Capitolo 2

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Caitiyn se n'era andata.
forse era scappata veramente da lui.. no, non poteva scappare.
era solo uscita dalla biblioteca.
Acheron guardó il libro dalla copertina sotto le sue mani, le tolse e con un piccolo gesto il libro tornò da solo nel suo scaffale.
Nella biblioteca si poteva sentire solo il silenzio assordante lasciato dalla ragazza.
Si alzò in piedi, sistemandosi con un gesto della mano la camicia nera, che si era un po' piegata a forza di stare seduto.
Lanciò una veloce occhiata ai pantaloni dello stesso colore della camicia, per controllare non si fossero sporcarti o rovinati con nulla: ci teneva al suo aspetto.
E c'erano solo due cose a cui teneva di più:
la sua magia e il caffè che gi preparava Ezibeth, la cuoca, la mattina presto verso le 6:30.
Ma pensando questo si rese conto che forse c'era una terza cosa, ma si vergognó e ricacció da dov'era venuto il pensiero tanto diverso dai suoi soliti ragionamenti.
Lanciò un ultimo sguardo al paesaggio innevato che si poteva ammirare dalla finestra, e fece un'espressione leggermente triste.
Preferiva la pioggia.
Il corridoio dove ci si ritrovava una volta usciti dalla biblioteca aveva un che in strano: poche erano le fiaccole già accese, nonostante il buio che stava per inghiottire il castello e tutti i suoi abitanti.
Sospiró e alzò il bracco, puntandolo verso la fila di torce ; pochi secondi dopo la visibilità era tornata e tutto sembrava più accogliente. O almeno meno spaventoso.
Prese a camminare, ma i suoi passi non si sentivano, come se invece di un uomo alto quasi un metro e novanta ci fosse un gatto che stava abilmente attraversando il castello.
Il fatto era che Acheron conosceva talmente tanto bene il castello e il suo corpo che ormai faceva perdere battuti a causa degli spaventi involontari  alla cuoca e alla cameriera.
E, mentre era assorto nei suoi pensieri, si ritrovò in cucina.
Un profumo di carne  e sangue gli riempí le narici, e sfoderó il miglior sorriso che aveva alla vista della vecchia Ezibeth all'opera per cucinare la cena.
La donna sarà starà alta un metro e quaranta scarsi, quindi per Natale del suo primo anno nel castello le avevano regalato uno sgabello che si portava ovunque per la cucina; la cosa poi si era propagate negli anni e ora la cucina era diventata a misura di mini cuoca.
Capelli grigi e ricci, ma un riccio smorto, come se fosse capelli bruciacchiati, contornavano il viso paffutello della vecchia, e si abbinavano bene agli occhi altrettanto grigi.
Ezibeth non aveva magia dentro di sé, ma tutti (ovvero Caitiyn, Agnes e qualche volta Acheron) pensavano e dicevano che il suo cibo fosse magico.
-Stasera bistecca al sangue, come piace a te ,vampirello. E non credere che non ti abbia sentito entrare, queste orecchie sentono tutto.
Ezibeth, senza distogliere lo sguardo dalla carne che stava tagliando, parló con voce meno rauca del solito, e strappó ad Acheron un mezzo sorriso.
Era solita chiamarlo "vampiro" o "vampirello" per il colorito chiaro del ragazzo e la sua preferenza per le carni non troppo cotte, appunto, al sangue.
Ma del resto non aveva nulla di vampiresco, Acheron, il fatto che vivesse in un castello in mezzo alle montagne non significava nulla.
Chissà se anche Caitiyn pensava che lui fosse un vampiro.
-Stai diventando vecchia Ezibeth. ti son spuntati due nuovi capelli bianchi.
La battibeccó il corvino, mentre, dopo aver fatto apparire un taccuino dal nulla, si annotava qualcosa.
-Hai la vista a raggi x? Dai, vai a punzecchiare quella biondina tanto carina che ti sei portato qui. com'è che si chiama? Catrina? quella insomma.
-Non me la sono portata qui. Ci è venuta da sola. e si chiama Caitiyn.
-Dovrò chiederle il perché visto la tua grande simpatia.
Acheron la guardò storto, era il suo modo per dirle che aveva apprezzato la battuta ma la conversazione era chiusa.
Ezibeth parló di nuovo solo per annunciare che la cena sarebbe stata servita alle 8 in punto, e il ragazzo uscì in silenzio dopo aver annuito leggermente.
Una volta uscito dalla cucina, ripensó alle parole della vecchia cuoca.
Lui non aveva portato a casa Caitiyn.
Lei aveva fatto tornare lui.
Ma questo ancora non lo sapeva.

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