Il tempo scorreva veloce quando iniziava a calare il sole.
Acheron odiava l'inverno per la stupida durata del giorno, troppo breve per godersela abbastanza.
Ma ormai era quasi ora di cena e non poteva occupare la testa da stupidi pensieri da poeti.
Si infilò una giacca pulita, si passó il pettine fra i capelli e chiuse gli occhi per sapere l'ora: era così facile quando si poteva saperla "come per magia".
Erano le 7.45, meglio andare.
Aprí la porta della stanza e uscì, incerto se la ragazza sarebbe venuta.
A volte temeva di farle paura.E infatti Caitiyn era troppo impaurita per quella cena.
Non sapeva bene il perché, ma non era proprio Acheron a spaventarla, era il pensiero di lui e lei da soli a cena che la mandava fuori uso.
Anche se in realtà erano insieme sempre, durante tutto il giorno, c'era qualcosa in lei che le stava urlando di non andare.
Ma per una volta non ascoltò l'istinto e tirò la maniglia per uscire dalla stanza, col vestito azzurro pallido e bianco che si era messa per l'occasione che ondeggiava leggermente dietro ogni suo passo, seguendo i suoi movimenti, facendola sembrare perfettamente ad agio con se stessa.
Anche se effettivamente non lo era.Si ritrovarono entrambi davanti alla porta di ingresso dell'enorme sala da pranzo.
Caitiyn non aveva notato Acheron venire nella sua direzione, tanto era immersa nei suoi pensieri, perciò quando se lo ritrovó davanti arrossí leggermente.
Lui l'aveva vista benissimo.
Aveva perso il colore abbronzato della carnagione stando nel castello, ma, con la pelle chiara e quel vestito azzurro che si intonava così bene ai suoi occhi, sembrava un angelo.
Sospiró al pensiero, e la fece entrare per prima.
-Prima le signore
-non sono sposata
-non ancora. entra, dai
Caitiyn guardò il ragazzo con leggero disappunto e entrò nella sala, seguita dal corvino.
Ad attendere i due una tavola che sarà stata per 20 persone, con solo due posti apparecchiati ai vertici della sala.
Acheron riservó un' occhiata di disappunto alla disposizione dei posti.
-non voglio urlare per parlare con te.
Alzò lo sguardo e batte le mani, e davanti a Caitiyn (che fece uno spavento) apparve Agnes con un libro in mano, come strappata da un momento di relax.
Ma quella si mise subito sull' attenti, libro compreso:
-Mi dica, signore.
-porta immediatamente il piatto e le posate di Caitiyn sul posto vicino alla mia sinistra.
-subito signore.
La domestica si prodigó a spostare il tutto con una velocità impressionante, lasciando la ragazza allibita che tentava di seguirla con gli occhi con non poche difficoltà.
Appena il "grande" bisogno di Acheron fu risolto, la cameriera sparì di nuovo, stavolta lasciandosi un po' di fumo alle spalle.
-Ecco fatto. Ora siamo tutti più felici.
Caitiyn si sedette, aiutata dal principe che a quanto pare quella sera giocava a fare il galante con lei, per una ragione sconosciuta probabilmente ad entrambi.
- C'è.. c'è qualcosa che fa rumore in camera mia. Non riesco a dormire bene, non sono riuscita a fare il pisolino
-Sua Maestà fa il pisolino di bellezza?
-a volte ho sonno anche io, principe.
Il modo in cui lo aveva chiamato Caitiyn lo sconvolse.
I principi, quelli delle storie, erano puri, leali, nobili di spirito e con una dama da salvare.
Il principe di questa storia aveva solo un problema: era lui la persona da salvare.
Un silenzio imbarazzante calò nella sala, interrotto solo dal respiro della ragazza che lui sentiva benissimo.
Acheron sentiva sempre tutto.
Caitiyn invece sentiva solo una cosa, ed era il suo cuore che batteva.
Ma non sapeva bene perché.//il capitolo di oggi è un po' più corto del solito, ma aspettatevi grandi cose nei prossimi. se vi sta piacendo votate! o lasciate un commento. notte!

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HIRAETH
RomanceTutti abbiamo bisogno di rifugiarsi in qualcosa ogni tanto. Qualcosa di irreale e distante. Ma caitiyn no. Non ha bisogno di andare da nessuna parte, perché è già dentro la realtà che vuole. o almeno così crede. TW : possibile menzionamento di sangu...