"La paura di restare soli,
È in realtà la paura di restare
intrappolati in se stessi."
-anonimo-Louis non è a casa.
Ero sveglio da due ore ormai. Il biglietto sul frigorifero non c'era più, quindi era sicuramente tornato... ma poi se n'era andato di nuovo. Non era in cucina a preparare la sua colazione disgustosa, né a ballare come faceva di solito sulle note di vecchie canzoni. Non c'era a darmi il buongiorno, come ogni mattina.
All'inizio ho pensato che fosse ancora a letto, magari troppo stanco per alzarsi, ma in camera sua non c'era. Solo quell'odore di fumo, più acre del solito, impregnava l'aria.
Ho aspettato. Magari era uscito a prendere la colazione. Ho aspettato venti minuti. Niente. Altri venti. Ancora niente. Ogni secondo sembrava dilatarsi all'infinito, come se il tempo si fosse trasformato in una lenta tortura. Il sudore mi scendeva sulla fronte, mentre l'aria diventava densa, soffocante. Sembrava di camminare in un deserto, ogni passo un miraggio, con la speranza che Louis entrasse da quella porta, sorridente, con un panino in mano e qualche battuta sulle labbra.
Adesso entrerà, pensavo. Adesso. Tra qualche secondo. Ora.
Ma due ore erano passate, e lui non si era ancora presentato.
Non era mai successo prima. Se fosse stato trattenuto da un imprevisto, mi avrebbe avvisato. Ero tentato di chiamare la polizia.
Ma no, Louis sta bene. Tra poco arriverà...
L'ansia iniziava a chiudermi la gola. Gli occhi mi pizzicavano.
DOV'È?!
Mi alzai di scatto, camminando senza meta intorno al bancone della cucina, le mani affondate tra i capelli, stringendo forte. Strizzai gli occhi fino a sentirli bruciare.
Respira, respira...
Ma una tempesta di pensieri mi colpiva in pieno petto, una raffica di pugnalate invisibili.
Ti ha abbandonato.
Zack, primo colpo.
È in pericolo.
Zack, secondo colpo.
Gli fai schifo, ed è scappato.
Zack.
È andato via per sempre.
Zack.
Non tornerà mai.
Zack.
Sei solo.
Zack.
Solo.
Zack.
Solo.
Zack, Zack, Zack...Un urlo strozzato esplose nella stanza, il grido disperato di chi ha perso tutto. Il suono di una madre che piange un figlio, di un uomo che ha perso l'amore, di un bambino strappato dal padre. Solo. Un dolore pungente alle braccia si aggiunse, ma non ci feci caso. Chiusi gli occhi con forza, sperando che quel dolore urlato soffocasse i pensieri, che qualcuno sentisse ciò che mi stava divorando.
Il fiato iniziava a mancare, le urla si spensero, lasciandomi esausto. Mi accasciai a terra, appoggiato al bancone. Sentii qualcosa di caldo scendere lungo le guance. Con occhi offuscati mi accorsi che erano le mie unghie, affondate nella pelle delle braccia, a causare quel dolore.
Le lacrime continuavano a cadere, inondando il mio spirito. "Dove sei?" sussurrai, quasi senza voce. Mi sentivo perso, come un cucciolo abbandonato sotto la pioggia, senza riparo, senza compagnia, senza speranza.
Cos'è successo poi a quel cucciolo?
Si addormentò.
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Reality always comes back to light ||L.S||
FanfictionDue adolescenti nella stessa scuola di lusso, nella stessa classe, entrambi figli di due cantanti famosi, ed entrambi allo scuro di una verità sconvolgente; insieme scopriranno il passato segreto dei loro due padri. Incontreranno nuove avventure e n...