Freddy

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"The loneliest moment in someone's life
is when they are watching their whole world fall apart,
and all they dad do is stare blankly"
-F.Scott Fitzgerald



Una voce meccanica proveniva dalla sala.

"HARRY STYLES ADOTTA UNA BAMBINA: sembra che il cantante abbia finalmente deciso di mettere su famiglia, anche senza essere sposato. Ha adottato una bambina orfana da due anni, promettendo di darle una casa e tutto ciò di cui avrà bisogno."

La televisione si spense, e la stanza si illuminò leggermente grazie alle luci della città. L'unico rumore rimasto era il respiro regolare dell'uomo seduto sul divano, simile a quello di un leone addormentato.

I suoi occhi fissavano lo schermo spento. "Complimenti, Hazza," sussurrò. Poi si perse nel buio, carico di risentimenti e colpe che lo tormentavano fin dall'adolescenza. Un nodo alla gola gli impedì di dire altro, e le palpebre gli si fecero pesanti. Finalmente, pensò, chiudendo gli occhi stanchi. Non dormiva da tempo e sperava di trovare un po' di sollievo, ma non era ancora pronto per incontrare il Bianconiglio. Non ancora.

Sentì dei piccoli passi avvicinarsi. Aprì gli occhi. Un bambino di circa tre anni era lì, stringendo un pupazzo e con gli occhi lucidi. "Papà," disse trattenendo i singhiozzi, "ho fatto un brutto sogno." Si asciugò il naso, stringendo il pupazzo ancora più forte.

L'uomo lo guardò intenerito. "Vieni qui," disse, sollevandolo in braccio. "Andiamo a lavarci un po' il viso, e mi racconti del sogno." Il bambino si aggrappò al padre, e insieme si diressero verso il bagno.

La stanza, ormai vuota, tornò silenziosa e priva di colore. Fu lì che Louis aveva passato tutta la notte, sveglio.

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15 anni dopo

Il suono della sveglia interruppe un sogno che avrebbe potuto essere bello, se solo la professoressa non avesse avuto la faccia di un goblin. Mi svegliai più facilmente, ma tutto era ancora buio. Le tapparelle erano abbassate, come sempre. Il buio mi dava conforto, quindi le luci in camera erano perennemente spente, tranne quella del corridoio per evitare di sbattere contro i mobili.

La mia stanza era un disastro cronico. Promettevo a me stesso che l'avrei messa a posto "domani," ma quel domani non arrivava mai. Un procrastinatore nato, diceva mia madre, proprio come mio padre. All'inizio non le credevo, visto che conoscevo appena il suo viso. Quando veniva a trovarmi, sembrava sempre perfetto, con le sue battute pronte e la chitarra in mano. Non riuscivo a immaginarlo incasinato come me. Ma dopo la morte di mia madre, tutto ciò che aveva detto su di lui cominciò ad avere senso.

Vivo con lui da sette anni ormai, e se c'è una cosa che non puoi dire di mio padre è che sia debole. È l'uomo più forte e coraggioso che conosca. Nonostante abbia perso quasi tutto nella vita, mi ha sempre fatto trovare la colazione pronta e c'è sempre stato per me, anche quando i suoi problemi erano tre volte i miei. Sono fiero di essere un Tomlinson, fiero di essere suo figlio.

Mi alzai svogliato e andai in cucina. Era un freddo gennaio, troppo freddo per i miei gusti. Non vedevo l'ora che arrivasse il caldo per uscire in maglietta.

Quando entrai in cucina, lo vidi: i capelli spettinati, cuffie nelle orecchie, mentre canticchiava e muoveva i fianchi a ritmo di musica. La solita scena di ogni mattina. Alzai gli occhi al cielo e presi una fetta di pane, lanciandola contro di lui. "Papà, è solo un altro giorno di scuola," dissi con la bocca piena, ignorando il suo entusiasmo.

Reality always comes back to light ||L.S||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora