Mezzo

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Maria mise a bollire l'acqua per il tè.

Erano quasi le cinque e fuori il sole stava per tramontare.

All'improvviso sentì aprirsi la porta d'ingresso e subito dopo la sentì sbattere talmente forte da spaventarla.

Si affacciò dalla cucina e fece appena in tempo a vedere Andrea che saliva al piano di sopra.

Passi pesanti sulle scale, un'altra porta che sbatte e poi tonfi di vario genere. Colpi sul muro, roba che cadeva a terra. Un terremoto!

Maria si precipitò di corsa su per le scale.

"Andrea! Che fai?!".

Raggiunse la cameretta di suo figlio e spalancò la porta temendo il peggio.

Andrea se ne stava in piedi paonazzo, camminava avanti e indietro prendendo a schiaffi qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. A terra un tappeto di libri, vestiti, fumetti avvertiva del pericolo.

"Ma che cavolo stai facendo?"

"NIENTE! Vattene via mamma!".

Maria entrò osservando da vicino quella baraonda.

"Questo non mi sembra niente! Che cos'hai?"

"Non ho niente!"

"Ah, quindi questo è un nuovo sport? Cos'è il lancio del Castiglioni- Mariotti?"

"Mamma, lasciami in pace perché stai sempre in mezzo?"

"Perché sono tua madre e le madri stanno sempre in mezzo!".

Maria raccolse alcuni libri di testo, il dizionario aperto a metà e li appoggiò alla scrivania.

Andrea si sedette sul bordo del letto e si nascose il viso tra le mani, sembrava disperato. Anzi non sembrava, lo era veramente.

Maria cercò di avvicinarsi con discrezione raccogliendo vestiti da terra. Li posò sulla sponda del letto e si sedette delicatamente accanto al figlio.

"Allora mi dici cos'è successo?" chiese con voce calma.

"Non posso" rispose Andrea con il viso sempre affondato tra le mani.

Maria attese qualche secondo, si guardò in giro. Osservò le fotografie di Andrea sparse sulle pareti, c'erano quelle di classe, quelle della gita. C'erano un paio di locandine di film orribili e poi c'era lui, che sorrideva accanto a suo figlio.

Maria fece un respiro profondo. Suo figlio aveva bisogno di un appiglio per venire fuori da quel buco.

"È per Marco vero?" disse.

Andrea sollevò il capo, era sbiancato e gli tremavano gli occhi.

"Cosa? Come? Cosa c'entra Marco adesso?"

"Guarda che l'ho capito"

"Cosa? Non hai capito niente mamma, che cavolo stai dicendo?"

"Ok, allora dimmi perché stai così"

"Perché è stata una brutta giornata"

"Sì, questo lo vedo".

Andrea si guardava in giro, non riusciva a tenere lo sguardo posato su niente. Vagava come una scheggia impazzita senza riuscire a fermarsi. Maria gli era vicino e osservava quel suo viso perfetto che ondeggiava come se fosse fissato su una molla.

Era bellissimo. Con quelle lentiggini chiare e i capelli spettinati. Come poteva un sedicenne avere una pelle così perfetta?

"Hai paura?" gli chiese cercando di fermare quello sguardo.

Andrea cercò di trattenersi e lo sforzo gli fece venire gli occhi lucidi.

"Sì", scoppiò.

Maria lo strinse forte e gli bacio la testa spettinata.

"Ho fatto un casino, ho fatto la cazzata più grande della mia vita" diceva.

"Che cosa mai avrai fatto di tanto grave? Hai ucciso qualcuno? Hai investito una vecchietta con la vespa e sei scappato?"

"Mamma..."

"Non ci può essere nulla di così grave a parte l'omicidio".

Andrea tirò sul col naso e si asciugò gli occhi con le maniche della felpa.

"Ho parlato con Marco fuori da scuola e gli ho detto che beh... gli ho detto che non sono sicuro che...insomma..."

"Gli hai detto che ti piace"

Andrea annuì.

"E lui?"

"È andato via, senza dire una parola. Si è girato e mi ha mollato lì come un idiota"

"Beh, non è andata così male infondo"

"Mamma! Non vorrà più avere a che fare con me! Non vorrà più vedermi adesso, ho rovinato tutto!".

Maria si sistemò meglio sul letto. Avrebbe voluto avere un balsamo magico per lavare via quella sofferenza e quel peso dal cuore di suo figlio ma non ce l'aveva. Avrebbe voluto dirgli che tutto sarebbe andato bene, avrebbe voluto eliminare ogni dolore, ogni ostacolo, ogni difficoltà dalla strada di suo figlio ma dentro di sé sapeva bene che lui avrebbe dovuto affrontarli. Uno per uno. Non poteva più fare finta di niente. Lei poteva solo stargli accanto e tenerlo stretto.

"Mamma..."

"Sì?"

"Ma tu... lo sapevi?"

"Ma certo! Sono tua madre, vuoi che non sappia certe cose"

"E perché non mi hai detto nulla?"

"Non è una cosa che ti avrei potuto dire, dovevi capirlo da solo"

"E la cosa ti sta bene?"

"E perché non dovrebbe? Amore, io starei dalla tua parte anche se tu mi dicessi di amare un comodino, ricordatelo!"

"Che scema" rise Andrea.

"Scemo tu".

Maria si alzò e raggiunse la porta della camera, si voltò per un attimo a guardare suo figlio.

"Metti a posto questo casino per favore e se ne avrai voglia possiamo parlarne più tardi" gli sorrise.

Andrea annuì e rimase seduto sul letto con lo sguardo fisso sulla parete delle fotografie.

"Mamma"

"Sì?"

"Sono contento che tu ti metta in mezzo". 

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