Capitolo 1 - Ritorno a Paradis

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Era circa mezzogiorno. Il cielo era completamente terso, senza una nuvola, eppure una brezza piuttosto forte si faceva sentire, lì sul ponte della nave, smorzando la calura dell'ora di punta.

Dalla prua, Armin già riusciva a intravedere le coste della sua isola natale, seppure ancora distanti diverse miglia, ascoltando il rumore delle onde increspate dallo scafo.

Il vento gli riempiva i polmoni con l'odore della salsedine, nel silenzio del mare aperto.

Ripensò al momento in cui aveva sentito quello strano profumo per la prima volta, dopo aver visto morire amici, familiari, gente comune e soldati come lui.

Gli balenò nella mente, come un flash, l'esatto istante in cui aveva guardato Eren negli occhi per l'ultima volta, mentre combattevano nella loro forma di gigante, sotto gli occhi attoniti dei loro compagni e della folla accalcata sull'altura della base aerea.

In quello sguardo, inferocito all'inverosimile per la foga dello scontro, gli parve di vedere, tuttavia, una specie di addio, un estremo saluto prima di andarsene per sempre.

Questo fiume di pensieri e ricordi si era ridotto, intanto, a una lacrima che lentamente gli stava rigando il viso fino alla mascella.

Se l'asciugò rapidamente con la manica della giacca, prima che Annie, appoggiata lì vicino a lui sul parapetto della prua, se ne accorgesse.

-Perché stavi piangendo?

L'improvvisa domanda di Annie lasciò Armin abbastanza sorpreso. Dal momento che era girata verso il mare e non l'aveva nemmeno guardato in faccia, pensava che effettivamente non avesse notato nulla.

Ma non le sfuggiva proprio niente.

-Non stavo piangendo.

-Non dirmi cazzate.

Armin rimase in silenzio per qualche secondo, tirando fuori dalla tasca un fazzoletto per asciugarsi le lacrime seccate sotto agli occhi.

-Allora?-, incalzò Annie.

-Niente di che. Mi è tornato in mente tutto ciò che ho passato finora.

-E..?

Rimise con un gesto rapido il fazzoletto nella tasca dei pantaloni, per poi tornare a guardare le onde, tirando su con il naso.

-Ho ripensato anche all'ultima volta che io ed Eren ci siamo guardati negli occhi, faccia a faccia, lì, vicino all'ultima base aeronautica di Marley. Non lo immaginavo così il nostro ultimo incontro.

-Beh, se ti può consolare, non sei l'unico che vorrebbe che le cose fossero andate diversamente.

-Mh?

Annie sospirò profondamente.

-Immagina una bambina di dodici anni, senza la minima idea di cosa fare della propria vita, costretta a prendere parte ad una missione genocida per salvare la propria famiglia. Diffidente, con uno sguardo che esprime solamente apatia, mentre dentro sa di essere debole e di avere paura. Se ti dicessero che per espiare una colpa, che non è la tua, devi tornare sull'isola dei tuoi simili per ucciderli e sottometterli, cosa penseresti al posto suo?

-Io... non saprei...

-Esatto. Non sapevo nemmeno io cosa pensare.
Eppure, all'improvviso...
mi sono ritrovata a sterminare e a uccidere senza pietà i miei stessi amici, a uccidere la gente che mi aveva accolta ignara delle mie vere intenzioni.
E credimi, Armin, in quei momenti nessuna scelta è quella giusta.

Armin annuì, guardandola con un misto di solidarietà e malinconia. Rimasero in silenzio per qualche attimo. Poi Annie parlò di nuovo.

-Ricordi Marco?

L'Ultima Speranza: Il Mondo Senza l'Ombra Di ErenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora