«La luna. Volevo la luna.»
Caligola di Albert CamusEro nel panico.
Non mi era mai capitato, o meglio, c'era stata una volta, a tredici anni, quando una ragazza molto più grande di me mi chiese un autografo di mio padre. Ovviamente glielo portai il giorno dopo, ma finì lì. Quella ragazza non mi rivolse più la parola, e quando un giorno la salutai da lontano, mi guardò storto e proseguì per la sua strada. Non che si potesse contare come una vera conversazione.
Ripensarci adesso mi agitava ancora di più. Lei era una ragazza. Non solo sapeva chi era mio padre, ma era pure una femmina! Se fosse stato un ragazzo, avrei potuto mandarlo al diavolo e tornare alla mia vita tranquilla, rinchiuso nel mio armadio mentale, pieno di teschi e oscurità, lontano dagli occhi di tutti.
Il mio respiro accelerava. Perché proprio a me? Non potevo rimanere invisibile?
Non sono mai stato uno a cui piaceva stare al centro dell'attenzione. A differenza di mio padre che, a diciassette anni, era conosciuto da mezzo mondo. Lui sapeva far divertire tutti, sempre con la battuta pronta, il sorriso spavaldo sulle labbra e quelle stesse vecchie e logore Vans ai piedi. Non che fosse un grande pregio, ma hai capito il punto, no? Lui è un mito, mentre io... sono solo io. O forse nemmeno quello. Mio padre era socievole, a suo agio in mezzo alla gente. Io no. Io faccio fatica persino a tenere una singola amicizia.
"Ma dai! Harry Styles! Il cantante! Amico dei nostri genitori!"
La frase di Charlie risuonava nella mia testa, come un'eco lontana. Harry Styles.Mio padre non mi aveva mai parlato di lui, nemmeno per sbaglio. Zero. Conoscevo alcuni suoi vecchi amici, come Liam e Niall, ma di Harry mai una parola. Come se non fosse mai esistito.
Forse erano compagni di classe. O magari anche lui era diventato un cantante. Si conoscono tra loro, no? Cantanti e tutto il resto. Ma perché tenerlo nascosto?
Cosa c'era che non andava? Charlie sapeva qualcosa, era chiaro. E io non ne sapevo nulla. Mi girai verso di lui, seduto a prendere appunti sul suo quaderno rosso. Da quanto tempo ci conoscevamo?Sette anni. Da quando avevo perso mia madre e Louis mi aveva portato a vivere con lui. Il dolore non andava mai via del tutto, tornava a ondate, graffiando da dentro. Louis aveva fatto di tutto per farmi ridere, per distrarmi. E, grazie a lui, avevo conosciuto Charlie.
Una raggio di luce in un tunnel buio.
Ma ora? Perché Charlie non mi diceva quello che sapeva? Lui mi aveva sempre detto tutto, anche quando non avrebbe dovuto. Perché questa volta no? Dovevo chiederglielo. Dovevo sapere.
Il ticchettio dell'orologio sembrava rallentare, il tempo si dilatava. Stavo cercando di pensare alle parole giuste, ma la testa mi girava. Il mondo intorno a me sembrava immobile, solo i corpi si muovevano. Io mi sentivo come un'ombra, un'immagine statica in mezzo a quel movimento.
Finalmente la campanella suonò. Il mio cuore balzò. Era il momento. Preparai di fretta la cartella e vidi Charlie avviarsi verso l'uscita. Lo raggiunsi di corsa, facendolo sobbalzare.
"Oi, amico! Mi hai fatto prendere un colpo!" sospirò, ma notai che si irrigidì.
"Scusa, senti... mi dai un passaggio?" Dovevo farlo sentire a suo agio. Charlie era bravo a tenere segreti, dovevo fargli credere che non stesse succedendo niente.
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Reality always comes back to light ||L.S||
FanfictionDue adolescenti nella stessa scuola di lusso, nella stessa classe, entrambi figli di due cantanti famosi, ed entrambi allo scuro di una verità sconvolgente; insieme scopriranno il passato segreto dei loro due padri. Incontreranno nuove avventure e n...