Elettra senti il coltello sfiorarle il viso...
Ecco qua che il sogno si ripeteva, ancora una volta e con le stesse identiche dinamiche. Ormai poteva dire di conoscere perfettamente la coppia del suo sogno anche se non sapeva se esistevano realmente oppure no.
La donna gli prese una mano e con gentilezza si avvicinò per lasciare un bacio sulle sue labbra. Non sapeva il perché ma si trovava sempre a piangere davanti a lei, singhiozzare anche se quella parte del sogno gli piaceva particolarmente.
-Pronta bambina?
Stesse domande di sempre. Fece cenno di si con la testa e aspetto che il coltello si infilasse dentro di sé per guardare nuovamente il sangue scorrere. L'uomo si avvicinò e lentamente, con un gesto cerimoniale sfilò il coltello e la avvicinò sulle sue labbra. Sapeva bene cosa fare e così, senza aspettare ordini lecco con la lingua la superficie del coltello. Un sorriso compiaciuto sul volto di lei prima che il coltello gli causasse nuovamente il dolore che ormai caratterizzava le sue giornate. Ma perché riusciva a sentire dolore nella vita reale se tutto quello che sognava era solo frutto della sua mente? Tre anni di analisi non erano serviti a niente, non avevano evitato il dolore e neanche la avevano creduta quando raccontava tutti gli emozioni che riusciva a provare al interno di quella che tanti chiamavano finzione.
-Sei una bambina tanto brava! - sussurrò nel suo orecchio la donna per poi afferarla dai capelli.
Non era solito sognarla così seducente però si lascio andare. Un bacio violento riuscì a lasciarla senza fiato e quando penso che tutto era finito ecco che la donna gli sussurrò nuovamente in orecchio: "Il mio nome è Asia, bambina!"Elettra si sveglio di soprassalto con quel senso di vuoto che ormai la accompagnava tutte le notti. Appena finiva il sogno cominciava a sentirsi abbandonata in se stessa, in un loop continuo che odiava con tutte le forze. Che poi la sua vita era come un continuo tentativo di suicidio. Lavoro e sonno, pensieri suicidi e lacrime e così poche volte la felicità che sembrava bussare solo quando voleva prendersi gioco di lei.
Si alzo dal letto e rimase per vari minuti a osservare il vuoto davanti a sé, pensando al nome che gli era stato appena sussurrato nel orecchio. Quel sogno sembrava sempre più reale, sempre più inverosimile e adesso pensava di non poter fare niente nella sua realtà che potesse regalare alla sua mente e al corpo un po di pace. Voleva svegliarsi! Si pizzico con forza la mano sinistra e si alzo. Sulla sedia era poggiata la solita camicia da lavoro, il pantalone elegante e il grembiule rigorosamente nero. Stacco il telefono dalla carica e dopo aver dato una occhiata alle notifiche prese a vestirsi. Non era in fretta. Mancavano ancora due ore dal inizio del suo turno e anche se non gli piaceva tanto sentire le persone intorno a se capiva che tutto era necessario per riuscire ad sopravvivere nella vita. Preparò la borsa e dopo aver messo il caricabatterie dentro usci dalla stanza e si diresse verso l'uscita. Forse non sembrava pero aveva imparato a amare quella sua quotidianità misera e non comprensibile. Tra 10 minuti doveva prendere il pullman e cosi con passo svelto cammino verso la stazione.Ecco che arrivava la parte che più odiava del luogo in quale viveva ormai da 5 anni. Era un posto deserto, con persone che volevano continuamente sapere tutti i cazzi suoi e che odiava considerare suo. Gli usciva più facile pensare che quella era una sistemazione momentanea che gli permetteva di essere indipendente e lontana dal controllo della sua famiglia anomala. Anche se lontana era una parola grande essendo che sentiva continuamente la pressione nelle parole della madre.
"E arrivato il momento che tu diventi una moglie Elettra!"
E lei, che aveva sempre immaginato la vita senza catene, trovava quelle parole fuori contesto, inutili e piene di veleno. La madre voleva per lei lo stesso identico futuro che caratterizza le donne della sua famiglia. Un futuro che consisteva nel sposarsi, fare figli, accettare le mazzate e poi morire senza che nessuno si accorga realmente. Però lei non era di certo la donna esempio della sua famiglia, la persona pura dalla quale ci si aspettava che arrivasse vergine al matrimonio e ste stronzate varie. Lei era macchiata, una povera disgraziata che era caduta nel peccato del carne e gli era piaciuto. Eccome se gli era piaciuto!
Da timida, silenziosa e obbediente era diventata una di quelle ragazze che tanti chiamavano putane. Con la sola differenza che non si era mai data a qualcuno in cambio di soldi ma per riuscire ad far zittire la voce dentro la sua testa che la spingeva a volere sempre di più. Sempre più libertà, sempre più sesso e ancora di più alcool, divertimento e sorrisi. Anche se in cambio di questi ultimi riceveva sempre lacrime che gli rigavano il viso e la rendevano impotente davanti al dolore.
-Ele?! - senti una voce che la stava chiamando
Non aveva tempo da perdere e continuo a camminare senza girarsi a vedere chi era. Desiderava che non ci fosse nessuno che voleva chiacchierare con lei perché se conosceva bene quella gente, nessuno si sarebbe fermato ad lasciar perdere ma lo avrebbero seguita correndo. Però questa volta invece di passi senti una macchina fermarsi a fianco a lei. Si giro è adesso poteva dire di riconoscere bene la voce. Il ragazzo nella macchina era Daniele, un tipo strano che la accompagnava sempre a casa quando aveva il turno di sera.
-Dai sali che ti porto! - disse senza tante cerimonie
Elettra che fino a pochi minuti fa si trovava al letto a dormire era ancora stanca...ed Elettra che c'era di fronte a lui era in bilico tra accettare o rifiutare in modo elegante l'offerta. Decise di salire in quella macchina e di non preoccuparsi più di tanto dei altri pensieri che giravano nella sua testa. Daniele fece partire la macchina senza dire niente anche se sembrava inquieto. Desiderava parlare! Elettra poteva notarlo da quella forte pressione che metteva a sé stesso in modo da star zitto.
-C'è qualcosa che non va? - chiese
Erano 3 mesi che la conosceva, non perfettamente però poteva dire di aver capito i suoi modi da fare. Quando voleva parlare il viso gli si trasformava diventando tutto rosso per la vergogna dei propri pensieri.-Stavo pensando per quello che ci spetta dopo che finiamo di lavorare in questa stagione? E anche se sembra strano avrei un lavoro per te! -Che lavoro sarebbe? - chiese incuriosita Daniele non era un chissà chi di importante e questa proposta gli sembrava veramente strana. Anche se la curiosità di sapere di più la spingeva ad essere attenta in quella risposta.
-Sei una bella ragazza, attraente e con un carattere interessante è penso che parecchi uomini vorrebbero avere a che fare con una come te. Prima che tu fraintenda voglio dirti che questa e solo una proposta e non una costrizione anche se sinceramente mi piacerebbe essere in grado di farti fare quello che voglio. Sorrise arrosando improvvisamente. I ragazzi sapevano essere sempre molto timidi accanto a lei. Un effetto che sembrava provenire proprio da questa sua finta timidezza. -E come sarebbero questi uomini disposti nel avere a che fare con me? Elettra non stava capendo più niente di se stessa. Perché doveva interessarsi su uomini che non conosceva, su cose che andavano contro la sua natura e religione? Voleva prendersi a schiaffi da sola, farsi del male solo per aver pronunciato quella domanda, per aver fatto certi pensieri nel immaginare uomini eccitati solo per lei.-Sono uomini importanti, abituati a stare con ragazze bellissime e che cercano continuamente l'avventura e tu, devi solo essere perfetta per le loro fantasie e perversità. Io ormai so come sei fatta e penso tu sia perfetta!
Sapevano tutti e due che la notte nella quale entrambi avevano perso il cervello tutto era stato oltre il perfetto. Per Elettra che aveva da tempo senza fare sesso quella notte aveva segnato l'inizio di un nuovo capitolo. Però per Daniele sembrava che tutto gli fosse indifferente, quasi come se quella notte era soltanto una prova per vedere di che pasta era fatta. Non gli importava e neanche la feriva sapere una cosa del genere. Tanto non era la prima volta che un uomo la usava per i propri piacere, per spegnere una curiosità o semplicemente per umiliarla senza capire che questa ultima pratica gli piaceva particolarmente. Forse c'erano tante cose che gli piacevano e che non voleva dire a voce alta per paura di essere troppo giudicata o pensata come una semplice puttana senza dignità.-A dire la realtà sarei veramente tentata però, tu sai cosa succede se mi scoprono...
-Shhhh lo so. Pero penso che finalmente e il tempo che tu ti liberi dalle catene che ti hanno imposto e poi il pagamento e realmente buono. Penso che tu ti possa fidare di me, o no?
Elettra sapeva bene che Daniele era l'unico che meritava la sua fiducia. Ecco perché dopo aver preso un lungo respiro disse di si. Poteva giustificarsi con la curiosità pero chiunque poteva capire che non era realmente cosi. Lei aveva bisogno di nuove avventure e di esperienze che potessero toglierle il fiato. Adesso che diceva quel "si" tutto gli sembrava molto più bello. Chiuse gli occhi per godersi l'aria pulita che gli accarezzava la pelle. Daniele invece continuava a guidare osservandola qualche volta mentre si godeva quella che tutti chiamano vita.
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Il Peccato Che Ci Unisce...
Mystery / Thriller"E arrivato il momento che tu diventi una moglie Elettra!" E lei, che aveva sempre immaginato la vita senza catene, trovava quelle parole fuori contesto, inutili e piene di veleno. La madre voleva per lei lo stesso identico futuro che caratterizzav...