La scarpa destra emetteva un pigolio ad ogni passo. La sinistra invece procedeva muta. Eppure, non le aveva pagate poco. Da un paio di calzature di quel genere non si sarebbe aspettato nessun difetto.
Andrea cercò di non badarci e proseguì lungo il marciapiede di Blake Street. A quell'ora c'era un discreto traffico, non come quello dell'ora di punta ma in una metropoli del genere non potevi certo aspettarti di trovare le strade deserte. Nemmeno di notte, soprattutto di notte.
Oltrepasso un piccolo caffè e un negozio di dischi, quando un ragazzo alto come un lampione gli si parò davanti comparendo dal nulla.
Stringeva tra le mani un mucchio di volantini.
"Ehi, tieni!" gli disse allungando una mano nella sua direzione.
Andrea avrebbe volentieri evitato di accettare qualsiasi cosa da un tipo come quello. E non ci trovava nulla di male a pensare una cosa del genere.
Quel tipo era in ciabatte, aveva i capelli ricci che gli cascavano sulle spalle e una barba lunga di mesi. Quello che indossava era qualcosa a metà tra un pigiama e un sacco di iuta. Un hippie del cazzo.
"Grazie" disse controvoglia afferrando quasi schifato quel foglio di carta.
Lo osservò velocemente cercando di capire di cosa si trattasse ma quello che vide fu solo un guazzabuglio di colori e quattro righe di testo illeggibili.
Lo sforzo che il suo cervello mise nel tentativo di comprendere quello che c'era scritto portò i suoi piedi a rallentare. Quasi si fermò e il tipo alto come un lampione interpretò la cosa come sincero interesse per ciò che stava leggendo.
"Lo conosci?" chiese.
Andrea nemmeno si rese conto che quello già gli stava di nuovo vicino.
Adesso mi toccherà essere gentile, pensò rivolgendogli un mezzo sorriso.
"No, non so cosa sia mi spiace"
"CHI-sia, stiamo parlando del Maestro" fece quello quasi eccitato dal poter finalmente propinare a qualcuno una spiegazione dettagliata della faccenda.
"Il Maestro?"
"Kahil Mothe, teorico dell'ultracoscienza e fondatore degli Scalatori".
Chi era una specie di guida alpina?
Vedendo la sua faccia perplessa quello si sentì legittimato a procedere.
"Mothe crede, a ragione aggiungo io, che la nostra coscienza si sviluppi su diciotto diversi livelli che vanno oltre la coscienza. Ultracoscienza. Noi possiamo accedere solo al primo, ma con la pratica e l'esercizio si possono raggiungere gli altri, scalandoli uno per uno".
Cristo santo.
"Solo lui nel mondo riuscì a raggiungere il diciottesimo!"
"E poi?"
"E poi è arrivato nella luce"
"È morto?"
"Sì, è morto ma non per questo motivo"
"Ah"
"Incidente in barca"
"Accidenti...".
Il ragazzo lampione spostò il peso da una gamba all'altra e deglutì.
"Ne celebriamo il sessantenario della morte mercoledì sera, sarà fantastico, dovresti unirti a noi".
Andrea lo squadrò per qualche secondo, avrà avuto circa la sua età nonostante quella barba lo invecchiasse parecchio.
Incredibile come la vita possa mettere due persone su strade così diverse. Per un secondo si immaginò al suo posto a distribuire volantini inneggiando ad un qualche sedicente Maestro che scalava coscienze. Forse non sarebbe stato così male dopotutto.
Certamente sarebbe stato più comodo, senza quel completo che gli bloccava le articolazioni.
"Ci farò un pensiero, grazie" disse poi allontanandosi.
"Ci conto, vedrai, non riuscirai più a farne a meno una volta provato" gli urlò quell'altro.
Suonava come una minaccia.
Andrea proseguì lungo il marciapiede tenendo stretto fra le dita il volantino illeggibile.
Si chiese come sarebbe stato scalare la sua coscienza fino al diciottesimo livello. Cosa avrebbe visto di così diverso da lassù? Avrebbe scoperto un nuovo sé stesso? Una nuova visione del mondo?
Stai a vedere che quel pazzo era riuscito a convincerlo.
Girato l'angolo, accartocciò il volantino e lo buttò nel primo cestino che riuscì a trovare.
Accelerò il passo, attraversò la strada e si ritrovò di fronte all'elegante ingresso della Adminson Tower, le enormi porte girevoli si muovevano senza sosta, silenziose.
Le oltrepassò e si diresse agli ascensori, nonostante il contrattempo era arrivato in orario.
Salì sul primo ascensore libero insieme ad altri impiegati.
"A che piano va?" gli chiese una donna in tailleur e tacchi alti.
"Diciottesimo, grazie".
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Quaderno dei racconti
Short StoryPrendo il vocabolario. Quello grosso, il Devoto-Oli in cima alla libreria. Chiudo gli occhi, apro una pagina a caso e punto il dito. Poi leggo e mi dispero. Questa raccolta inizia come una personalissima sfida. Una parola. Un racconto che deve conte...