Primo set

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Il suono della palla che toccava il campo era il suono della mia vita. Da quando ero un ragazzino avevo sempre e solo sentito quel suono, prima nell'oratorio della chiesa dove andavo con gli amici, poi in palestra durante gli anni della scuola, poi al college ed infine nel mio lavoro. Ogni giorno, per ore, sempre. Costantemente nella mia testa.

C'è chi dice di sentire il suono del proprio cuore come sfondo della vita, a scandirne il tempo i suoi battiti.

Io non sentivo il battito del mio cuore ma la palla che veniva palleggiata in campo.

-Forza! Su con quelle mani!- gridai battendo le mie per dare ritmo ai ragazzi -Gomez! Ancora così? Mettici più grinta!- lo ripresi nervoso.

Ci mancava solo lui. Quel ragazzo non sapeva davvero giocare, mi era costato più volte delle sconfitte in campo infatti. Ci mancava solo lui ora, con la finale di campionato dietro l'angolo e tutti i pensieri che avevo sulle spalle ultimamente che si facevano sentire.

Mi chiedevo davvero come una pippa del genere fosse arrivata fino al nostro livello, una squadra da campionato.

Un'idea ce l'avevo, i miei pallavolisti li sceglieva tutti quanti il Presidente e non era un mistero che fosse un grandissimo rubacuori, diciamo così. Io lo avrei definito più un puttaniere ma dovevo portare rispetto nei confronti del mio superiore. Quindi rubacuori andava benissimo!

-Gomez! Forza! Non ci stai nemmeno provando. Su con quelle braccia, spingi con le gambe! Avanti!- continuai a battere le mani tra loro per dargli ritmo ma quel ragazzo ne sembrava completamente sprovvisto.

Passarono ben due ore prima che i miei ragazzi potessero dire di aver finito con l'allenamento.
-Bravissimi tutti.- dissi alla squadra non appena si avvicinò, stanca ed accaldata. L'odore di sudore che impregnava la loro pelle ed i vestiti ma non vi feci più di tanto caso. Quelli erano i miei ragazzi e quell'odore per me era sinonimo di duro allenamento e buon lavoro.
-Nigel bei palleggi, precisi e ben studiati, Lucas su con le gambe e mettici più forza. I lanci sono buoni ma ti manca il grado di forza giusto, la prossima volta farai più flessioni degli altri per mettere massa muscolare a sufficienza. Walter devi migliorare le schiacciate, non possiamo permetterci punti deboli. Giles, ottime schiacciate ma devi lavorare sui bagher. Ancora non ci siamo. Eliot allenati di più, vai bene ma puoi fare molto meglio. Louis..- poggiai il mio sguardo sul più basso di tutti i miei ragazzi. -Perfetto come sempre. Continua così! E ora tutti alle docce.

I ragazzi, stanchi, proseguirono verso gli spogliatoi ma il mio sguardo notò un Louis particolarmente sorridente che li seguì, mentre chiacchierava con Walter.

Non alzai gli occhi al cielo perché me lo aspettavo ormai.

Louis era il più basso della nostra squadra eppure era il migliore. Quando si dice mai giudicare un libro dalla copertina. Il giorno delle selezioni non volevamo nemmeno che facesse il provino perché era troppo basso per la media richiesta dal Presidente. Avevamo dato ad ogni candidato cinque minuti per dimostrarci cosa sapesse fare. Louis era stato preso al secondo minuto di prova.

I suoi movimenti erano precisi, forti al punto giusto. Era veloce, sveglio, nato per quello sport a cui dedicavo tutto me stesso da una vita.

Da sei anni era nella squadra con noi e da sei anni ci provava con me in maniera più che spudorata. Non perdeva occasione per farlo. E quando non diceva nulla, magari perché era stanco, sentivo comunque i suoi occhi seguirmi per tutto il campo ed anche fuori, quando ci preparavamo per uscire di li.

I suoi sorrisi furbi li conoscevo e quando gli facevo determinati complimenti sul campo, sempre e comunque attinenti alla pallavolo, il suo sorriso cresceva enormemente.

Fino al quinto set Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora