del buoncostume di quel posto e soprattutto quella vipera di Suor Lara.

Camilla la fissò come se avesse di fronte qualche strano animale.

"Ci vieni al fiume?"

"Ora?"

"Sì, certo".

Alina sapeva che al fiume ci sarebbe stato anche Tobia, il figlio del custode. Camilla aveva una cotta per lui ormai da mesi e il fatto che la stesse invitando ad unirsi al gruppo era solo perché le serviva qualcuno che le facesse da spalla.

Camilla era ridicola. E soprattutto a Tobia non fregava nulla di lei. A malapena le erano cresciute le tette quell'estate.

"Ok, andiamo".

Camilla non riuscì a nascondere un lampo di eccitazione negli occhi.

Attraversarono il giardino e si inoltrarono nel bosco. Percorsero solo un breve tratto di sentiero finché non udirono il rumore dell'acqua.

Un gruppo di ragazzi ci sguazzava dentro, in un tratto in cui il fiume creava un'ansa dolce e quasi priva di correnti. I vestiti erano ammonticchiati sulla riva e qualcuno aveva portato delle birre.

"Ehi!" Tobia agitò la mano.

Alina non rispose, mentre Camilla quella scema mostrò un sorriso a trentadue denti che avrebbe spaventato un golem. Era fuori controllo.

"Entriamo?" chiese.

"Vai tu, io resto qui" rispose Alina.

Non aveva nessuna voglia di fare da spalla a quella ragazzina, che la sbrigasse da sola. Era quasi pentita di aver accettato l'invito.

Camilla si mosse goffa e impacciata come un cammello. Si sfilò il vestito a fiori che indossava e rimase in mutande e reggiseno. Il reggiseno gliel'aveva comprato Suor Lara il giorno in cui a Camilla arrivò il menarca, pochi mesi prima.

Era qualcosa di orribile, color carne e con due spalline così spesse che avrebbero potuto sollevare un bancale di mattoni. E soprattutto era vuoto.

Camilla si avvicinò con i piedi all'acqua ed ebbe un fremito.

Almeno le si vedranno i capezzoli, pensò Alina.

"È gelida" disse voltandosi. Ma Alina fece spallucce.

Dopo circa dieci tentativi riuscì a buttarsi in acqua e raggiunse il gruppetto pochi metri più avanti.

In effetti si moriva di caldo.

Tobia si immerse e scivolò sott'acqua comparendo poi dall'altra parte dell'ansa. Si spostò i capelli scuri dalla fronte e guardò verso la riva emergendo con il busto.

Alina incrociò il suo sguardo. Lui le sorrise appena. Lei dovette trattenersi.

Ma sì, infondo un bagno le avrebbe fatto bene.

Si alzò in piedi di scatto, si sfilò i sandali di cuoio e si avvicinò alla riva del fiume. L'acqua era davvero gelida.

Lanciò un'occhiata a Tobia che a sua volta ne lanciò una ai suoi amici.

Dopo pochi istanti i due si allontanarono a nuoto verso la riva.

"Dove andate?" chiese Camilla che nel frattempo era rimasta a galleggiare come una papera al centro della pozza.

"Facciamo un giro, dovresti farlo anche tu" ridacchiarono i due, afferrando i vestiti. In un battibaleno erano già in cima al sentiero, spariti dietro la vegetazione.

Alina si sfilò gli shorts e rimase in mutande e maglietta. Camilla cercava di avvicinarsi ai due ad ampie bracciate ma si muoveva appena.

Alina si sfilò la maglietta e i suoi seni tondi brillarono alla luce del sole.

"Ehi!" Camilla si mise a strillare mentre a fatica raggiungeva la riva.

Tobia nemmeno la stava a sentire, i suoi occhi erano puntati dritti su quel corpo pallido e nudo che avanzava lentamente nell'acqua.

"Che fai! Alina!! Sei solo una stronza!" Camilla raccolse i suoi vestiti e corse via con le lacrime agli occhi.

"Lo dirò a Suor Lara! Sei una poco di buono!" la sentirono urlare. Povera scema.

Alina si tuffò ed emerse proprio di fronte a Tobia. I suoi seni tondi e duri affioravano appena dal pelo dell'acqua.

"Si, vallo a dire a Suor Lara, corri corri" disse.

"Sei pazza"

"Mi beccherò un'altra nota di demerito, sai che novità".

Tobia si avvicinò, la sollevò per le natiche e le infilò la lingua in bocca.

Alina non ci vedeva più eccitata com'era.

"Andiamo di là"

"Dove?" chiese lui.

"Dove andiamo sempre".

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