L'Ultima Speranza: Il Mondo Senza l'Ombra Di Eren

Introduzione: Da noi, dopo mille anni - Parte 1

Dalle "Cronache di Eldia", di Armin Arlert.

"[...]In seguito ad un attacco improvviso dell'esercito marleyano a Paradis con l'aiuto di alcuni infiltrati, Eren Jaeger combatté duramente per poter ricongiungersi con il fratello Zeke. Infatti, solo unendosi a un titano di sangue reale avrebbe potuto finalmente ottenere l'immenso potere della fondatrice, Ymir, e mettere in marcia i Giganti delle mura. Insieme ai marleyani, noi membri del Corpo di Ricerca cercammo di evitare il contatto, ma nel momento più cruciale Zeke, in forma di Gigante Bestia, urlò, facendo trasformare tutti coloro che avevano bevuto il vino con il suo midollo spinale, tra cui anche il comandante Pyxis e Falco, che ne aveva ingerito qualche goccia per sbaglio. All'improvviso la situazione volse al peggio per Zeke ed Eren, perché Gabi colpì quest'ultimo alla testa con un potente fucile studiato per abbattere giganti; tuttavia la testa stessa e la spina dorsale di Eren si separarono sorprendentemente dal corpo, riuscendo comunque a raggiungere il Gigante Bestia, che nel frattempo era stato ferito. La catastrofe da quel momento fu irreversibile. Le mura collassarono e migliaia di Giganti Colossali iniziarono una terrificante marcia della morte che annientò quasi cinque sesti della Terra. Io e Mikasa, insieme ai membri del Corpo di Ricerca e ad alcuni marleyani, tra cui Reiner Braun, decidemmo di fermare la marcia a ogni costo, e con una rocambolesca operazione recuperammo un idrovolante degli Azumabito per poter raggiungere il luogo in cui avremmo dovuto affrontare Eren. Per far guadagnare tempo, la comandante Hange decise di lanciarsi in una missione suicida per poter abbattere i giganti che si trovavano vicini all'hangar. Con le lacrime agli occhi, arrivammo al luogo dell'affronto finale, dove riuscimmo a fermare Eren, capendo che aveva attuato quel tragico piano solo per poter rendere finalmente liberi noi e i nostri amici del Corpo di Ricerca, per lui le persone più importanti in assoluto. Dopo la fine di quella che verrà chiamata la Battaglia del Cielo e della Terra, ci imbarcammo per raggiungere finalmente Paradis, dove ci attendevano la regina Historia e il nuovo dispotico regime degli jaegeristi. Sembrava che ormai fosse tutto finito. Sembrava che ormai non ci sarebbe più stata alcuna guerra. Sembrava che ormai il sogno di un mondo in pace che desideravano i Reiss fosse stato finalmente realizzato. Purtroppo tutto era limitato ad un solo, vago, infido 'sembrava' ".

Chiudo il manoscritto e mi massaggio gli occhi, stancati dalla costante lettura.

A quest'ora, purtroppo, la stanchezza si fa sentire e la luce flebile della lampada, qui nello studio, non è più tanto d'aiuto.

"Wow", penso, "Però, che storia assurda".

Secondo gli studi condotti finora, questo sarebbe l'ultimo dei quattro libri delle Cronache di Eldia ancora esistente, ma il finale lascia pensare che la storia non sia affatto finita, che in realtà ci sia dell'altro.

Tuttavia, un altro volume, che insomma potremmo definire il "sequel", non è stato ancora trovato. Io e una mia collaboratrice, Hideko, stiamo studiando da qualche anno l'intera saga per lo University College di Londra.

Crediamo che un quinto libro possa esistere, e che possa essere nascosto in una qualche biblioteca nel Nord Europa, molto probabilmente in Germania o in Inghilterra.

Nonostante ciò, non abbiamo mai avuto idea del luogo preciso.

Siccome ho finito di lavorare, raccatto i miei fogli e le mie cose da sopra alla scrivania, ovviamente sparsi in maniera disordinata dappertutto, affidandomi di nuovo alla luce della lampada per non dimenticare nulla.

Ficco tutto con noncuranza nella borsa a tracolla e, dopo aver finito, mi riposo dall'immenso sforzo poggiandomi al tavolo e guardandomi attorno: il mio studio non è molto grande, forse un po' retrò, con armadi e armadietti vittoriani in quercia, dalle cui vetrinette si intravedono numerosi volumi e libri vari, i cui titoli, se non sono troppo sbiaditi, riesco a leggere da lontano sulle loro copertine scure.