Introduzione: Da noi, dopo mille anni - Parte 2

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La luce del sole che passa dalle serrande illumina il cuscino e la mia faccia, mentre sono ancora assonnato e con gli occhi chiusi.

Dopo un po', tuttavia, quest'irradiazione costante inizia a infastidirmi, costringendomi ad alzarmi.

Mi stropiccio gli occhi e mi passo le mani dalla fronte alla barba per svegliarmi del tutto.

Mi giro verso il telefono guardando l'orario.

Sono circa le 8:02, il che significa che sarò di nuovo in ritardo per l'incontro con Hideko, ma ormai non mi sforzo più nemmeno per provare ad arrivare in tempo.

Puntualmente, tra le prime notifiche trovo ben undici telefonate della mia collega, nonché una marea di messaggi che preferirei non riportare.

Vi posso solo dire che in sostanza mi ha intimato gentilmente di muovermi e arrivare per una volta in orario.

Mi alzo e col passo di un morto vivente arrivo in cucina per farmi un caffè, provando a telefonare a Hideko per dirle che avrei fatto un leggero ritardo.

Dopo il solito "beep" intermittente della chiamata in corso, finalmente risponde.

-Alla buon'ora,- mi dice lei, con una voce troppo alta per le mie orecchie appena sveglie.

-Si, si, si, risparmiami le ramanzine, mamma. Sappi che almeno ho seguito il tuo consiglio e ho dormito bene,- le rispondo, mentre mi verso il caffè nella mia tazza dei Beatles.

-Ah ah ah, molto divertente. Però meglio così dai, sono contenta di sentirlo. Ah, a proposito, ho parlato con il prof Hanley del report sulla saga delle Cronache, vuole vederci,- risponde lei, mentre sorseggio il caffè.

-Mh, va bene, credo che tra tre quarti d'ora sarò lì, giusto il tempo di vestirmi e mangiare qualcosa.

-E invece dovrai essere qui tra trenta minuti. Hanley ci vuole vedere per le 8:40.

Guardo l'orario e sono le 8:12.

Per un attimo il caffè mi va di traverso e inizio a tossire mentre cerco di balbettare qualcosa.

-C-cosa? CHE? TRENTA MINUTI?

-Ah, vedo che hai capito bene, ti sei finalmente svegliato del tutto,- mi risponde, iniziando a ridere.

-Ok bene, ci vediamo lì, ora devo correre, cia-cia-cia-ciao,- le rispondo velocemente, senza pensare, e staccando la telefonata di colpo.

Nella frenesia finisco quasi per lavarmi le ascelle con il colluttorio e lavarmi la faccia con lo spazzolino, mentre mastico un pezzo di pane con della marmellata fatta in casa da mio padre.

Mi metto i primi vestiti che trovo, prendo le chiavi di casa dal tavolo del soggiorno, afferro la tracolla e mi precipito fuori casa fino alla stazione di Camden Town.

Mentre sono in treno prego ogni divinità su questa terra perché possa arrivare il prima possibile a Goodge Street.

Fortunatamente la mia richiesta viene esaudita e salto fuori dal treno correndo per tutte le scale fino alla strada.

Arrivo all'Università, facendo uno scatto degno di un centometrista verso l'edificio della mia facoltà.

Alla fine, mi presento all'ufficio del professore col fiatone e la camicia mezza sudata, con Hideko che mi fissa come si fissa un caso perso.

-Io... oof... sono arrivato in tempo...?

-Ottimo lavoro Nick, sei in ritardo di un quarto d'ora. È un nuovo record, direi,- dice, aiutando a rialzarmi.

-Allora, che avete di nuovo da raccontarmi?-, ci chiede, sedendosi sulla sua poltrona di pelle marrone.

Gli diciamo della scoperta del doppio fondo nella pagina e di sapere dove si trova il libro.

-PORCA VACCA, RAGAZZI MIEI,- ci dice, saltando quasi dalla sedia, -QUESTA SÌ CHE È UNA SCOPERTA!

Il prof Hanley è sempre stato piuttosto strano come tipo, oltre che schizzato, ma è stato il nostro insegnante sin dal primo anno che siamo arrivati qui, per cui è come uno zio o un nonno per noi.

-E ditemi, dove si troverebbe il quinto libro?-, dice, accendendosi un toscano.

-In una biblioteca monastica in Germania, a quanto pare, quella dell'abbazia benedettina di Metten, in Baviera; le coordinate corrispondono.

Mi giro tra le mani il foglio dell'enigma, guardando prima Hanley, poi Hideko.

-Quindi,- chiedo all'improvviso, -che si fa adesso?

-Beh, è molto semplice Nick, tu e Hideko uscite di qui, mettete il culo sopra il primo aereo per Monaco e andate a prendere il libro a Metten, dato che ormai sono troppo vecchio per i viaggi, non come voi.
Dicono che la Baviera sia piuttosto bella in questo periodo dell'anno,- dice, facendo poi un altro tiro dal sigaro e assumendo un'espressione allegra come se avesse avuto la migliore idea del mondo.

Io guardo Hideko, lei guarda me, il prof si gira di nuovo per guardare noi.

-Allora? Su, forza, muoversi, in marcia, schnell, vitte, fast!-, ci intima, mentre usciamo dalla stanza salutandolo.

-Buon viaggio, ragazzi. Ah, Nick?

Mi volto verso di lui.

-Sì, professore?

Si volta verso di me.

-Ottimo lavoro,- mi dice, sorridendo e increspando le rughe vicine agli occhi, dovute alla sua continua abitudine, appunto, di sorridere.

Annuisco ed esco. Rimango solo fuori nel corridoio con Hideko e finisco per guardare il vuoto, come mio solito quando rifletto.

-A che pensi, redhead?-, mi chiede a un tratto.

-Al viaggio di due ore in aereo che ci aspetta tra Gatwick e Monaco di Baviera, e che dovrai sopportare di nuovo il mio mal d'aereo,- le dico ridendo.

-Ah si, dimenticavo il mal d'aereo. Cavolo però, devo proprio sopportarti in tutto, eh?-, mi dice, guardandomi con un mezzo sorriso e un sopracciglio alzato.

-Eh, già, cara collega, tuttavia puoi sempre chiedere di cambiare team di ricerca,- dico scherzando.

-Nah, mi annoierei, meglio di no.

Rimase un attimo in silenzio, poi continuò, facendo per andarsene.

-Beh, Nick, domani scopriremo cos'è successo dopo il ritorno a Paradis.
E ti prego, smettila con questa storia del "collega", è troppo formale e sai che lo detesto.

La raggiungo all'uscita dell'edificio mentre parliamo della storia e delle nostre impressioni a riguardo.

Ci salutiamo con una serie di gesti con le mani, che facciamo da quando andavamo alle superiori, prima di tornarcene a casa.

-Ah, sì, domani niente ritardo o perdiamo l'aereo. Ciao, Nick,- dice, con un occhiolino.

Detto questo, si allontana nel vialetto, sovrastato dagli alberi, mentre la saluto da lontano.

-Ciao, Hide,- le rispondo, mentre osservo il sole autunnale di Londra, un po' coperto dalle nuvole.

Nonostante questo, mi sembra comunque una bella giornata oggi.

Forse doveva sentirsi così Eren quando finalmente capì di aver raggiunto il suo obiettivo.

L'Ultima Speranza: Il Mondo Senza l'Ombra Di ErenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora