Capitolo 2

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Le giornate continuavano ad essere lente, avvolte dal caldo afoso dell'estate italiana.
Era il 26 giugno, mi svegliai presto e andai in cucina. Ero stranamente di buon umore. Non c'era nessuno in casa, nemmeno mia madre che di solito mi avvisava sempre prima di allontanarsi.
Decisi di fare colazione e guardare un po' di tv, mentre sorseggiavo il latte fresco sentì la porta d'ingresso chiudersi e la voce di mia madre urlare il mio nome: -Nicole! Nicole! Dove sei? Nicole!-
Mi affrettai ad andare da lei prima che le venisse un infarto... Iniziò a parlarmi in modo confuso e non ci capì niente ma riguardava Giacomo.
-Mamma calmati! Che è successo?- le dissi.
- Giacomo si è risvegliato!- scoppiò in lacrime e io la seguì. Ci abbracciammo. Sentì il suo profumo e riaccquisì sicurezza, la sicurezza che solo lei avrebbe potuto darmi.
Mi vestì con le prime cose che trovai e andammo in ospedale.
Giacomo era ancora allettato e con gli occhi chiusi però li avrebbe potuti aprire da un momento all'altro. Mi sedetti accanto a lui mentre i miei parlavano con i medici. Con una mano strinsi il suo polso, pian piano scesi fino alle dita, era calda la sua mano come sempre, eravamo diversi anche in quello. Con l'altra mano gli scostai i capelli castani dal viso. La sua carnagione scura mi ricordava l'emeglio. Aveva il volto sereno e glielo accarezzai. Mi mancava da morire.

Nel pomeriggio fui costretta a tornare a scuola, non mi era permesso fare assenze altrimenti avrei perso l'anno.
A quel corso non c'erano Anastasia e Matteo e iniziarono tutti a presentarsi però non prestai molta attenzione. In fondo mio fratello si era appena risvegliato dal coma, cosa mi poteva importare di una stupida lezione?
Finì la lezione, faceva ancora caldo e uscì dalla scuola.
Mi ero imposta di farmi nuovi amici e ci sarei riuscita. C'era un ragazzo di spalle, era stato seduto davanti a me alla lezione precedente. Provai con lo scherzo più stupido del mondo, passai gli toccai una spalla e continuai a camminare. Mi sentì afferrare il polso, una presa ferma. Era lui, mi voltai e risi.
Lui fece:- ehi che volevi fare?- sorridendo.
Io gli risposi sinceramente:- Avrei voluto ti girassi dall'altra parte, volevo farmi due risa...
-Aspetta!- mi interruppe e iniziò a girare su se stesso, fu un tempo interminabile, un giro che mi sembrò durare un'eternità, proprio come nei film.
Quando completò il giro mi guardò negli occhi, io fissavo il suo sorriso, era la cosa più bella che avessi mai visto. Il sole rendeva i suoi capelli del color dell'oro e la sua iride verde era puntata su di me.
Avevo un'espressione ebete dipinta sul volto e feci una risata.
Dissi:-Piacere Nicole-
-Piacere Andrea-
Ci demmo la mano e sentì qualcosa riempirmi.
Brividi di freddo, caldo, nausea... però stavo bene, mai stata meglio.
Vidi la macchina di mia madre dietro e lo salutai.

Il tuo sorriso mi ha salvato la vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora